Quartiere 4: seminario su Acquartiere. L'acqua pubblica piace sempre di più e contribuisce ad abbattere l'uso di materie plastiche

Meno plastica, più rispetto dell'ambiente, più fiducia nell'acqua del rubinetto.È il "leit motiv" emerso durante il seminario che si è svolto ieri su "Acquartiere" ed al quale hanno partecipato amministratori locali, tecnici, operatori, esponenti dell'associazionismo e della società civile.Il seminario di studio a Villa Vogel è stato organizzato dal Quartiere 4 per stilare un bilancio di valutazione del progetto Acquartiere attivato un anno e mezzo fa nel quartiere e finanziato dalla Regione Toscana.Il progetto consiste in un complesso di iniziative per incentivare l'uso dell'acqua potabile e per abbattere la consistente quantità di rifiuti in plastica derivante dall'uso di acqua minerale in bottiglia.La coordinatrice del progetto, Irene Ivoi, ha presentato i risultati delle diverse applicazioni di Acquartiere, sottolineando l'elevatissimo numero di cittadini che hanno utilizzato i servizi messi a disposizione.Il progetto Acquartiere ha anche permesso di diffondere tra i cittadini una maggiore sensibilità verso l'acqua che è un bene comune universale insostituibile ma non inesauribile.Dai dati esposti è emerso un uso sempre maggiore dell'acqua di rubinetto ed una diminuzione nei consumi dell'acqua minerale.Durante il convegno sono stati presentati i risultati degli assaggi di acqua eseguiti nei giorni scorsi dagli studenti delle classi terze della scuola media Barsanti ed è emersa una preferenza dell'acqua pubblica da parte dell'80% degli studenti.Dei 66 studenti che hanno assaggiato l'acqua senza conoscerne la provenienza, 30 ragazzi hanno scelto l'acqua del fontanello pubblico, 24 hanno optato per quella del rubinetto, 8 hanno gradito un'acqua minerale regionale e solo 4 si sono orientati verso una nota acqua di marca nazionale.Gli studenti hanno assaggiato quattro tipi di acqua in bicchieri in PLA che al termine sono stati depositati in una stazione di compostaggio sperimentale per bioplastiche per poter verificare l'effettiva degradazione naturale del prodotto.È stato anche presentato il nuovo progetto "PLA–NO–PLAstica" che permette di utilizzare invece delle attuali stoviglie in plastica degli analoghi oggetti in bioplastica prodotti in materiale comportabile di origine vegetale. (uc)