Ponte della tranvia, Bianchi (FI): «Nel cantiere è stato rinvenuto un molo del vecchio porto fluviale?»
«Nel cantiere per la costruzione del ponte della tranvia è stato rinvenuto un molo del vecchio porto fluviale?». E' la domanda rivolta all'amministrazione dal consigliere di Forza Italia Jacopo Bianchi e dal presidente del comitato "LaportAccanto" Antonio Lenoci.«Proprio in questi giorni, al sito www.SosConsigliere.it hanno spiegato Bianchi e Lenoci è arrivata una documentazione fotografica: gli scatti evidenziano un manufatto gettato tra le macerie e la terra di scarto, un basamento che ha tutta l'aria di poter essere un attracco, con la tipica prominenza atta ad assicurarvi le funi».«Da una ricerca - hanno spiegato - risulta che al tempo dei romani l'Arno non era all'interno delle mura: c'era un porto fluviale, un'infrastruttura molto importante per la città. La zona era denominata "del Pignone" per via della "Pigna", un molo al quale venivano assicurate le imbarcazioni. Qui si trovava lo scalo dei Navicelli, utilizzato come porto di comunicazione con quello granducale di Livorno. Intorno al 1842 venne costruita "fuori porta S. Frediano": lungo il corso dell'Arno la vecchia fonderia utilizzava l'antico porto prima della costruzione della stazione ferroviaria Leopolda, per il carico e lo scarico delle merci da e per il porto di Livorno. Sarebbe interessante ottenere da parte del Comune la documentazione che sicuramente sarà stata prodotta in fase di progettazione per valutare con perizia e metodo non solo come sono stati eseguiti i lavori ma anche dove. Senza dubbio si sarà provveduto a monitorare i luoghi con appropriati mezzi e sulla base di cartografie d'epoca».«Stiamo ancora attendendo la risposta all'apposita interpellanza hanno concluso Bianchi e Lenoci risposta che speravamo di ottenere prima dell'avvenuta demolizione».Nell'interpellanza Bianchi chiedeva di conoscere «i dati in possesso dell'amministrazione comunale in merito all'antico scalo portuale», «le intenzioni in merito alla salvaguardia dello scalo» e «se si riteneva opportuno valorizzare un patrimonio storico che fa parte delle radici culturali della città piuttosto che sacrificarlo nell'indifferenza e disinformazione generale». (fn)