La Cappella Bardi di Vernio torna a splendere nella chiesa di Santa Maria Novella, presentato oggi il restauro
La Cappella Bardi di Vernio nella chiesa di Santa Maria Novella torna al suo antico splendore. Grazie al finanziamento dell'Ente Cassa di Risparmio, il Servizio Fabbrica di Palazzo Vecchio ha potuto mettere mano al prezioso restauro restituendo alla città e a tutti i visitatori della Chiesa un affresco suggestivo e complesso."Questo restauro ha detto l'assessore alla cultura Simone Siliani- era davvero necessario e urgente. E' un intervento che si colloca nella complessiva opera di tutela e valorizzazione della basilica: il crocifisso ligneo di Giotto, la Trinità di Masaccio, i diversi restauri realizzati grazie alle plusvalenze originate dai biglietti d'ingresso, i restauri esterni conclusi e programmati che oggi fanno della basilica un luogo dove si è ricomposta quella unitarietà fra tempo di fede e dell'arte che ne fanno un monumento unico e speciale a Firenze".La Cappella Bardi di Vernio si trova nel braccio laterale destro del transetto della basilica di Santa Maria Novella, a destra della Cappella di Filippo Strozzi.L'intervento effettuato, iniziato nel 2002 e concluso nel 2004, è consistito nel restauro conservativo dell'esistente e nel riordino dell'apparato decorativo nella sua interezza per un totale di 282.811euro finanziate interamente dall'Ente Cassa.La superficie pittorica degli affreschi delle lunette della Cappella, attribuiti a Duccio di Buoninsegna era gravemente compromessa e presentava segni di una scalpellinatura dell'intonaco pittorico, eseguita quasi certamente per farvi aderire l'intonaco del ciclo pittorico che vi fu realizzato in sovrapposizione nel trecento. Gli affreschi attribuiti a Dalmasio de' Scannabecchi, che decorano le pareti, furono eseguiti nella seconda metà del 1300 sopra altre decorazioni, riferibili alla fine del 1200 e in stretta relazione con i lunettoni e con la Maestà attribuiti al maestro senese. Le opere presentavano gravi segni di degrado, quali vasti distacchi dell'intonaco pittorico, sollevamenti del colore e fenomeni di solfatazione di sali in superficie. Gli stucchi settecenteschi di Marcantonio Pandolci, che caratterizzano la volta ed inquadrano il dipinto raffigurante "La gloria di San Domenico", di Pier Dandini, come il fregio ligneo che funge da marcapiano alla base della volta, erano coperti da scialbi e fissativi che avevano alterato soprattutto la percezione visiva delle parti finite ad oro. Anche la cancellata aveva perduto le cromie originarie, nascoste da strati di ravvivanti e cere applicati più volte nel tempo che davano alla superficie un color ferro.(lb)