Il sindaco Domenici ha ricordato Garin: "Nel trigesimo della scomparsa il Comune di Firenze renderà omaggio al grande filosofo"
"Vorrei aprire la seduta di questo consiglio comunale col ricordo di una persona a tutti noi molto cara, anche a me personalmente, che è stata legata in tutta la sua esistenza in maniera forte e significativa alla nostra città: Eugenio Garin". E' cominciato con queste parole, lungamente applaudite dal consiglio comunale in piedi, il ricordo del sindaco Leonardo Domenici di Eugenio Garin, recentemente scomparso."Garin ha detto ancora il sindaco era nato il 9 maggio del 1909 a Rieti, ma si era insediato nella nostra città dove si era laureato in filosofia nel 1929. Garin era nato in un anno particolarmente significativo per la cultura e la vita politica e civile italiana. Vorrei ricordare che è stato l'anno in cui sono nati Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Cesare Luporini. Ma in questo momento non voglio aggiungere considerazioni siulla vita, sull'opera e sull'attività civile e istituzionale di Eugenio Garin. Molti hanno scritto e molto bene, sui principali quotidiani italiani su questo punto. E penso che dovrà essere compito del Comune di Firenze ricordarlo, nel trigesimo della scomparsa, con un appuntamento che possa al tempo stesso rendergli omaggio, ma anche ricordare alla città e non solo, il valore della sua opera e della sua attività di studioso, di ricercatore e anche di insegnante. Posso dire in questo senso di essere stato un po' sfortunato perché in quello stesso anno che mi iscrissi all'Università di Firenze, corso di laurea in filosofia, in quello stesso anno Garin si era trasferito alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ho avuto comunque la possibilità di frequentarlo personalmente nella sua casa di via Crispi e ogni volta l'incontro con Garin era un incontro che ti dava qualcosa dal punto di vista culturale, morale e politico"."In tutta l'opera di Garin ha aggiunto il sindaco Domenici una attenzione continua e costante al rapporto fra politica e cultura, fra intellettuali e vita politica e civile. Non è un caso che una delle sue opere più interessante fosse intitolata Intellettuali italiani del XX secolo'. E credo che questo abbia rappresentato un fatto particolarmente significativo nella sua attività culturale, nella sua vita di studioso. Perché non l'ha mai concepita come un qualche cosa di separato, una sorta di torre d'avorio, rispetto a ciò che accadeva intorno a lui dal punto di vista storico, sociale, politico, civile e istituzionale"."Alcuni anni fa ha concluso il sindaco Domenici ricordo un incontro alla fine degli anni ottanta. Un periodo particolarmente difficile. Erano enormi gli avvenimenti che si svolgevano nel mondo, a cominciare dal crollo del Muro di Berlino. E ricordo che andai a trovare il professore e, congedandomi, mi disse: Vede, stanno accadendo tante cose intorno a noi che cambieranno questo modo, ma c'è una cosa che noi non possiamo, non potremo mai permetterci di fare. Ed è quella di togliere al genere umano la speranza in un futuro migliore".(fd)