Incontro a Buenos Aires tra Ornella de Zordo e Hebe de Bonafini: «Presto a Firenze per un'economia di giustizia partecipèate e solidale»

«E' necessario agire la politica dal basso, partendo dai bisogni delle persone, dalla difesa dei diritti e dal rispetto della natura. Solo così sarà possibile cambiare l'attuale sistema economico che, nel Sud come nel Nord del mondo, sacrifica in nome del profitto di pochi la vita di centinaia di milioni di persone». E' questo il punto di vista condiviso da Ornella De Zordo diUnaltracittà/Unaltromondo e Hebe de Bonafini, presidente delle "Madres de Plaza de Mayo" durante un incontro a Buenos Aires, a margine del World Social Forum di Porto Alegre. Ornella De Zordo ha invitato nell'occasione l'Associazione delle Madres a Firenze «per un confronto sulle nuove modalità della politica che si rinnova attraverso l'impegno e la partecipazione attiva della società civile organizzata».«Gli argentini hanno vissuto sulla propria pelle l'ingiustizia del liberismo – ha aggiunto Ornella De Zordo - sono passati appena tre anni dal fallimento economico del paese e dalla gravissima crisi politica. Visitando Buenos Aires e le sue periferie ci si accorge come le ferite siano ancora aperte esanguinanti, continua. Il lavoro delle "Madres", che da 1977 sono attive nel ricordare prima la memoria degli oltre 30.000 figli desaparecidos a causa della dittatura e per un'economia di giustizia è di importanza vitale per comprendere come sia possibile lottare efficacemente in maniera nonviolenta contro le mutevoli forme del liberismo. Un liberismo che talvolta utilizza la repressionefascista con la complicità dei politici conniventi e altre la teledemocrazia, ricercando il consenso attraverso la cultura del consumismo. In ambedue i casi il risultato non cambia, gli interessi tutelati non sono quelli della persona. Un esempio chiave è quello delle privatizzazioni. Oggi in Italiacorriamo il rischio di perseguire, con quindici, venti anni di ritardo, le stesse politiche dell'Argentina: servizi pubblici come sanità, istruzione, trasporti o beni primari come l'acqua privatizzati con la promessa che il 'mercato' potesse renderli di maggiore qualità e accessibili a tutti. Non è andata così, e sbaglia chi nel nostro paese non comprende la fragilità di una politica economica che non è riformabile. E' giusto per questo sperimentare e regolamentare nuove forme di gestione partecipata».«In questo senso – ha proseguito la capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo - la testimonianza diHebe de Bonafini è necessaria perché ha dalla sua la storia di un paese-cavia del capitalismo ma anche numerosi viaggi in Italia, un paese che ricorda per la tragedia del G8 di Genova; per l'incontro con le donne di Termini Imerese impegnate nella lotta contro la chiusura dello stabilimento Fiat e per forme di solidarietà importanti come quella, vicino a Firenze, della Rete Radiè Resch di Quarrata. Cogliere questa testimonianza insieme alle ricerche di economisti coraggiosi, che non hanno niente da spartire con il potere dominante, e che propongono economie alternative solidali è utile per diffondere una cultura politica su cui si innesti un'economia di giustizia. Dopo il fallimento del 2001 il popolo argentino ha risposto "dal basso". Oggi una parte importante dell'economia è fondata sull'autogestione di imprese e fabbriche, si tratta dell'impegno dal basso di centinaia di migliaia di persone che lavorano cooperando per il bene comune. L'Argentina è un laboratorio vivo di elaborazione di nuove forme della politica e dell'economia, per questo sarà importante l'incontro fra l'esperienza delle Madres de Plaza de Mayo e quella di Unaltracittà/Unaltromondo». (fn)