De Zordo: «Contro la povertà e per la pace non bastano le buone intenzioni»

Questo il testo dell'intervento in consiglio comunale di Ornella De zordo, capogruppo di Unaltracittà/unaltromondo a cinquanta anni dal convegno dei sindaci per la pace organizzato da Giorgio La Pira:«Tra il 3 e il 6 ottobre del 1955 Giorgio La Pira, sindaco mai dimenticato di Firenze, organizzava il convegno dei sindaci provenienti da 37 capitali del mondo. Teheran, Pechino, Londra, Budapest, ma anche Sofia, Karachi, Mosca, Nuova Delhi: le città rappresentanti della suddivisione della Terra tra Est ed Ovest si ritrovavano a Palazzo Vecchio per lavorare insieme per la pace e il superamento dei blocchi sorti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel pomeriggio del 6 ottobre La Pira accompagnò i suoi ospiti in visita al nuovo quartiere dell'Isolotto, simbolo della partecipazione popolare alla cosa pubblica, ma anche il luogo dove grazie all'impegno dello stesso La Pira furono costruite le abitazioni che accolsero numerose persone senza casa.Cinquanta anni dopo il Comune di Firenze ricorda quel convegno con una commemorazione in Consiglio. Opportuna l'iniziativa e bella la prolusione di Mario Primicerio, ma ripensare a quell'esperienza mette in luce l'inadeguatezza e la scarsa coerenza di chi oggi governa una città che, proprio grazie all'opera di La Pira, è internazionalmente conosciuta come città operatrice di pace. Perché, se da una parte ci si continua ad impegnare contro la povertà e per la pace attraverso convegni e gemellaggi, dall'altra troppo spesso salta il collegamento tra il desiderio di un mondo migliore e le buone pratiche politiche per tentare di realizzarlo. La Pira accompagnando i Sindaci del Mondo all'Isolotto riuscì ad aumentare la credibilità del suo impegno - ce ne fosse stato bisogno - mostrando loro quanto la politica può per sollevare dalle difficoltà coloro che vivevano con disagio gli anni del dopoguerra.Oggi il sindaco Leonardo Domenici che presenzia senza intervenire alla commemorazione del convegno lapiriano è lo stesso sindaco che emette l'ordinanza sulle residenze, impedendo di fatto alle associazioni di solidarietà fiorentine di offrire una residenza ai senza fissa dimora; è lo stesso sindaco che permette che cinquanta eritrei, profughi e disertori di guerra, vaghino per Firenze da ben quattro mesi senza offrire loro quel minimo di accoglienza che il diritto internazionale garantisce loro; è lo stesso sindaco che non risolve la situazione di ottanta profughi somali che da oltre un anno sono costretti a vivere occupando spazi abbandonati della città; è lo stesso sindaco che favorisce la costruzione di alloggi di medio-alto livello, utili a garantire gli speculatori fondiari , ma che è incapace di affrontare un serio piano di edilizia popolare che restituisca dignità alle migliaia di famiglie senza casa o con lo sfratto esecutivo; è lo stesso sindaco che saluta con piacere la nuova scuola di guerra aerea alle Cascine intitolata a Giulio Douhet, teorico militare dei bombardamenti sulle popolazioni civili. E così si mette di fatto in un angolo la tensione etica e morale che contraddistinse l'opera di Giorgio La Pira e che permise ai fiorentini di essere orgogliosi del loro Sindaco».(fn)