Partecipazione, intervengono i consiglieri di Rifondazione Comunista
Questo il testo dell'intervento della capogruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri, della vicecapogruppo Anna Nocentini e del consigliere Leonardo Pieri:«Nessuna contraddizione tra il rimprovero al governo per i tagli dei trasferimenti ai comuni e le spese destinate alla partecipazione. Se mai la conseguenza che si deve tirare è che si deve investire di più sulla partecipazione dei cittadini, riconoscendo a questi la capacità di leggere la città, i suoi bisogni reali e di incidere sulle prospettive. Siamo quindi in assoluto disaccordo con la destra cittadina: sul metodo , perché gli attacchi personali all'assessore servono a svilire la funzione istituzionale e quindi ad aggredire le forme della democrazia; sul merito che vede nella partecipazione uno spreco per l'oggi e una minaccia per il futuro; i cittadini che si occupano del loro territorio, che rivendicano qualità della vita in tutte le sue componenti, che propongono soluzioni tecniche e operative possibili, non sono quelli che piacciono alla destra, che investe piuttosto nella passivizzazione, magari attraverso le fiction televisive consolatorie e mistificanti. Ci sono invece cittadini che riscoprono la dimensione della città come propria, che escono di casa e ricostruiscono luoghi e momenti di incontro, di approfondimento e di studio collettivo, facendosi così carico di una intelligenza dei problemi della città che parte dalla preoccupazione per l'esodo forzato per indisponibilità di appartamenti a prezzi accessibili, e denunciano gli scempi sul territorio, ragionano sui problemi di una impossibile mobilità quotidiana, si interrogano sul futuro dei giovani e dei vecchi e dei nuovi cittadini di Firenze. Per la responsabilità che questi esprimono si dovrebbe e si deve invece chiedere all'Amministrazione comunale di investire di più nella creazione di forme di partecipazione, ben sapendo che le molte assemblee di novembre e dicembre poco hanno ancora a che fare con la partecipazione: questa pretende un rapporto chiaro fra l'amministrazione e la città, nel quale sia fissato un tema, individuato un percorso e modalità condivise, messa a disposizione delle conoscenze e dei documenti utili alla comprensione del tema, determinazione del margine di potestà assegnato alla partecipazione, condivisione degli strumenti di controllo durante il percorso attuativo. In questo senso le risorse investite nella partecipazione non sono uno spreco ma la base per la costruzione di nuove forme di democrazia che vede gli interessi direttamente espressi dai cittadini incontrarsi con le forme della rappresentanza istituzionale: fuori da questo percorso minimo, fuori dalla possibilità dei cittadini organizzati o meno di intervenire sulle scelte dell'Amministrazione, non solo non si crea democrazia partecipata ma, com'è evidente, si percorre la strada dell'affossamento della democrazia la quale avviene non solo per atti legislativi ma anche per progressiva distruzione dell'interesse e del senso civico che stanno alla base della convivenza. Anche la ridefinizione del modello di sviluppo o di tenuta economica per la nostra regione deve passare attraverso la valorizzazione di tutto ciò che di materiale o immateriale viene prodotto e sperimentato fuori dai canali consolidati, dalla nuova agricoltura al commercio equo alle reti di acquisto produttore-consumatore, dal riutilizzo dei materiali consumati alla messa a frutto locale delle risorse del territorio, dal recupero di spazi alle autocostruzioni e via dicendo lavorando nella prospettiva di sistemi economici locali autosostenibili. Se non questa, quale altra strada si apre davanti alle delocalizzazioni produttive, all'incalzare dei mercati globali, al consumo esasperato delle risorse, alla perdita di identità delle città e delle campagne?Un di più di democrazia dunque, un di più di partecipazione responsabile dei cittadini che le istituzioni hanno il dovere di promuovere e sostenere, per recuperare autorevolezza nel proprio ruolo di rappresentanza e di organizzazione della vita collettiva. Una intelligente cessione di potestà ai cittadini è l'antidoto alla subordinazione del potere politico a quello del mercato; una gestione della cosa pubblica che si apra alla città renderà più liberi gli amministratori nei confronti di istanze potenti e organizzate, che possono esercitare la loro forza nel chiuso delle stanze ma che non reggono alle richieste e ai controlli che migliaia di cittadini attenti possono mettere in campo».(fn)