Ataf, Amato e Toccafondi (FI): «Il Comune apra una riflessione sul ruolo e il futuro della società. Si valuti anche l'ipotesi di vendita ad operatori privati internazionali»

«Il Comune deve aprire una riflessione sul ruolo e il futuro di Ataf spa. Anche valutando ipotesi di vendita ad operatori privati internazionali». Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato commentando la situazione nella quale si trova l'azienda di trasporti, una «società per azioni "condannata" a perdere denaro».«Una spa il cui bilancio è costantemente "rosso profondo" – si è domandato Amato che società è? Qual è la ragione d'essere di una società per azioni che non produce utili? Nel 2004 l'allora presidente Frangioni e tutto il consiglio di amministrazione vennero sostituiti e iniziò l'era di Elisabetta Tesi. Ma la situazione non è cambiata ed il deficit ha proseguito nella sua corsa. La dirigenza può e deve essere quindi chiamata in causa. Ma anche la proprietà, ed il Comune di Firenze possiede l'82% delle azioni, deve interrogarsi e mettersi in discussione. Il Comune deve anche chiedersi cosa ha fatto, fino ad oggi per salvare l'azienda, per la mobilità e il trasporto pubblico. Perché, come hanno ricordato sindacati, per far funzionare il servizio pubblico servono investimenti degli enti locali per corsie preferenziali, parcheggi scambiatori che funzionano, depositi che non comportino costi aggiuntivi»«I Comuni soci di Ataf – hanno sottolineato Amato ed il vicecapogruppo di Forza Italia Gabriele Toccafondi – hanno sfiduciato i vertici aziendali e avrebbero tutte le ragioni se è vero che per oltre un anno il piano industriale è rimasto lettera morta. Ma i soci lo condividono quel piano industriale e sono pronti a ricapitalizzare l'azienda per 30milioni di euro? Era l'agosto 2004 quando il piano industriale di Ataf venne pubblicato sui giornali senza un passaggio formale con i sindacati. Il piano era stato preparato a giugno e prevedeva anche un possibile collasso finanziario ed un taglio di lavoratori: si parlò di 150 esuberi. Oltre 9,2 milioni di deficit per il 2005 e un disavanzo di oltre 750mila euro al mese. La perdita nel 2004 è stata di 9,996 milioni euro, nel 2003 è stata di 5 milioni e 400.000 euro contro una previsione di 3 milioni e 800.000 euro. Proprio nel 2003 il 61% del bilancio serviva a coprire i costi del personale ed i ricavi coprivano solo il 34% dei costi. Nel 2002 i deficit è stato di oltre 2 milioni di euro. Dal 2002 al 2005 l'azienda ha perso quasi 30 milioni di euro».«Oggi Ataf, dopo la ricapitalizzazione d'urgenza decisa nel 2004 alla luce dello sforamento di ogni previsione negativa dei conti – ha aggiunto Amato – ha un capitale sociale di 31,7 milioni di euro. Il che significa che nel 2005 "potrà" perdere fino a 10,2 milioni senza dover portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento».«Davanti a questi dati – hanno proseguito i due esponenti del centrodestra – la presidente Elisabetta Tesi ha subito chiesto uno sforzo ai soci, quantificabile in 30 milioni di euro: 14 milioni per ripianare il deficit e 16 milioni per riposizionare l'azienda incrementandone il patrimonio netto. I soci non hanno mai né criticato il piano industriale né tantomeno richiesto maggiori spiegazioni alla presidente. Adesso scopriamo che quel piano industriale 2004-2007 non è stato attivato, che non ne esiste un altro e che c'è una pervisione èer il 2005 di oltre 9milioni di euro di deficit. Siamo alla fine del 2005 e i Comuni non sanno come conferire i 30 milioni richiesti: prendono tempo chiedendo all'Ataf di procedere con quel piano industriale. Ma cosa ha fatto per il momento il Comune di Firenze, azionista per l'82% di questa società? Ha emanato la famosa delibera di indirizzi, nella quale si legge che tra gli obiettivi prefissati c'è il raggiungimento del pareggio di bilancio in quattro anni, ma non ha mai detto come arrivare a tale pareggio. Per il Comune di Firenze sembrava possibile conferendo ad Ataf spa il deposito di viale dei Mille. Ma tale situazione è possibile? Peraltro ciò non sta avvenendo: ad oggi non sarebbe neppure disponibile la valutazione sul valore del deposito. Ma l'Ataf cosa realizzerebbe con tale operazione? Lo vuole vendere per incassare denaro o lo userà come patrimonio e come garanzia bancaria per futuri investimenti? E senza deposito dove verranno sistemati i mezzi? Inoltre chi metterà la liquidità necessaria nell'immediato?».«Il Comune di Firenze detiene l'82% dell'azienda – hanno concluso Amato e Toccafondi - ma chi utilizza i servizi proviene per oltre il 60% dai Comuni limitrofi: per questo è urgente sapere cosa le altre amministrazioni hanno intenzione di fare. Domande alle quali è doveroso e urgente rispondere, domande alle quali era doveroso e urgente rispondere un anno fa. Ora, invece, si sposta il problema su altri». (fn)