Influenza aviaria, nessun rischio per la popolazione. L'assessore Cioni: "Siamo attrezzati per prevenire l'arrivo della malattia"

Fino ad oggi non c'è nessun rischio reale per la diffusione del virus dell'influenza aviaria tra la popolazione italiana. E nessun rischio per chi consuma carne o prodotti avicoli: non solo il prodotto italiano è controllato dalla produzione alla distribuzione, ma la cottura elimina il virus.E' quanto è emerso nel corso del seminario "Influenza aviaria: una rete di prevenzione per una epidemia annunciata" che si è svolto oggi nel Salone de' Dugento in Palazzo Vecchio. Obiettivo del seminario era appunto fare chiarezza in ordine al rischio reale per l'uomo, di contrarre il virus dell'influenza aviaria. Un rischio che oggi, almeno in Italia, non esiste. Ma anche fare il punto sulle misure preventive in atto e sui provvedimenti definiti nell'ipotesi, comunque assai improbabile, che dovesse verificarsi una modificazione del virus tale da renderlo trasmissibile da uomo a uomo e quindi in grado di provocare una pandemia. "Siamo attrezzati per impedire che l'epidemia arrivi – ha spiegato l'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni – e, nel caso che questo evento accada, siano preparati a rispondere".E' stato Giuseppe Petrioli, direttore del dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria fiorentina, a spiegare cosa è l'influenza aviaria e illustrare le misure preventive adottate in questo periodo nel territorio dell'azienda. "L'influenza aviaria è un'infezione che può interessare sia uccelli selvatici sia volatili domestici come polli, tacchini, anatre causando molto spesso una malattia in forma grave e anche la morte dell'animale colpito. L'uomo può infettarsi con questo virus a seguito di contatti diretto con animali infetti o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di uovo o di carne avicole dopo la cottura". Dal 1997 si sono verificati alcuni episodi documentati di influenza da virus aviario nell'uomo: in tutti i casi si è trattato di trasmissione da volatili domestici all'uomo per motivi professionali. "I focolai di virus H5N1 nel pollame in Asia e Europa hanno sollevato preoccupazioni sui possibili rischi di pandemia umana – ha continuato ancora Petrioli –: è bene sottolineare che allo stato attuale delle conoscenze i casi umani di influenza aviaria sono stati provocai da contatto con animali infetti. La trasmissione da persona a persona è stata ipotizzata soltanto in casi e condizioni eccezionali, in quanto i virus aviari non sono adatti all'uomo. Il rischio di una epidemia o pandemia che interessi l'uomo è oggi legato esclusivamente ad una ipotetica anche se poco probabile modificazione del virus che, mantenendo la patogenicità attuale, diventi capace di trasmettersi da uomo a uomo".Petrioli ha fornito anche alcuni dati sulla diffusione dell'influenza aviaria: nel sud est asiatico sono morti (tra malattia e abbattimento) circa 150 milioni di volatili, i casi umani sono invece poco più di 120 di cui la metà conclusi con il decesso. "Questi dati – ha aggiunto – evidenziano che i casi umani sono in numero estremamente limitato paragonati alla popolazione asiatica e al numero di animali malati. E in questi casi il contagio avviene in zone dove esiste una stretta promiscuità tra uomo e animale, situazione che non avviene in Italia". Per quanto riguarda la prevenzione nel nostro paese, dal seminario è emerso che il contagio per via alimentare è altamente improbabile per numerose ragioni: prima di tutto perché non si registrano nei paesi indenni come l'Italia casi di malattia contratta da consumo di alimenti provenienti dalle zone infette; in secondo luogo in Italia non sono importati animali e derivati dalla aree geografiche colpite dall'influenza aviaria. Nel nostro paese si producono carni avicole tali da coprire il consumo interno e anzi una parte viene destinata all'esportazione. "Inoltre – ha precisato ancora Petrioli – tutto il pollame in vendita viene controllato: negli allevamenti industriali le verifiche vengono effettuate dal servizio veterinario prima, durante e dopo la macellazione. Solo dopo questi controlli viene apposto il bollo sanitario, con indicazione della provenienza e dello stabilimento di produzione, che ne autorizza la vendita al pubblico". E i controlli in Toscana nelle ultime tre settimane sono numerosi e tutti si sono conclusi con esito negativo. "Ogni settimana nella nostra regione i veterinari visitano tra i 170 e i 180 allevamenti, vengono effettuati prelievi di sangue agli animali per fare gli esami – ha aggiunto Petrioli – e tutti hanno avuto esito negativo. In aggiunta vengono controllati i mercati, le fiere, gli esercizi commerciali. E tutte queste verifiche hanno evidenziato che non ci sono problemi". Nel seminario è stato poi ribadito che si può consumare carne avicole e prodotti derivati senza rischio di eventuale contagio: il virus non è infatti presente negli alimenti e, nell'eventualità che ci fosse, verrebbe comunque reso inattivo alla temperatura di 70 gradi.Alla conferenza stampa erano presenti anche Francesco Mazzotta, direttore della unità operativa Malattie infettive dell'Azienda sanitaria fiorentina, Marco Boccetti responsabile dell'unità operativa igiene degli allevamenti e della produzione zootecnica dell'Asl 10, Susanna Agostini presidente della commissione consiliare politiche sanitarie e della salute. Mazzotta ha sottolineato come per adesso nel nostro paese l'influenza aviaria non esista ancora come malattia umana. "Per provocare una eventuale epidemia, il virus deve ancora mutare per essere adatto all'uomo e trasmissibile direttamente tra la persone. Una mutazione che non è ovviamente né certa né prevedibile". Boccetti si è invece soffermato sul lavoro del servizio veterinario e sulla rete di prevenzione già in funzione. "Abbiamo messo in campo una serie di controlli sia a livello di allevamenti che di distribuzione tali da garantire la salubrità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Sono già definite anche le procedure da attivare in caso di infezioni all'interno degli allevamenti avicoli, procedure peraltro già sperimentate nel 2003". La presidente Agostini ha infine sottolineato l'importanza della sinergia che si è attivata tra i soggetti politici e gli organi tecnici per garantire la salute della popolazione. "Il modello toscano di tutela della salute pubblica funziona egregiamente". (mf)