Bosi (FI): «Ancora una volta fallimentare il bilancio della cultura»
Questo il testo dell'intervento del consigliere di Forza Italia Enrico Bosi:«In merito ai contenuti della deliberazione n. 720/2005 "Verifica degli equilibri di bilancio e ricognizione dello stato di attuazione dei programmi ai sensi dell'art. 193 del D.Lgs. 267/2000, nella parte riguardante le politiche per la cultura ritengo di dover osservare quanto segue.1) Si fa nella relazione ampio uso del termine "governance", che è, voglio ricordare "l'efficacia dell'azione di governo realizzata attraverso un complesso di politiche e di azioni nel segno dell'efficacia, efficienza, economicità e produttività". Ma l'Amministrazione agisce nell'esatta direzione contraria, trincerandosi sulle solite, generiche e vuote enunciazioni di buoni propositi come ad esempio il miglioramento dell'efficienza nella gestione dei servizi e delle attività culturali, ossia l'esatto contrario di quanto poi nella realtà è accaduto con le fallimentari gestioni di Firenze Mostre e del Vieusseux, e i ritardi nella realizzazione del Centro per l'Arte Contemporanea nella sede ex Meccanotessile che nelle previsioni dell'Assessore doveva vedere la luce nel febbraio 2004. La vicenda del Meccanotessile si arricchisce di nuovi particolari concernenti i nuovi lavori finalizzati alla salvaguardia e messa in sicurezza della struttura, bonifica dell'area e tutela del patrimonio arboreo (un solo pino). I lavori, che comportano una variante all'angolo del parcheggio ed una modifica della sistemazione esterna di ingresso al centro, hanno un modico costo totale di 1 milione e 270.000 euro finanziabile col recupero dell'ulteriore ribasso d'asta.In particolare si segnalano:- la mancata nascita della prevista Conferenza metropolitana della Cultura, la cui organizzazione è slittata nelle previsioni al dicembre 2005, senza indicazioni sull'effettivo avvio dei lavori; va ricordato, per inciso che la nascita della Conferenza è prevista nel quadro della Conferenza economica dell'area metropolitana fiorentina promossa dall'Associazione per il Piano strategico Firenze 2010 le cui recenti vicende e l'inconcludenza dei lavori fanno pensare al peggio;- l'avvio stentato dell'associazione i Dialoghi il cui atto costitutivo risale al dicembre 2003 ma che ad oggi si è riunita solo una volta, mancando così l'obbiettivo di coordinare le azioni culturali con gli undici comuni aderenti;- l'assenza di programmazione culturale nel Piano Strategico, per il quale valgono le considerazioni già fatte; nel programma di mandato del Sindaco Firenze doveva diventare centro di produzione culturale, ma a tuttoggi si sono prodotte solo chiacchere e non una sola concreta realizzazione, fatta eccezione per la gestione di iniziative già da anni esistenti;- la crisi e conseguente liquidazione di Opera Prima S.p.A. con il conseguente contenzioso con il Ministero;- la crisi del Teatro Comunale, nelle cui vicende hanno brillato l'inefficienza degli amministratori, la miopia delle non scelte operate nella più pura tradizione politica, il deficit che aumenta di giorno in giorno;- la mancanza in generale di un piano di rilancio della cultura a Firenze, con scelte improvvisate, semplice gestione dell'ordinario spacciata per novità culturali, scimmiottamento di programmi ed iniziative già realizzate da tempo e con successo da altre amministrazioni (si ricorda al proposito che da anni funzionano nei comuni di Milano e Torino, che hanno ben altra dimensione metropolitana organismi quali gli osservatori dell'offerta culturale, quando l'analogo osservatorio nell'area fiorentina, che già compariva nel programma di mandato del sindaco 1999-2004 non è mai decollato e subisce annuali rinvii).2) attrarre e mettere a sistema nuove risorse finanziarie e competenze. Il Comune di Firenze non è mai riuscito ad attrarre partners privati in campo culturale; anzi la dissennata gestione degli enti culturali e il fallimento di tante iniziative hanno sempre avuto l'effetto di tenere lontani i capitali privati che si rivolgono altrove, di raffreddare gli interessi dei privati locali (vedasi mancato ingresso di CRF nella futura Fondazione per la cultura) e di imporre ai soggetti coinvolti, ossia al partenariato pubblico, grossi sacrifici economici rivolti unicamente però alla copertura delle perdite e mai ai necessari investimenti in una prospettiva di futuro miglioramento. Questa Amministrazione ha occhi unicamente per il consolidamento degli equilibri di potere, non riesce mai a prendere esempio dalle esperienze maturate all'estero, pensa di gestire enti e servizi con politici di turno che si improvvisano amministratori e combinano grossolani pasticci e fallimenti.3) La vagheggiata Fondazione della Cultura (che forse nascerà a novembre), a ulteriore riprova di quanto precedentemente esposto, si è rivelata l'ennesimo bluff: una ristrutturazione grossolana e destinata a perpetuare la fallimentare esperienza di Firenze Mostre S.p.A. col risultato di tenere sempre fuori i privati che ben si guarderanno dall'entrarvi e accentuare sempre di più il carattere pubblico/centralistico dell'operazione. Il Comune ha rimediato l'ennesima figuraccia: un progetto partorito dalla Camera di Commercio, ripreso e pubblicizzato dal Comune, fatto proprio dalla Provincia che, bontà sua, ripianerà il buco di bilancio ed esprimerà i vertici del nuovo ente: ma la Fondazione qui arriva e qui finisce.4) Il Piano Strategico dedica alla Cultura ben poco spazio: quanto previsto è la programmazione di piccoli progetti e dunque in linea con le caratteristiche proprie del Piano, ossia vista e fiato corti senza la programmazione di un piano culturale a medio-lungo termine.Le dimissioni del segretario dell'Associazione Firenze 2010 e del comitato scientifico sono la riprova del fallimento di un piano strategico elaborato da esperti che tali probabilmente non sono, e da amministratori miopi.Leggendo i contenuti di quello che viene pomposamente definito Piano Strategico sembra che il Comune di Firenze non abbia mai consultato i Piani delle altre città italiane e straniere: si consulti al proposito quello di Torino, ove alla sezione cultura, si legge che la relativa commissione tematica si riunisce ogni settimana (fatta eccezione per il periodo estivo e le feste comandate), elaborando e sviluppando progetti, ma soprattutto monitorando costantemente il procedere delle realizzazioni (che sono già molte). Torino per inciso è già al secondo Piano strategico. Firenze dovrebbe, solo per questo, ritirare l'adesione al Coordinamento delle città strategiche5) Che l'Amministrazione parli di programmazione ma agisca senza un piano e confusamente è dimostrato da altri segnali: la previsione di un Osservatorio dell'offerta culturale unitamente ad altre strutture di coordinamento (Conferenza, Associazione i Dialoghi, SDIAF, SMAC) di dubbia utilità, il moltiplicarsi di iniziative culturali in ordine sparso e complessivamente costose, il fallimento di singole iniziative (Teatro Tredici ancora chiuso, mancanza di fondi necessari al restauro della Sala Rossa, chiusura del Teatro di Legno.), l'annuncio di nuove Fondazioni (come se il ricorso allo strumento Fondazione potesse magicamente risolvere i problemi della cultura), la gestione dell'informazione al Consiglio comunale ed alla città, la mancanza di criteri nella distribuzione di contributi fatta sovente in assenza di veri interessi culturali e nella logica dell'assistenzialismo di marca politica».6) Nella Relazione revisionale e programmatica datato 31 agosto 2005 compaiono autentiche "perle".A cominciare dal Museo dei Ragazzi, definito come un'esperienza positiva, ma i cui costi ammontano a 500mila euro, ponendosi al terzo posto tra le voci di spesa della cultura. E' in programma una revisione dell'assetto istituzionale (di cui peraltro non è mai stata presentato il progetto), senza tuttavia specificare se ne entreranno a far parte privati e se verranno prese misure per limitare i costi spropositati.Vengono poi quantificati al 100% i gradi di realizzazione di una serie di iniziative che sono ben lungi persino dall'essere avviate: il contenitore unico per l'arte del 900, la Fondazione Cultura, la nuova programmazione del Piano strategico, i Distretti culturali (la cui previsione è limitata a due soli quartieri-aree), tanto per citare gli esempi più eclatanti.7) Non si è mai posto mano al riordino del sistema complessivo della spesa culturale. Tale spesa, che copre appena il 3,5% del bilancio (a Siena si spende il 9% ed il 20% nell'irraggiungibile Ginevra) presenta aspetti di rigidità che ne determinano la non ottimalità. Si può fare riferimento al sistema dei contributi a pioggia ad associazioni ed enti culturali o pseudo culturali, spesso legati a logiche di assistenzialismo politico, senza progetti o senza programmazione, ed alle convenzioni pluriennali (si veda il caso dei soggetti convenzionati per le manifestazioni di Firenze Estate), che assicurano ai soggetti coinvolti finanziamenti di lungo termine senza un effettivo monitoraggio delle attività e sottraendo risorse ad interventi di maggiore spessore ed interesse.8) Manca, infine, un piano dettagliato per accelerare il passaggio dalla gestione diretta a quella indiretta degli istituti culturali (biblioteche, archivi, musei ed anche il Gabinetto Vieusseux)».(fn)