Crocifisso nei locali del Comune, il vicesindaco Matulli: "Nessuna imposizione, serve un salto culturale per comprendere l'importanza di tutti i simboli religiosi"

Nessuna imposizione del crocifisso nei locali dove non c'è, ma neanche una critica nel caso di uffici in cui questo invece è esposto. E' questa la posizione dell'Amministrazione in merito alla presenza dei crocifissi nei locali del Comune, espressa oggi dal vicesindaco Giuseppe Matulli. Nel corso del suo intervento il vicesindaco ha citato alcuni passi di un elzeviro di Natalia Ginzburg scritto nel 1988 dall'autrice sul caso di una professoressa di Cuneo che aveva tolto in crocifisso dalle pareti della sua classe e si batteva perché fosse tolto da tutte le aule di scuola del paese. Un commento di quasi venti anni fa ma assolutamente attuale. "Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule di scuola – ha esordito il vicesindaco leggendo il testo della Ginzburg –. Il nostro è uno Stato laico e non ha il diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso... Però a me dispiace che il crocifisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. L'ora di religione è una prepotenza politica. E' una lezione [...] Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L'ora di religione crea una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso nel mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini, fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo [...] Il crocifisso non genera alcuna discriminazione. E' là muto e silenzioso [...] Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsi offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è un segno del dolore umano [...]Non conosco altri segni che diano tanta forza il senso dell'umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo [...] Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere atei, laici, quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto: ‘Ama il prossimo come te stesso'. Erano parole già scritte nell'Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell'indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade". Una lunga citazione da cui il vicesindaco Matulli ha preso spunto per la sua riflessione. "Nel 1988 una riflessione laica poteva avere questo suono. Oggi nel 2005 non sembra possibile parlare di laicità in questi termini. Oggi dobbiamo fare i conti con un impoverimento di questo valore tanto che ormai ci troviamo di fronte a un serio dilemma: la laicità si può tradurre in proibizionismo? Ovvero nell'impedire di esprimere le proprie credenze attraverso i simboli?". Il vicesindaco Matulli ha continuato: "Siamo di fronte a una contraddizione del nostro tempo, su cui dobbiamo riflettere. La celebrazione della multiculturalità della nostra società si può accompagnare con il divieto di esporre i simboli delle diverse tradizioni culturali e religiose?"."Sulla stampa internazionale in questi giorni si parla di un clericalismo di ritorno in Italia, del ruolo politico del cardinale Camillo Ruini non tanto per le cose che dice, ma per il fatto che esiste una classe politica che pende dalle sua labbra. D'altra parte c'è una bella trasversalità in questo paese, quando si è assistito senza proteste alla messa in ruolo di insegnanti nominati dal vescovo. In questa vicenda il senso dello Stato è scomparso, della laicità non se né ricordato nessuno. Eppure di fronte al crocifisso si invoca la laicità per impedire l'espressione di un simbolo". "Siamo di fronte a un problema è culturale, non politico – ha aggiunto ancora Matulli –. In una società più o meno ricca a seconda dell'accoglienza nei confronti della multiculturalità. Non è un problema di tolleranza, è un problema di rispetto, di interesse per le culture altrui. E quindi non possiamo affrontare questo tema con uno stato d'animo da tifosi. Dobbiamo viceversa auspicare un salto culturale. Che i nostri giovani quando vedono in un film la stella di David sappiano cosa significa, lo stesso dicasi per la mezzaluna o per altri simboli religiosi. In un mondo in cui si esalta la multiculturalità, tanti sono i messaggi che hanno non soltanto il diritto di esistere e di esprimersi ma anche sono portatori di momenti di riflessione. Sono questi i motivi per cui l'Amministrazione comunale ha deciso di non imporre né in positivo né in negativo. Non ha senso imporre il crocifisso e non ha senso condannare la presenza del crocifisso. Ha senso invece capire se questo tipo di cultura vuole o non vuole arricchirsi anche di questi simboli religiosi" ha concluso Matulli. (mf)