A Firenze convegno sull' "Arte come espressione della religiosità dell'uomo"

Saranno uno davanti all'altro a parlare di pace e di guerra, del ruolo della religione e della fede, di radici comuni, di identità cristiana, dell'arte come espressione della religiosità. E' la settimana di studi interreligiosi, "Arte come espressione della religiosità dell'uomo" che si è aperta questa mattina a Firenze e che si concluderà domenica prossima. L'iniziativa, organizzata dalla facoltà teologica dell'Italia centrale, prevede anche una tavola rotonda alla presenza dell'arcivescovo di Firenze, cardinale Ennio Antonelli, al quale parteciperanno monsignor Timothy Verdon, esponenti del buddismo tibetano (Ghesce Ciampa Ghiatso, dell'istituto Lama Tzong Khapa), il rabbino Joseph Levi, padre Georgij Blatinskj della chiesa ortodossa russa, Mohamed Bamoshmoosh della comunità islamica e Mario Affuso per la chiesa valdese. E, soprattutto, ci saranno i monaci-docenti dell'università del monte Kōya, in Giappone. L'appuntamento per mercoledì prossimo alla Sala Ferri di Palazzo Strozzi: si inizierà alle 8.00 con la "cerimonia del fuoco" (Goma) da parte dei monaci buddisti.«Si tratta di una iniziativa che rientra nelle tradizione di Firenze – ha sottolineato il presidente della commissione cultura Dario Nardella, accogliendoli oggi in Palazzo Vecchio – una città che ha sempre avuto come vocazione quella della pace e del dialogo interreligioso. Non dimentichiamo che quest'anno si celebra il 50° anniversario della firma del "Patto di amicizia" tra i sindaci delle capitali del mondo, giunti a Firenze su invito di Giorgio La Pira per parlare di pace. Lo scorso settembre, invece, otto importanti capi spirituali dell'ebraismo e dell'islam si sono confrontati pubblicamente in Palazzo Vecchio, nel dibattito che si è tenuto nel salone dei Duecento sul tema "Il ruolo delle religioni nei processi di pace e nella lotta contro il terrorismo", organizzato dal Comune a latere della riunione annuale del comitato permanente per la pace fra ebrei e musulmani che si è svolto in quei giorni a Firenze, e per la prima volta in Italia.I grandi conflitti si possono superare con le parole del dialogo e non con il rumore delle armi». (fn)