Stamani in Palazzo Vecchio il ricordo di Lando Conti, l'ex sindaco ucciso vent'anni fa dalle Br. Domenici: "Doveroso non chiudere il caso e assicurare tutti i colpevoli alla giustizia"

"Credo che sia doveroso, non solo per onorare la memoria di una vittima innocente ma per una insopprimibile esigenza di verità, che la città si unisca alla famiglia Conti per chiedere alla magistratura e alle autorità inquirenti di utilizzare ogni nuovo indizio e di non chiudere il caso, per assicurare alla giustizia tutti i colpevoli di quell'omicidio. E la cerimonia di oggi non è solo l'omaggio a un nostro concittadino, un uomo delle istituzioni, martire della libertà e della democrazia, ma è anche l'occasione per ribadire la determinazione con la quale nel perseguire la verità e la giustizia si riafferma un impegno comune nella difesa di quei valori fondamentali, su cui si fonda la civile convivenza e il rispetto della vita umana.". Lo ha detto stamani il sindaco Leonardo Domenici aprendo la cerimonia in ricordo di Lando Conti, ex sindaco di Firenze ucciso vent'anni fa dalle Brigate Rosse. La commemorazione si è svolta in Palazzo Vecchio, in un Salone dei Cinquecento gremito di autorità, esponenti politici, semplici cittadini partecipi e commossi, uniti intorno alla famiglia di Lando Conti: la moglie Ghisa e i figli Leonardo, Lorenzo, Lapo e Stefano. Gli interventi sono stati del presidente del Comitato per le celebrazioni Enrico Paoletti, del senatore Antonio del Pennino, del presidente dell'Associazione Mazziniana Italiana Antonio Balzani, del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Gustavo Raffi, del presidente dell'Associazione Generale delle Cooperative Italiane Maurizio Zaffi."Dunque sono trascorsi venti anni dal tragico attentato che costò la vita a Lando Conti – ha ricordato il sindaco Domenici – Il 10 febbraio 1986 in via Faentina, un gruppo delle Brigate Rosse fece fuoco diciotto volte stroncando la vita di un uomo ancora giovane, che era stato fino a pochi mesi prima sindaco di Firenze. Lando Conti stava venendo qui in Palazzo Vecchio, per partecipare ad una seduta del Consiglio comunale". "Sembrava, in quegli anni, che il terrorismo avesse diminuito la sua azione, la sua capacità di iniziativa e si fosse avviato verso un repentino declino – ha proseguito il sindaco - Dopo la morte di Ezio Tarantelli, i numerosi arresti nelle fila dell'organizzazione e la legge sui dissociati, in effetti nel corso del 1986 diminuiscono i delitti delle forze eversive, mentre aumentano quelli ad opera della criminalità mafiosa e gli attentati del terrorismo internazionale. Ma la scia di sangue è destinata a proseguire. Fino al 1999 con l'agguato mortale a Massimo D'Antona e, il 19 marzo del 2002, con l'omicidio di Marco Biagi. Il lavoro investigativo, affidato a due procuratori esperti quali Piero Luigi Vigna e Gabriele Chelazzi, permise di giungere all'individuazione della struttura che organizzò l'agguato del Ponte alla Badia; ma le successive 5 condanne, fra cui 4 ergastoli, non hanno comunque consentito di fare piena luce sull'intera composizione del commando, né di stabilire con precisione le loro specifiche responsabilità. Noi tutti siamo convinti che quella pagina così terribile della nostra storia sia definitivamente alle nostre spalle. Il folle progetto che stava dietro ad un esercizio senza scrupoli della violenza e dell'intimidazione è stato sconfitto tanti anni fa, prima ancora che dalle forze dell'ordine e dal lavoro dei magistrati, dalla fermezza con cui il paese ha reagito, dall'isolamento politico in cui fu costretto. Restano alcuni punti oscuri, legami da chiarire, complicità da svelare. Vorremmo che agli interrogativi che ancora sono aperti fosse data finalmente una risposta. Anche per questo è importante il momento del ricordo e della memoria".Domenici ha poi ripercorso quegli anni, ricordando la figura politica e umana di Lando Conti. "Solo cinque mesi prima di quel tragico 10 febbraio 1986, Lando Conti concludeva il suo mandato di sindaco. Un mandato durato poco più di un anno e tuttavia sufficiente perché Firenze potesse apprezzarne le doti di amministratore, l'efficienza, il realismo, la dedizione con cui seppe affrontare insieme alla sua giunta i problemi della città. In un momento particolare in cui forte era la tensione e la polemica fra i partiti e il ruolo, la funzione del sindaco subiva inevitabilmente le pressioni e i condizionamenti della politica. Lando Conti fu il secondo sindaco repubblicano ad occupare la Sala di Clemente VII, succedendo ad Alessandro Bonsanti, scomparso il 18 febbraio 1984. Lando Conti fu scelto per le sue capacità politiche, per le sue doti personali, perché esponente di una cultura repubblicana e liberale. Una cultura che è parte importante della vita della città. E le radici di un repubblicanesimo, che è stato per Conti il proseguimento di una tradizione di famiglia e una convinta e personale adesione ideale, si ritrova come traccia lungo tutto il suo lavoro"."Nei suoi interventi, nei suoi discorsi - ha detto ancora Domenici - costanti sono i riferimenti alla laicità dello Stato e alla centralità che i principi laici hanno nell'ordinamento statuale, così come ricorrenti e ripetute sono le sottolineature dei valori repubblicani contenuti nella nostra Costituzione. Così nel suo ricordo di Ugo La Malfa, o parlando della lezione di Alessandro Bonsanti, o ancora, ripercorrendo la stagione del "Mondo" a Firenze traspare in maniera netta la visione etica mazziniana dell'impegno politico, la difesa intransigente della libertà di pensiero e di critica, la tolleranza, la rivendicazione della coerenza, non come pregiudiziale e orgogliosa difesa delle proprie certezze, ma come rifiuto dell'opportunismo e del trasformismo"."E poi, come logica, naturale conseguenza di questa impostazione, il rispetto per gli avversari politici: ‘Non si governa senza il contributo dell'opposizione…la responsabilità di governo è anche delle opposizioni. Lavoriamo tutti insieme per questo salto di qualità…un salto di qualità che possiamo fare sconfiggendo insieme la cultura del declino, lottando insieme per l'affermazione della cultura della rinascita'. In questo senso ‘Lando Conti, sindaco del dialogo', come abbiamo voluto scrivere nell'invito a questa cerimonia. Per sottolineare una disponibilità al confronto e alla collaborazione fra le diverse forze sociali e i diversi orientamenti ideali, con i partiti anche dell'opposizione, in cui poco era concesso alla diplomazia di palazzo e che invece poggiava sulle solide basi della sua formazione politica. ‘Sindaco del rigore', abbiamo voluto aggiungere, e anche in questo caso, chi ha avuto modo di conoscere e di lavorare con Lando Conti, sa quanto questa definizione corrisponda al suo carattere di uomo e di amministratore. Rigore dal punto di vista dei valori ai quali faceva costante riferimento, al modo di intendere e di amministrare la cosa pubblica, di gestire la difficile composizione di istanze spesso divergenti e contrastanti, alla ricerca sempre dell'interesse pubblico, dell'interesse della città"."Nel poco tempo che ebbe a disposizione, forse Lando Conti non riuscì a conseguire tutti gli obiettivi che si era proposto. Ma forse questa è un'ambizione impossibile e non vi riesce nemmeno chi ha a disposizione più tempo. Fu capace tuttavia di raddoppiare quasi la percentuale di voto al suo partito nelle elezioni del maggio '85. Ma l'estate del 1985 gli equilibri politici cambiarono nuovamente e si costituì una nuova coalizione che consentì l'elezione a sindaco di Massimo Bogianckino. L'attività politica di Lando Conti non si interruppe. Proseguì in Consiglio comunale e nel Partito Repubblicano con la stessa dedizione di sempre; ispirato nel suo impegno riformatore dalla passione civile e dall'amore per la sua città. Un amore che la città seppe ricambiare - ha concluso Domenici -una città che ancora oggi ricorda Lando Conti, stringendosi alla sua famiglia, con immutato affetto". (ag)