Pieri (Rifondazione): «Il Comune rischia di non mandare propri osservatori internazionali alle elezioni che si terranno in Palestina il 25 gennaio»
«Il Comune di Firenze rischia di non mandare propri osservatori internazionali alle elezioni che si terranno in Palestina il 25 gennaio prossimo». E' quanto denuncia il consigliere di Rifondazione Comunista Leonardo Pieri.«In commissione pace ha spiegato Pieri - sono stato costretto a ritirare una risoluzione per esprimere l'interesse del Comune verso la questione israelo-palestinese e per inviare due consiglieri, nella veste di osservatori internazionali, alle elezioni politiche del 25 gennaio 2006. Questa richiesta, mossa dalle autorità palestinesi, dalle Nazioni Unite, dall'associazionismo e dai movimenti, mi sembrava scontata visto il ruolo internazionale di Firenze come città operatrice di pace. Invece i consiglieri dei DS hanno disertato la commissione di oggi e posto le condizioni per la bocciatura della risoluzione».«A questo punto ha aggiunto Pieri, che è anche vicepresidente della commissione pace per non creare un precedente negativo, ho dovuto ritirare l'atto e prendere consapevolezza che i dibattiti e le prese di posizione che il consiglio comunale ha assunto in varie circostanze, sono per qualcuno "lettera morta". Essi hanno obiettato, in altra sede dalla commissione, che Firenze sarebbe l'unica città impegnata in questa missione e che ci sarebbero comunque problemi di bilancio. A questa risposta, che mi sembra una assoluta assurdità, vorrei rispondere innanzi tutto che il Comune di Firenze dovrebbe giocare un ruolo di protagonista sia in Toscana, essendone il capoluogo, sia nel resto del paese vista la sua importanza all'interno dell'ANCI. Inoltre vorrei obiettare che, come avevo già spiegato a diversi consiglieri, il costo è di sole 500 euro per ciascun consigliere visto che la missione è coadiuvata da diversi soggetti istituzionali e sottoposta a convenzioni sul viaggio e sull'alloggio».«Spero ha concluso il consigliere di Rifondazione Comunista che questa posizione possa cambiare anche se i tempi corti avrebbero richiesto un'attenzione diversa e anche se il prestigio di Firenze meriterebbe una politica internazionale basata sulla cooperazione e la diplomazia "dal basso" piuttosto che unicamente sulle parole o sui rapporti meramente economici verso i quali i fondi si trovano sempre». (fn)