Maggio Musicale, Amato (FI) invia memorandum al commissario straordinario
Questo il testo del memorandum che Paolo Amato, capogruppo di Forza Italia, ha inviato al commissario straordinario della Fondazione Teatro del maggio Musicale Fiorentino:«FONDAZIONE DEL TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINOMEMORANDUMPremessaPer cercare di salvare, rilanciare e possibilmente sviluppare la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, occorre prendere coscienza della sua drammatica situazione economico-finanziaria.Il bilancio 2004 si è chiuso con una perdita di esercizio di 6.168.044 euro (che si aggiunge a quella di 1.806.013,00 euro dell'anno 2003). Il preventivo 2005 reca una previsione di perdita per 8.247.000 euro. La quale, aggiunta al menzionato dato negativo del 2004, determina un disavanzo di 14.415.044 euro.Ma non basta. Esaminiamo altri dati.Il "Sole 24Ore" del 31 agosto, in un'inchiesta sui risultati di esercizio conseguiti nel periodo 1999-2004 da tutte le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane, ha collocato al primo posto dopo la Scala di Milano (che però è, come dire, fuori scala!) il Teatro Comunale di Firenze con il dato negativo di meno 20.255.340 euro e, subito dopo al secondo posto, con meno 18.165.553 euro, il Teatro Massimo di Palermo guidato da quel Giambrone che Domenici voleva a tutti i costi imporre qui a Firenze.Il trattamento di fine rapporto (Tfr) del Teatro Comunale ammonterebbe a 8.987.846 euro. Questa cifra, che per legge e per espressa delibera del CdA è vincolata e sempre a disposizione dei lavoratori, è stata nel tempo investita in titoli. Stando però ai titoli in possesso della Fondazione risulta che la cifra ammonti in realtà a 4.275.307 euro il che significa che la differenza è stata spesa. E, pare, senza alcuna delibera del Consiglio di Amministrazione.La pianta organica del Teatro Comunale risulta di 484 unità. In realtà, vi lavorano 535 persone, grazie alle assunzioni decise dal Sovrintendente.Questo per dare un'immagine realistica di una situazione che insistiamo a definire drammatica. Certo, questa situazione è il risultato di una pessima gestione, la cui responsabilità amministrativa ricade sull'ex Sovrintendente Van Straten e la cui responsabilità politica ricade invece sul Sindaco Domenici che è anche Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione.Ma, al di la dell'individuazione delle responsabilità, oggi tutta Firenze è chiamata ad operare per salvaguardare e tutelare un bene culturale di primaria importanza qual' è il Teatro Comunale.Con questo "memorandum" articolato in otto punti e destinato al Commissario della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Forza Italia intende offrire uno strumento di riflessione ed un contributo all'opera comune cui ripeto siamo tutti chiamati, per amore di Firenze.1) La priorità è quella di salvare il Teatro Comunale e rilanciarne l'attività, tutelando i lavoratori e la città. Occorre perciò: ridurre significativamente il deficit di bilancio; elaborare un piano industriale o di riorganizzazione; aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali; e definire l'alienazione dell'immobile ex-Longinotti.Sono gli stessi obbiettivi che il 7 febbraio 2005 il Consiglio di Amministrazione aveva assegnato all'allora Sovrintendente. Obbiettivi non solo non realizzati ma nemmeno mai perseguiti da Van Straten, la cui fuga precipitosa ha lasciato irrisolti ed aggravati tutti i problemi del Teatro.2) Il progetto. La salvezza ed il rilancio del Teatro possono avvenire solo all'interno di un più generale progetto di sviluppo, che investa anche il tessuto urbano ed economico della città. Tale progetto di sviluppo passa attraverso la realizzazione di un polo musicale e la costruzione di un nuovo teatro nell'area della Leopolda.3) Lo strumento non può che essere quella della collaborazione tra tutte le forze politiche, all'insegna di un'intesa bipartisan. Per stabilire un'agenda dei lavori; per accelerare i tempi di realizzazione del progetto di sviluppo; e per reperire risorse: facendo ricorso a provvedimenti regionali, statali e comunitari, e appellandosi al mercato e ai privati.4) Il Sovrintendente deve perciò essere espressione e garante di questo disegno. Deve possedere accertate qualità professionali, non essere eccessivamente caratterizzato sul piano politico, e non avere, quale unico titolo, una disastrosa esperienza gestionale. Com'era il caso di Giambrone, che a Palermo portò il riaperto e rinnovato Teatro Massimo, nel giro di pochi anni (1999 2002), ad un buco di 13 milioni di euro, ossia di circa 26 miliardi di vecchie lire. Insomma, il Sovrintendente deve essere caratterizzato da comprovate capacità professionali e gestionali, e non solo dall'appartenenza politica. E non può che essere scelto sulla base di un ampio consenso (come prevede peraltro lo statuto della Fondazione, che non a caso richiede una maggioranza qualificata del CdA per l'elezione del Sovrintendente).5) La governance del Teatro Comunale si rende assolutamente necessaria per impostare gli indispensabili progetti di rilancio e di sviluppo, e per gestire l'attività teatrale con criteri di competenza, rigore, sobrietà e trasparenza. Unitamente alla nomina del nuovo Sovrintendente, è quindi opportuno procedere all'individuazione del ruolo e della persona del Direttore Generale: figura chiave del sistema della governance teatrale. Fermo restando che un'azienda di 500 persone avrebbe anche bisogno di un direttore del personale, di un direttore amministrativo, e di un direttore comunicazione e marketing.D'altronde, la legge quadro sullo spettacolo dal vivo, attualmente in approvazione alla Camera, si ispira alla filosofia della governance, modificando la struttura gestionale dei teatri, attraverso l'introduzione della figura di un Direttore Generale ed il ridimensionamento dei poteri del Sovrintendente, chiamato sempre a rendere conto ad un rafforzato Consiglio di Amministrazione, cui spetta anche il compito di nominare il direttore artistico.6) La direzione artistica va ripensata, ridefinita e rinnovata. Sul piano delle responsabilità e sul piano della conduzione. Attualmente, con i dioscuri Tangucci e Mazzonis, non c'è un sistema di responsabilità chiare e precise. Perché a fianco di Tangucci, che svolge formalmente l'incarico di direttore artistico, c'è il consulente Mazzonis che agisce e si comporta come se fosse lui, di fatto, il vero direttore artistico. Ma a che serve il consulente artistico di un direttore artistico? La consulenza di Mazzonis, che costa al Teatro, è proprio indispensabile? E perché? E' venuto il momento di parlarne anche per capire il vero ruolo che gioca Mazzonis.Sta di fatto che la conduzione artistica ha rappresentato e rappresenta tuttora una variabile indipendente della gestione teatrale, la qual cosa ha inciso negativamente sulla formazione del deficit di bilancio. Prendiamo ad esempio la recente realizzazione dello spettacolo del "Boris". Facendo una semplice valutazione di costi e ricavi, il Teatro ha avuto (e relativamente ai soli costi degli scritturati e degli allestimenti) una perdita secca di 1 milione 300 mila euro, alla quale andrebbero aggiunti i costi fissi di ogni rappresentazione. Ma, con la drammatica situazione economica in cui versa il Teatro e con i posti dei lavoratori a rischio, era opportuno mettere in piedi uno spettacolo così costoso per fare peraltro solo sei rappresentazioni? E parliamo di oggi per non parlare degli sprechi e degli errori del passato, di cui vorremmo comunque citare due casi. Nel giro di otto anni il Teatro ha offerto al pubblico tre produzioni dell "Idomeneo" di Mozart: quindi tre volte la stessa opera ma ogni volta con una nuova produzione! Cinque anni fa invece la mastodontica opera di Berlioz, "Les Troyens", realizzata in coproduzione con l'Opera di Monaco, doveva prevedere delle scenografie che andassero bene per i due palcoscenici di Firenze e di Monaco. Ma quando, dopo Monaco, il materiale arriva a Firenze ci si accorge che non sta più nel nostro palcoscenico. La produzione deve essere quindi rifatta. Il tutto con un costo aggiuntivo di 1 milione di euro!E' chiaro che la direzione artistica deve tutelare la qualità degli spettacoli e della produzione culturale, ma è altrettanto chiaro che essa non può continuare ad agire in un modo avulso dal contesto economico del Teatro, programmando un'attività senza copertura finanziaria. Come ha purtroppo fatto finora.Bisognerebbe inoltre pensare, per il direttore artistico, anche ad una particolare forma di incompatibilità. Per ragioni di manifesta opportunità. Perché mai infatti il direttore artistico del Teatro Comunale di Firenze deve fare da consulente a "I Pomeriggi Musicali" di Milano, un'istituzione finanziata dallo Stato?7) Il Festival del Maggio Musicale. La direzione artistica ed il Sovrintendente dovrebbero cercare di scorporare, sotto il profilo finanziario ed organizzativo, il Festival dall'annuale programmazione ed attività artistica del Teatro Comunale. In modo da fare di quest'evento un momento di attrazione particolare per utenti e turisti, e un'occasione per investire risorse.8) Rivedere il rapporto con gli impresari. Allo scopo di meglio tutelare gli interessi ed il patrimonio della Fondazione, occorre evitare ciò che avviene nel mondo del calcio (dove i procuratori condizionano le società, facendone lievitare i costi di gestione). E' quindi opportuno rivedere il rapporto con gli impresari che curano gli interessi dei cantanti e degli orchestrali. Ad esempio: quanto influisce economicamente sulle tournèes il rapporto che il Teatro ha con la società monegasca di Valentin Proczynski? E questa società ( la "Old e New Montecarlo") influisce per caso sulle scelte artistiche oppure no? Ed è vero o no ciò che si dice: e cioè che i cachets dei suoi artisti condizionano le stagioni dei teatri e quindi i loro bilanci? Fare chiarezza non sarebbe male. Tanto più che, a differenza delle società di calcio, la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino impegna prevalentemente danaro pubblico».(fn)