Firenze Fiera, Amato (FI): «Se l'intenzione è di far morire Firenze Fiera lo dicano. Il problema non è solo il piano industriale ma la presenza del presidente Bianchi»
«Se l'intenzione è di far morire Firenze Fiera lo dicano. Perché di questo passo il fallimento è certo». E' quanto ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato.«Nel 2005 la società ha accumulato sei milioni di euro di deficit e il 36% in meno di attività congressuale ha ricordato Amato questi numeri confermano che è un grave sbaglio aver lasciato Alberto Bianchi alla presidenza. Costui ha infatti condiviso l'operato del precedente amministratore delegato ovvero ha avallato una gestione durante la quale la società ha perso fiere e competitività e non regge più il confronto con Rimini e Roma, ha visto diminuire clienti e quindi fatturato. Senza poi dimenticare che Bianchi, come presidente, non poteva non sapere di operazioni discutibili quali la vendita dell'immobile in via Perfetti Ricasoli. Intanto il piano industriale, bocciato dai rappresentanti del centrodestra nel consiglio di amministrazione, prevede un fantomatico pareggio di bilancio nel 2008 e 14 milioni di euro di investimenti: 7 milioni attraverso un aumento di capitale, 4 dalla Regione, 3 dagli altri soci, Comune di Firenze compreso, 2,5 milioni dalla vendita dell'immobile in via Perfetti Ricasoli, e a questo proposito vorremmo sapere chi è l'eventuale compratore, e da un mutuo sottoscritto da Firenze Fiera».«Si tratta di un piano velleitario ha commentato il capogruppo di Forza Italia perché condizionato negativamente dalle mancate scelte politiche dei soci pubblici di riferimento, Regione e Comune di Firenze. Penso, ad esempio, al fatto che ancora non si sa nulla circa la realizzazione dell'auditorium. Tant'è che l'assessore regionale Bramerini ha detto di giudicare il piano industriale propedeutico all'aggiornamento che verrà presentato a giugno. Da parte sua l'amministratore delegato Bruschini aveva già dichiarato che la richiesta, proveniente dai soci, di realizzare un piano industriale era una "forzatura politica". Forzatura per lo stato confusionale dei conti. Forzatura per la disorganizzazione interna a Firenze Fiera ereditata dalla gestione Marchini-Bianchi. Forzatura per la mancanza di scelte relative ai nodi infrastrutturali necessari allo sviluppo della società. Insomma, Firenze Fiera, nel suo ultimo cda ha approvato un piano che, per ammissione del suo amministratore delegato, non può obiettivamente avere alcun effetto dato che è in attesa delle scelte che i soci pubblici dovranno compiere. Nel frattempo la società continuerà inevitabilmente a perdere quote di mercato. Il rischio è di trovarsi nelle mani, tra alcuni mesi, una società completamente inutile rispetto alla sua mission».Quanto a Firenze Mostre, «la seconda delle "gemelle del "buco"», Amato ha sottolineato che «il Comune ha buttato via un milione di euro per tenere in vita una società che doveva essere chiusa nel 2004».«Dal 2003 al 2005 ha spiegato la società ha avuto 4 milioni di euro di perdite. Il bilancio 203 si è chiuso con un disavanzo di oltre due milioni di euro, quello del 2004 con un buco di 607 mila euro, quello del 2005 con un disavanzo di un milione di euro. Nella primavere del 2004 Firenze Mostre era andata al di sotto del minimo del capitale sociale e comunque si trovava nella sopravvenuta impossibilità di conseguire il proprio oggetto sociale. Cosa che avevo segnalato al sindaco in una lettera aperta. A maggio di quell'anno il Comune sottoscrisse quindi un aumento di capitale o, meglio, ripianò perdite per 320 mila euro».«Se nel maggio Firenze Mostre avesse chiuso i battenti, portando i libri in tribunale, che sarebbe successo si è domandato il capogruppo di Forza Italia sul piano della politica culturale nulla. Visto che la società non è mai riuscita a creare eventi importanti. Tant'è che si punta alla Fondazione. Mentre sul piano economico avremmo risparmiato: da maggio 2004 a dicembre 2005 il Comune ha speso oltre 906 mila euro per mantenere in vita una società destinata comunque a chiudere per far posto alla Fondazione della Cultura. Che senso ha tutto ciò? E' vero che fino agli ultimi mesi del 2005 le spese complessive non superavano i 260 mila euro ma, nel novembre di quello stesso anno, il Comune ha deciso di ripianare le perdite con un "contributo straordinario e volontario" di 641.921 euro. E tutto ciò senza considerare i costi indiretti relativi all'uso e ala manutenzione di Palazzo Strozzi che dovendo sere a carico di Firenze Mostre ma che poi l'assessore Siliani, di fronte alle difficoltà finanziarie della società, ha scaricato sul Comune. Insomma più di un milione di euro bruciato per mantenere in vita una società incapace di svolgere la propria missione e destinata comunque a chiudere per far sorgere dalla sue ceneri la Fondazione della Cultura. Di questo danno arrecato alla città chi risponderà? L'inadatto assessore ala cultura Siliani o il consiglio di amministrazione? Dovrebbero risponderne entrambi ma probabilmente, com'è costume di Palazzo Vecchio, nessuno ne risponderà. E poi osano lamentarsi dei tagli della legge finanziaria». (fn)