Il sindaco ha scritto al dissidente iraniano Akmar Ganji: conferita la cittadinanza onoraria, cerimonia entro l'estate

Il sindaco ha formalizzato e ufficialmente informato il dissidente iraniano Akmar Ganji, giornalista simbolo della battaglia per i diritti umani e civili, della decisione del consiglio comunale di Firenze di conferirgli la cittadinanza onoraria, che sarà assegnata in una solenne cerimonia pubblica prevista entro l'estate. La lettera è partita proprio alla vigilia della insperata decisione del governo iraniano di rimettere in libertà Akmar Ganji, che era detenuto da sei anni in condizioni molto difficili, spesso in isolamento, debilitato dall'asma e da un lunghissimo sciopero della fame. Ad oggi, appare quindi possibile che lo stesso giornalista possa essere presente a Firenze per la cerimonia insieme alla moglie Massoumeh Shafie, anche lei invitata personalmente dal sindaco. La liberazione di Ganji è arrivata dopo che in tutto il mondo è stata attiva una grande mobilitazione a suo sostegno, che ha fra l'altro coinvolto 14 premi Nobel e il segretario dell'Onu Kofi Annan. In Italia l'associazione "Articolo 21" ha promosso una raccolta di firme per la liberazione del dissidente che ha raccolto le adesioni di parlamentari di tutti i gruppi politici; mentre in Toscana è stata organizzato una capillare campagna di solidarietà, che vede nel conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze, votata con una mozione dal consiglio comunale nel novembre scorso, uno dei suoi momenti più significativi."Vorrei esprimerle, a nome personale e dell'intera nostra comunità – ha scritto il sindaco a Ganji - i sentimenti di autentica solidarietà per la dura prova che lei sta conducendo, con conseguenze così gravi per la sua persona, in difesa della libertà di espressione e del diritto di critica. Su questi temi Firenze è da sempre, per storia e tradizione, fortemente impegnata. Conferire a lei la cittadinanza onoraria di Firenze significa per tutti noi riaffermare l'attualità di quai principi e la necessità ancora oggi, di difenderli in ogni parte del mondo dove vengono impediti e minacciati".Ganji, laureato i sociologia, è stato un entusiasta sostenitore della rivoluzione islamica ma poi ha cominciato ad esprimere opinioni non gradite al governo ed è stato arrestato una prima volta nel '97. Nell'aprile 2001 è stato condannato e rimesso in carcere per aver accusato alti esponenti del regime iraniano di essere coinvolti nell'omicidio di alcuni intellettuali. (ag)