Ispezioni della Polizia Municipale ai cantieri del Cavet in Mugello e a Sesto Fiorentino
Captazione di acqua pubblica senza permesso. E' questo il reato ipotizzato a carico del Cavet, il consorzio di imprese che stanno realizzando la tratta dell'Alta velocità Firenze-Bologna. Giovedì 14 aprile agenti della Polizia Municipale hanno effettuato alcune ispezioni nei cantieri dell'Alta velocità in esecuzione di un decreto emesso dal la magistratura.Già negli anni scorsi la Polizia Municipale fiorentina aveva coordinato le indagini che portarono a perquisizioni in Mugello e a una serie di denunce sfociata in un procedimento giudiziario.In questo nuovo filone di inchiesta il reato che viene ipotizzato nei confronti del Cavet è furto aggravato di acque pubbliche (articoli 624-625 del codice penale). Secondo gli inquirenti gli addetti del Cavet si sarebbero impossessati di un quantitativo imprecisato, ma comunque ingentissimo, di acqua pubblica prelevandola dai corsi d'acqua limitrofi ai cantieri o dalle falde sotterranee intercettate durante lo scavo, in assenza delle necessarie autorizzazioni e concessioni.L'ispezione è stata coordinata dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia Municipale presso la Procura della Repubblica e ha coinvolto anche personale del Corpo Forestale dello Stato, della Polizia Idraulica e dell'Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana). Le ispezioni sono scattate contemporaneamente in nove cantieri, ancora attivi, della Cavet ubicati nei comuni di Firenzuola, Scarperia, San Piero a Sieve, Vaglia e Sesto Fiorentino. Obiettivo risalire ai punti di approvvigionamento delle acque, seguirne il percorso e documentare il loro utilizzo.L'acqua sarebbe captata dall'interno delle gallerie o da pozzi e in buona parte utilizzata sia per l'impianto di betonaggio sia per altre lavorazioni industriali all'interno del cantiere. I dati raccolti sono ancora allo studio per verificare approssimativamente i quantitativi usati dal 1997 ad oggi. Durante l'ispezione non è stata fornita alcuna autorizzazione per il prelievo e l'uso dell'acqua ma solo una richiesta di sanatoria alla Provincia per saldare la mancata corresponsione di oneri per il prelievo.A questo proposito vale la pena di precisare che all'inizio dei lavori della Tav l'unico ente competente a rilasciare concessioni per l'uso di acque pubbliche era la Regione tramite gli uffici del genio civile. All'inizio dei lavori, la normativa era applicabile per le sole acque pubbliche, ovvero dichiarate pubbliche con apposito provvedimento ed inserite in specifici elenchi. La legge 36 del gennaio 1994 (la cosidetta Legge Galli) ha invece esteso il concetto di pubblicità delle acque a tutte le acque superficiali e sotterranee ancorché non estratte dal sottosuolo - ed è stata resa operativa (articolo 32) dall'agosto 1999 con l'emanazione del relativo regolamento attuativo. Infine, la competenza in materia è stata trasferita, a partire dal luglio 2001, alle Province. (mf)