25 aprile, il sindaco Domenici: "Dedichiamo il sessantesimo della Liberazione alla nostra Costituzione"

"Vorrei che questo sessantesimo della Liberazione fosse dedicato alla nostra Costituzione, ai suoi contenuti e al riconoscimento di quei diritti sui quali si è costruita, col sacrificio di tanti, la democrazia nel nostro paese e si è garantita, in questi anni, l'unità della Nazione". Uno dei passaggi più significati e applauditi del suo discorso nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio per le celebrazioni del 60° anniversario della Liberazione, il sindaco Leonardo Domenici lo ha voluto dedicare alla difesa della Costituzione."La Costituzione – ha aggiunto il sindaco Domenici – è il primo frutto nato dalla Resistenza e dalla Liberazione. Per dire che è ai valori e ai principi della Carta Costituzionale che oggi dobbiamo rivolgere la nostra attenzione e il nostro impegno. Fintanto che quei valori, quei principi resteranno validi ci sarà uno Stato democratico in Italia; non ci sarà un ordine imposto dall'alto, ma la pari dignità tra tutti".Dopo aver elencato il nutrito programma ("La collaborazione con la Prefettura e le altre autorità dello Stato, la presenza delle Forze Armate e dell'Arma dei Carabinieri è stata, mai come in questa occasione, importante per la riuscita delle celebrazioni", ha sottolineato il sindaco) che si è svolto in queste settimane per celebrare il 60° della Liberazione, il sindaco ha ricordato la scelta del Comune di Firenze di realizzare un Monumento dedicato alla Resistenza "che rappresenta la volontà e il fermo convincimento della città di Firenze di offrire un luogo di memoria collettiva al sacrificio di tanti italiani"."Il Presidente della Repubblica – ha aggiunto il sindaco Domenici - è intervenuto in più occasioni, con la sua autorevolezza, ribadendo che il 25 aprile deve essere una festa veramente nazionale, sentita e condivisa da tutti. Certo non si tratta, oggi, solo di ricordare i fatti di sessanta anni fa: la lotta partigiana, l'esperienza di generazioni schierate su fronti contrapposti, i sacrifici cui furono costretti gli italiani trascinati in guerra dal regime fascista. Si tratta piuttosto di ripercorrere quegli eventi per coglierne il senso storico e il significato politico. Per ritrovare le ragioni di un popolo che nella lotta contro la dittatura e nella guerra all'invasore ha riconquistato la propria dignità, ritrovando la libertà e la democrazia. Da quel no al fascismo è sorta la nostra Repubblica, è nata la Costituzione e i partiti; sono nati i sindacati. Gli italiani si sono riappropriati della politica e del loro destino. Dal no al nazismo, nei paesi del vecchio continente, sono cresciute le radici della nuova Europa".Altro tema trattato nel suo intervento dal sindaco Domenici è stato quello della riconciliazione: "L'ingiustizia più grande che oggi possiamo fare ai caduti di una parte e dell'altra è quella di ritenere che in fondo tra loro non c'erano differenze, che in fondo erano tutti bravi italiani che pensavano in modi diversi di servire la loro patria: cioè che sono morti inutilmente. Io sono convinto del contrario. Proprio le memorie dei combattenti di Salò ci aiutano a ricostruire meglio il loro mondo morale e a capire quanta e quale fosse la distanza che li separava dai partigiani. Si spiega anche e forse soprattutto così il contributo attivo che i giovani di Salò dettero alla Shoah: gli ebrei toscani deportati nei lager nazisti sono stati 757, di 452 si conoscono le modalità dell'arresto. Ebbene nella grande maggioranza dei casi (261, pari al 58%) quegli ebrei furono arrestati solo da italiani, senza nessun intervento dei tedeschi: proprio da quei ragazzi di Salò. Sapete che è in discussione un progetto di legge su iniziativa di Alleanza Nazionale per il riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Rsi. Ciò che più preoccupa non sono tanto le norme, peraltro contraddittorie e confuse, è piuttosto la cultura politica sottesa a quella proposta: l'idea che attribuire a qualcuno la qualifica di belligerante salvi il suo onore e la sua coscienza"."Nel 1999 – ha concluso il sindaco Domenici – formulai un invito ai Centri di ricerca, all'Università, agli Istituti storici perché venissero rintracciate e conservate le testimonianze non solo dei combattenti. Solo una ricerca capace di restituire il senso del vissuto individuale può oggi suscitare interesse e attenzione tra i giovani e superare la frattura che negli anni si è venuta creando tra le generazioni, la distanza tra la memoria degli anziani che hanno conosciuto la dittatura, la guerra, la fame e il presente dei figli che, per loro fortuna, non hanno mai incontrato né l'una né le altre. Solo se riusciremo a costruire un ponte di memorie, di ricordi, di insegnamenti tra le generazioni eviteremo il rischio che parole come guerra, dittatura, libertà, democrazia, pace, perdano valore e significato".Dopo il sindaco hanno preso la parola Alberto Cecchi, a nome delle associazioni partigiane e della Resistenza e il vicepresidente del Consigli Superiore della Magistratura Virginio Rognoni."Il 25 aprile – ha detto Rognoni – non ha bisogno di essere difeso. Basta viverlo e ripensarlo per quello che è stato, senza nulla aggiungere, ma anche senza nulla togliere. E' il giorno indiscutibile della libertà, della Resistenza antifascista che ha portato alla Costituzione, che ha garantito e garantisce la democrazia italiana". "Non dobbiamo – ha aggiunto Rognoni – consentire che si svilisca sottilmente il ruolo della guerra partigiana attraverso la inaccettabile parificazione col soldato di Salò". E anche il vicepresidente del Csm ha voluto fare un richiamo alla Costituzione: "La Repubblica e la sua Costituzione non sono costruite sulla sabbia della politica di tutti i giorni, ma lo sono sul terreno duro e forte della storia, segnato da lotte, sofferenze e speranze. Con queste posizioni e questi convincimenti non si fa certo opera di divisione, non ci si pone di traverso alla doverosa unità degli italiani, che rappresenta un bene preziosisissimo".La giornata di celebrazioni è iniziata in piazza dell'Unità d'Italia, dove sono state deposte corone di alloro al monumento ai caduti da parte del sindaco Domenici e delle altre autorità civili e militari. Assieme ai gonfaloni del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze con l'assessore Alessandro Martini, della Regione Toscana con l'assessore Riccardo Conti, la bandiera del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, del Corpo Volontari della Libertà e i labari delle associazioni dei partigiani. Erano presenti anche rappresentanze del 78° reggimento Lupi di Toscana, della Scuola di Guerra Aerea, della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Municipale. Sono state lette preghiere della chiesa cattolica da monsignor Alberto Alberti, della chiesa protestante dal pastore Bruno Rossagno e un messaggio comunità ebraica dal rabbino Josef Levi (assente perché in concomitanza si celbra la Pasqua ebraica). Oltre al sindaco Domenici erano presenti il vicesindaco Giuseppe Matulli, gli assessori Tea Albini, Daniela Lastri, Gianni Biagi, Eugenio Giani, Cristina Bevilacqua, Riccardo Nencini, il presidente del consigli comunale Eros Cruccolini, numerosi consiglieri comunali e parlamentari, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Vincenzo Indolfi.A chiusura delle celebrazioni nel pomeriggio, in piazza Signoria, un concerto della Filarmonica Rossini. (fd)