Consiglio comunale a Sollicciano, l'assessore De Siervo: "Lavorare insieme per costruire delle chances ai detenuti, per il reinserimento nella società"
"Molto spesso si pensa ad investire in strutture, ma poche sono le risorse usate per dare ad esse un'anima. Le parole d'ordine quindi devono essere reinserimento, formazione, contatto con le associazioni di categoria. Andrebbe decisamente spostato l'impiego delle risorse dalla custodia pura e semplice alla costruzione di chances, per far rientrare i detenuti nella società". E' il saluto dell'assessore all'accoglienza e l'integrazione Lucia De Siervo, durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale, che si è tenuto ieri pomeriggio nel carcere di Sollicciano. Durante il consiglio comunale straordinario è stato proiettato il video "Aria in carcere": momenti di vita all'interno della strutura carceraria, dalla gara di pallavolo della sezione femminile alla riparazione di biciclette, fino al corso di pittura con il maestro Mario Cini. (pc)Segue l'intervento dell'assessore De Siervo:Siamo riuniti qui per conoscere e capire meglio la questione carceraria. L'Amministrazione Comunale non vuole dimenticarsi dell'esistenza del carcere di Sollicciano con i sui circa 1.000 detenuti (900 uomini e 100 donne) e i suoi circa 600 lavoratori (agenti, impiegati, assistenti sociali).La presenza del Consiglio Comunale qui non è simbolica, essere qui vuol dire come prima cosa ascoltare quello che il nostro carcere ha da dirci.L'Amministrazione Comunale ormai da anni è impegnata a fornire attività trattamentali al carcere. Inoltre ha provveduto alla nomina della figura del Garante dei diritti delle perone private della libertà nella persona del dott. Corleone.Le leggi finanziarie che in questi anni si sono succedute hanno duramente colpito le entrate dei Comuni, e quindi indirettamente hanno colpito anche il carcere. Questo però è solo l'aspetto legato alle attività finanziate dal Comune. I tagli hanno coinvolto anche il Ministero della Giustizia che ha scelto di indirizzare le risorse rimanenti nella costruzione di nuovi carceri a discapito di tutto il resto, comprendendo in questo resto anche i finanziamenti per i lavoratori del comparto.La conseguenza di tutto questo sono le proposte che vengono da Tinebra, Capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che sono puramente simboliche. A noi non piace che dal ministero arrivi solo l'idea. Chiedere un progetto, formazione, un lavoro non è pretendere l'impossibile, è chiedere ad un ministero di che si chiama di Grazia e Giustizia di svolgere il suo ruolo.Noi non siamo contrari alla settimana ecologica, con i detenuti che escono in permesso premio. Noi siamo favorevoli ad ogni iniziativa che permetta ai detenuti un qualunque contatto con l'esterno. Quello che non accettiamo è che con questa idea il Ministero ritenga esaurito il proprio compito.Le parole d'ordine devono essere reinserimento, formazione, contatto le associazioni di categoria.Per questo però bisogna cambiare atteggiamento. Andrebbe decisamente spostato l'impiego delle risorse dalla custodia pura e semplice alla costruzione di chances per il rientro in società. Bisogna cercare di forzare il circolo vizioso che si crea fra marginalità e carcere. Bisognerebbe mantenere il carcere solo per coloro che sono veramente pericolosi. In termini di spesa la detenzione è molto onerosa (agenti di polizia penitenziaria, strutture, impiegati, assistenti sociali) e nella realtà non produce l'effetto che vorrebbe ossia maggiore sicurezza. Poiché la detenzione in condizioni di forte disagio non stimola il minimo cambiamento positivo nelle persone.I servizi che svolgiamo sono attività sportive, mediazione culturale, attività formative(costruzione di bambole e riparazione biciclette) corsi di pittura, musica, yoga, teatro al femminile, corso di scrittura creativa all'alta sorveglianza, sostegno all'acquisto di libri scolastici, corso per arbitri. La nostra presenza e della Provincia nell'offerta di attività trattamentali è la risposta alla deresponsabilizzazione del ministero. Per cercare di aiutare al grave problema della deflazione carceraria stimoliamo la creazione di spazi esterni che favoriscano le misure alternative quali il progetto Attavante. Collaboriamo con Agenzie formative accreditate per la presentazione di progetti di formazione delle fasce deboli dell'FSE, per le attività ricreative e culturali sosteniamo l'attività interna dell'Arci e quella esterna (polisportiva scarceraci). Progetto theo .a) La situazione delle attività, come si nota anche dal filmato su Sollicciano presentato al Convegno del 3 e 4 dicembre (Il pittore dice: " oggi non è venuto nessuno
, ogni volta ce n'è una
"), è tale per cui il detenuto esce dalla cella quasi solo se c'è qualche iniziativa finanziata o promossa dall'ente locale (Comune e Provincia): va a fare sport, va a fare teatro, a fare formazione. Talvolta (spesso) non esce dalla cella perché il personale addetto alle attività (accompagnamento detenuti, affiancamento nelle attività) è così ridotto e non organizzato che non viene condotto fisicamente al laboratorio o al campo.E' una situazione poco accettabile, perché le risorse comunali non possono essere utilizzate a vuoto, con l'istruttore che viene retribuito per aspettare un detenuto che non viene.La carenza di agenti per le attività è di tipo organizzativo, ma soprattutto è una carenza di principio.Risulta che l'unità operativa delle guardie addette alle attività è sistematicamente messa in secondo piano: se mancano guardie altrove, vengono prese da lì, impedendo alle attività di funzionare. Se manca una guardia ai cancelli o sui camminamenti, si pesca da lì. E' una logica banale, se vogliamo, ma che crea la situazione attuale.Chiediamo una corrispondenza tra l'impegno comunale e la collaborazione dell'Amm.ne Penitenziaria, una collaborazione fattiva e concreta, che rispetti le esigenze di custodia e metta tra i suoi obiettivi (condivisi) quelli del reinserimento.b) L'idea è di fare di Sollicciano il carcere di Firenze, cioè della città di Gozzini, di Michelucci, di Margara. Un carcere non mero contenitore di storie perdute, di malessere, di disagio sociale (tra l'altro contenuto male..), ma capace di dare chance, di offrire percorsi, di dare aiuto e assistenza senza stancarsi di farlo.Senza cadere nel buonismo, perché alla fine dei conti solo la persona stessa può decidere cosa fare della sua vita.Però c'è una bella differenza tra Sollicciano attuale e un carcere che offre occasioni di lavoro, di formazione, di studio, di riflessione.Un carcere aperto alla città, e Firenze è ricca di stimoli, un carcere che accolga le forze del volontariato, ma anche quelle della cultura, dell'arte, delle professioni.Un'occasione è quella della costruzione del "Giardino degli Incontri", ma in generale Firenze può dare molto, se vi è l'occasione, la possibilità di dare.Purtroppo ora questa occasione non c'è. Sollicciano è carcere-contenitore, un complesso sovraffollato, con funzioni eterogenee, alcune delle quali non riguardano la città se non minimamente (l'Alta Sorveglianza), di difficile gestione, in cui la città non entra, perché non c'è spazio per farla entrare.