Pitti boccia il piano di Firenze Fiera, Checcucci (AN): «E' la cartina di tornasole del fallimento della politica attuata dai soggetti istituzionali in questo settore»

«Il rifiuto dei vertici del centro di Firenze per la moda e di Pitti Immagine rispetto all'eventuale "matrimonio" con Firenze Fiera, lucidamente ed inequivocabilmente esplicitate attraverso le dichiarazioni del presidente Canessa nonché dall'amministratore delegato Raffaello Napoleone, meglio di tante elucubrazioni che si sono susseguite circa la società fieristica, rappresentano la cartina di tornasole del fallimento della politica portata avanti dai soggetti istituzionali ed azionisti in questo strategico settore, nonché della cattiva gestione amministrativo-contabile che ha prodotto un buco che ad oggi si aggira sugli 8 milioni di euro». Lo ha detto la consigliera di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci.«A fronte di questi numeri – ha aggiunto la consigliera di AN – e della non inversione di tendenza rispetto alla troppa influenza della politica nella "governance" della società, mentre permane l'impercettibilità della politica istituzionale sulle scelte strategiche, il naturale partner imprenditoriale fiorentino dice no al matrimonio. Il roboante "no" dà la misura della credibilità di Firenze Fiera e del nuovo piano industriale. Se il buon giorno si vede dal mattino non si annuncia una bella giornata. La motivazione è chiara: non ci sono le condizioni, dal punto di vista imprenditoriale, affinché questo matrimonio sia celebrato e duri nel tempo. Ed è oltremodo chiaro, e per ciò ancor più preoccupante, che il rifiuto avvenga non in modo pregiudiziale, bensì a seguito di una manifestata disponibilità di massima da parte di Pitti, alla quale Firenze Fiera non ha fatto seguire altro, parole di Canessa, che una semplice dichiarazione di intenti».«Nel momento in cui il mercato si deve esprimere sulla base dell'effettiva redditività e delle prospettive – ha concluso Gaia Checcucci – l'imprenditoria dice no. Le energie positive della città sono messe nelle condizioni di farsi da parte e abdicare in favore di altri che non valorizzeranno il nostro territorio. Un territorio penalizzato dalle scelte sbagliate, controproducenti e dannose della politica locale». (fn)