ITI Lonardo di Vinci, Pieri e Bosi (FI)"Sull'istituto parlano le disposizioni di legge che l'assessore Lastri mostra di non conoscere"

"E' sconcertante come ad una legittima, normativamente fondata e seria proposta, avanzata dai consiglieri di Forza Italia Pieri e Bosi, tendente a garantire un futuro certo all'ITI Leonardo da Vinci, si risponda da parte dell'assessore alla Pubblica Istruzione Daniela Lastri con un'accusa a Forza Italia di scarsa informazione e preparazione sul tema della scuola".E quanto sostengono i consiglieri Forza Italia Enrico Bosi e Massimo Pieri sulla questione dell'ITI Leonrado Da Vinci."Sulla falsariga dell'Ordine del Giorno n. 893 approvato dal Consiglio comunale il 20 dicembre 2005 - hanno ricordato i due consiglieri- l'assessore Lastri, fornendo una sua personale interpretazione della legge, che dubitiamo conosca, al solo scopo di cavalcare per l'ennesima volta l'onda del movimento di sinistra contro la riforma scolastica del Ministro Moratti, annuncia l'avvio dell'iter per far diventare statale l'ITI Leonardo da Vinci"."Alle sue argomentazioni prive di senso - hanno detto Pieri e Bosi- noi vogliamo rispondere con l'ausilio delle disposizioni di legge vigenti, confortati anche dall'iter normativo delle riforme susseguitesi: dall'attuazione dell'art. 141 del D.Lgs. 112/1998 recante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle Regioni e agli enti locali in attuazione della L. 59/1997: Si ricorda che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 marzo 2000, a firma del Ministro per la funzione pubblica Bassanini, si stabilì il passaggio di alcuni Istituti tecnici professionali di Stato (limitatamente ad alcuni indirizzi) alle regioni iniziando di fatto quel percorso poi ribadito dalla riforma costituzionale approvata dal centrosinistra nel 2001. Altro punto è la modifica al Titolo V della Costituzione del 2001 con l'art. 117 che attribuisce alle Regioni la competenza legislativa esclusiva sul sistema di istruzione e formazione professionale nel rispetto degli standard normativi minimi.E poi la Legge di delega n. 53/2003, che all'art. 1 lett. h) conferma la competenza regionale in materia di formazione e istruzione professionale e di percorsi educativi.Quarto punto è il D.Lgs. 226/2005 che all'art. 28 c. 4 stabilisce che con decreti ministeriali appositi, sulla base di accordi in sede di Conferenza Unificata, sono individuati modalità e tempi per il trasferimento dei beni e risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per l'esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti alle Regioni ed agli Enti Locali"."Parlare dunque di trasferimento dell'ITI allo Stato solo perché attualmente gli istituti superiori gli appartengono - hanno concluso i due consiglieri dell'opposizione-, è privo di ogni logica e pone l'interrogativo sul perché l'Amministrazione comunale non abbia mai avviato l'iter negli anni che vanno dal 1994 al 2001Riguardo poi al protocollo d'intesa con gli enti locali interessati, non si comprende perché il Comune, con colpevole ritardo, vi abbia pensato solo adesso, continuando invece per anni a finanziare, praticamente da solo, l'emerita istituzione professionale.E' evidente che noi non siamo contrari al passaggio ad altri soggetti pubblici dell'ITI, cosa che consentirebbe un notevole risparmio di spesa (17 milioni di euro annui di cui il 95% solo per il personale) ed un miglioramento gestionale complessivo, ma parlare di coinvolgere oggi lo Stato è francamente una forzatura imposta unicamente da motivazioni ideologiche di partito e che niente hanno a che vedere col buonsenso". (lb)