Sfrattata per morosità, interviene Anna Nocentini (Rifondazione)

«L' interrogazione urgente presentata in relazione allo sfratto e conseguente ricovero a Santa Maria Nuova della signora Malika, ha avuto due risposte, ampie ma non soddisfacenti, dagli assessori al decentramento e alle politiche socio sanitarie».E' quanto ha dichiarato la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini a proposito «della vicenda che ha visto protagonista Malika, la donna madre di una bambina e in attesa di un secondo figlio, sfrattata per morosità e che, secondo quanto raccontato in un esposto, «sarebbe stata sottoposta contro la sua volontà a ben due iniezioni e ad un ricovero coatto, non convalidato, a cui è seguita la minaccia d'aborto».Secondo Anan Nocentini «emerge sostanzialmente il quadro di una donna che ha lottato fino all'ultimo per salvaguardare la propria esistenza da soluzioni inadeguate, da una china discendente dalla quale è difficile uscire».«La richiesta di passare "da casa a casa" in conseguenza di uno sfratto - ha sottolineato la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista - è quanto di più umanamente comprensibile si possa chiedere: è la ricerca di una soluzione non precaria per sè, per la figlia e per il nascituro. Verosimilmente l'unica soluzione che le consenta di impostare in autonomia con il suo lavoro la propria vita senza dover fare ricorso ai servizi sociali; si tratta infatti di intervenire in una situazione temporanea di difficoltà economica legata alla gestione del bar di cui è proprietaria».«Non si può eludere il problema che resta quello di avere a disposizione un adeguato numero di appartamenti accessibili a condizioni economiche critiche - ha concluso Anna Nocentini - la morosità accumulata in un anno di quasi 15.000 euro, evidenzia un affitto mensile di oltre 1.000 euro.Ultimo ma essenziale, rimane del tutto senza risposta il rilievo fatto sulla opportunità di intervenire su una donna in avanzato stato di gravidanza con due iniezioni di sedativo, al punto che al ricovero ospedaliero veniva registrato " stato di profonda sedazione farmacologia", senza aver consultato un ginecologo. Non siamo quindi soddisfatti della risposta ottenuta; riaffermiamo il diritto di ogni persona a lottare e ad opporsi allo sfratto quando non vede soluzioni possibili per sè e per i figli; esprimiamo grave preoccupazione per l'intervento farmacologico adottato che trasforma un problema sociale in una questione di salute individuale». (fn)