Programma di mandato del sindaco, Bosi (FI): «La cultura è un fallimento»
Questo il testo dell'intervento del consigliere di Forza Italia Enrico Bosi:«Considerazioni generali sulla parte del programma di governo relativa alla culturaSi fa nella relazione ampio uso del termine "governance" che è, voglio ricordare "l'efficacia dell'azione di governo realizzata attraverso un complesso di politiche e di azioni nel segno dell'efficacia, efficienza, economicità e produttività".L'Amministrazione agisce nell'esatta direzione contraria, trincerandosi sulle solite, generiche e vuote enunciazioni di buoni propositi come:1) migliorare l'efficienza nella gestione dei servizi e delle attività culturali, ossia l'esatto contrario di quanto poi nella realtà è accaduto (fallimentari gestioni di Firenze Mostre e Vieusseux, ritardi nella realizzazione del Centro per l'Arte Contemporanea nella sede ex Meccanotessile che nelle previsioni dell'Assessore doveva vedere la luce nel febbraio 2004, mancata nascita delle previste Conferenza metropolitana della Cultura, mancato avvio dell'associazione i Dialoghi il cui atto costitutivo risale al dicembre 2003, assenza di programmazione culturale nel Piano Strategico, crisi di Opera Prima S.p.A. e del Teatro Comunale, mancanza in generale di un piano di rilancio della cultura a Firenze)2) attrarre e mettere a sistema nuove risorse finanziarie e competenze. Il Comune di Firenze non è mai riuscito ad attrarre partners privati in campo culturale; anzi la dissennata gestione degli enti culturali e il fallimento di tante iniziative hanno sempre avuto l'effetto di tenere lontani i capitali privati che si rivolgono altrove (vedasi Museo Pecci di Prato), di raffreddare gli interessi dei privati locali (vedasi mancato ingesso di CRF nella futura Fondazione per la cultura) e di imporre ai soggetti coinvolti, ossia al partenariato pubblico, grossi sacrifici economici rivolti unicamente però alla copertura delle perdite e mai ai necessari investimenti in una prospettiva di futuro miglioramento. Questa Amministrazione ha occhi unicamente per il consolidamento degli equilibri di potere, non riesce mai a prendere esempio dalle esperienze maturate all'estero, pensa di gestire enti e servizi con politici di turno che si improvvisano amministratori e combinano grossolani pasticci e fallimenti.3) La vagheggiata Fondazione della Cultura, a ulteriore riprova di quanto precedentemente esposto, si è rivelata l'ennesimo bluff: una ristrutturazione grossolana e destinata a perpetuare la fallimentare esperienza di Firenze Mostre S.p.A. col risultato di tenere sempre fuori i privati che ben si guarderanno dall'entrarvi e accentuare sempre di più il carattere pubblico/centralistico dell'operazione. Il Comune ha rimediato l'ennesima figuraccia: un progetto partorito dalla Camera di Commercio, ripreso e pubblicizzato dal Comune, fatto proprio dalla Provincia che, bontà sua, ripianerà il buco di bilancio ed esprimerà i vertici del nuovo ente.4) Il Piano Strategico dedica alla Cultura ben poco spazio: quanto previsto è la programmazione di piccoli progetti e dunque in linea con le caratteristiche proprie del Piano, ossia vista e fiato corti senza la programmazione di un piano culturale a medio-lungo termine. Leggendo i contenuti di quello che viene pomposamente definito Piano Strategico sembra che il Comune di Firenze non abbia mai consultato i Piani delle altre città italiane e straniere.5) Che l'Amministrazione parli di programmazione ma agisca senza un piano e confusamente è dimostrato da altri segnali: la previsione di un Osservatorio dell'offerta culturale unitamente ad altre strutture di coordinamento (Conferenza, Associazione i Dialoghi, SDIAF, SMAC) di dubbia utilità, il moltiplicarsi di iniziative culturali in ordine sparso e complessivamente costose, il fallimento di singole iniziative (Teatro Tredici ancora chiuso, mancanza di fondi necessari al restauro della Sala Rossa, ecc.), l'annuncio di nuove Fondazioni (come se il ricorso allo strumento Fondazione potesse magicamente risolvere i problemi della cultura), la gestione dell'informazione al Consiglio comunale ed alla città, la mancanza di criteri nella distribuzione di contributi fatta sovente in assenza di veri interessi culturali e nella logica dell'assistenzialismo di marca politica».(fn)