Da Firenze un appello al mondo della politica: «Si dichiari "illegale la povertà"». Petrella: «Le città diventino protagoniste di questa sfida e producano innovazione»
Si è chiuso a Palazzo Vecchio con l'approvazione di un primo testo della "Dichiarazione della illegalità della povertà" il convegno internazionale "Dai poveri illegali alla illegalità della povertà" organizzato dalla presidenza del consiglio comunale e dall'università del Bene Comune.Fra le proposte contenute nella carta: «adottare a livello dei consigli comunali la definizione di una "Norma Internazionale Povertà Zero" che deve servire di parametro di misura dello stato di applicazione dell'illegalità della povertà e delle politiche che i singoli comuni realizzano»; «promuovere politiche culturali di inclusione rispetto dell'altro, con un concreta volontà di cambiamento sul piano della formazione di nuove generazioni ai comportamenti responsabili e solidali»; «promuovere una reale ed effettiva partecipazione dei cittadini, ad esempio ai processi di ri-publicizzazione dei beni acqua, salute, alloggio e conoscenza e del governo dei servizi connessi dando vita, a tal fine, alla formazione di "tavoli di azione decisionale"».Nel documento si sottolinea che «le città e le collettività locali devono diventare i laboratori attraverso i quali costruire e praticare le pratiche e le politiche preventive per costruire un mondo senza poveri» e «garantire i diritti di base e il loro effettivo godimento per combattere la povertà, sulla base di esperienze già praticate da altre città europee».Quanto al diritto all'acqua si fa riferimento ai modelli pratica in Belgio ed in Olanda che garantiscono l'accesso al minimo vitale di 40 litri a persona. Per la casa, invece, il modello è l'ordinanza con la quale il sindaco di Bobigny ha dichiarato la cittadina francese alle porte di Parigi «zona di protezione degli inquilini in difficoltà economiche». Con tale ordinanza «ogni procedimento di sfratto degli inquilini o famiglie deve essere preceduto da una comunicazione alle autorità dello stato e alle autorità sociali della città, e da una riunione con tali autorità con l'obiettivo di iniziare un sincero impegno volto ad evitare lo sfratto o a trovare un alloggio alternativo per gli sfrattati» e «gli sfratti, basati su considerazioni economiche o a causa di effetti di insicurezza sociale non preceduti da impegni congiunti da parte delle autorità dello stato e della città sono proibiti».La dichiarazione di Firenze, infine, si conclude riaffermando «che le città devono farsi promotrici delle ri-invenzione del pubblico e di una finanza pubblica messa al servizio dei beni e servizi comuni pubblici. A questo fine, la priorità deve essere data al rilancio delle casse cooperative di risparmio e di credito a livello regionale, nazionale e continentale»Il documento rimarrà nella rete civica del Comune e fino al 30 settembre associazioni, movimenti e singoli cittadini potranno inviare proposte e contributi.Il testo finale sarà presentato in occasione del congresso della Retis ("Rete Europea Transregionale per l'Inclusione Sociale") che si terrà a Firenze il prossimo novembre.«Il Global Forum di Milano ha sottolineato Riccardo Peterella, presidente dell'università del Bene Comune punta a combattere la povertà incrementando gli aiuti umanitari e per lo sviluppo e sollecitando un maggiore ricorso al microcredito. Questa soluzione va bene a tutti ma non mette in discussione il nostro modello di sviluppo e la possibilità di continuare di accumulare ricchezza individuale e collettiva combattendo la povertà con la carità. La sfida lanciata da Firenze è quella della messa in discusso di questo modello di sviluppo, di denunciare le mistificazioni oggi prevalenti intorno al concetto di povertà, ovvero che i poveri sono illegali e che la povertà è legata alla mancanza di risorse, a partire dalle città considerate come i nuovi laboratori per condividere le risorse disponibili e nuovi modelli di convivenza con le altre culture presenti sul territorio». (fn)Dichiarazione Provvisoria«DAI POVERI ILLEGALI ALL'ILLEGALITA' DELLA POVERTA»FIRENZE 910 SETTEMBRE 2005PALAZZO VECCHIO, SALONE DEL CINQUECENTOAl di là dell'abdicazione attualeNON RESTIAMO PRIGIONIERI DEL FALLIMENTO L'analisiI poveri non sono "illegali" e la povertà non é un fenomeno "naturale"Le nostre società, quelle ricche in particolare, tendono sempre più a considerare illegali un numero crescente di gruppi sociali e di categorie d'individui. Non solo aumentano i "terroristi" ( certi dirigenti li vedono dappertutto) ma gli immigrati considerati clandestini sono in rapida espansione, i disoccupati di lungo periodo ( in aumento ovunque) sono visti come dei profittatori, ed i poveri sono giudicati sempre più degli inetti, dei parassiti, dei potenziali criminali. Infatti, negli ultimi anni, è ritornata a diffondersi nei nostri paesi l'opinione che i poveri, gli immigrati ed i disoccupati - per non menzionare certe categorie di "disabili" - sarebbero "naturalmente" più potenziali criminali degli altri gruppi o categorie sociali.Non sono i poveri - gli esclusi - ad essere illegali o criminali e quindi a "fare problema", ma é l'esistenza della povertà che é criminale e che deve essere dichiarata illegale.Nessun essere vivente è clandestino sul pianeta.La povertà non è una fatalità ed ancor meno la miseria.Perciò non può essere negato il diritto alla vita a nessunaE' imperativo, urgente e categorico cambiare i termini del problema .E' urgente, oggi, cambiare subito i termini del problema perché se si accetta e si è disponibile a cambiare le scelte attuali, si eviterà che nel 2015 ci siano ancora tre miliardi di poveri , come proposto dalla Dichiarazione degli "Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo",Come la schiavitù, la povertà é il risultato del comportamento e delle azioni degli esseri umani in società. E' un prodotto sociale, non é un fatto naturale.Non é perché le classi dirigenti e la politica degli ultimi trent'anni si sono rivelate "strutturalmente" incapaci di sradicare la povertà nel mondo che questa diventa, ipso facto, inevitabile e, quindi, accettabile, vuoi "legale".Le ragioni del fallimento della lotta contro la povertà condotta nel corso degli ultimi trent'anni a partire dal 1974 , allorché la comunità internazionale (l'ONU) lanciò il Nuovo Ordine Economico Internazionale (NOEI) con l'obiettivo esplicitamente affermato dello sradicamento della povertà entro il 2000.. risiedono prevalentemente :nell'abdicazione da parte della comunità internazionale che è avvenuta attraverso l'accettazione della riduzione degli obiettivi del millenniola negazione dell'uguaglianza del diritto alla vita per tutti, cioè del riconoscimento dell'uguaglianzala rinuncia , nonostante gli impegni assunti, a mettere a disposizione le risorse finanziarie per gara di appalto e deleghe al mercato (politiche povere per la povertà)la non volontà a cambiare i comportamenti individuali e collettivi a livello sia di stile di vita che di modelli economici e culturali ( cambiare la mentalità per lottare contro la miseriala violenza esercitata nei confronti dell'ambiente con il conseguente incremento delle calamità e dei disastrila legalizzazione dei meccanismi che attualmente producono la ricchezza (accordi WTO, GATTS, etc)l'attuazione di politiche finalizzate a prendersi cura di pochi anzichè prendere in carica i diritti di tutti gli esseri viventinella povertà della politica, cioè nella incapacità degli attuali partiti di farsi carico dei problemi di tutti e quindi di garantire di vivere insieme cioè in pacenella espropriazione della politica da parte delle imprese multinazionali che sono le principali responsabili del fallimento delle politiche sociali e di mercatoCREDIAMO IN SOLUZIONI CHE INCIDONO DULLE CAUSE ALLA RADICE. NON LIMITIAMOCI A PROMETTERE PIU MERCATO E PIU AIUTILa PropostaSul piano generale La dichiarazione dell'illegalità della povertà e delle altre misure connesse, necessarie ed indispensabili, sul piano legislativo, economico e sociale da parte della Rete delle società per la povertà è finalizzata a dichiarare che "La povertà é la negazione dei diritti umani e della dignità della persona umana. La povertà é illegale".La fattibilità di un mondo senza poveri è possibile nella misura in cui ciascuno di noi accetta di assumere come proprio questo obiettivo e non si ci rifugia nella delega alle istituzioni ed alla politica.L'eliminazione della povertà è possibile nella misura in ciascuno di noi, nelle proprie famiglie, nel territorio è disponibili ad impegnarsi a mettere in pratica i seguenti cambiamenti:trasformare gli attuali rapporti basati sulla esclusione, sul non rispetto in relazioni di fratellanza, uguaglianza, affettività e solidarietàriconoscere l'esistenza di beni e di servizi comuni da garantire attraverso un finanziamento pubblico via la fiscalità (locale e mondiale) nel rispetto delle diversità culturali,sostenere il riconoscimento giuridico e politico dell'umanità in quanto soggetto di riferimento per una nuova architettura politica del mondo.A questo atteggiamento culturale e comportamentale deve associarsi una serie di impegni da parte della Politica, delle Istituzioni, delle varie Confessioni Religiose, per rimuovere le cause strutturali che generano la povertà e cioèeliminare i meccanismi strutturali della povertà anziché puntare sull'erogazione di aiuti umanitari e sulle elemosine dell'aiuto allo sviluppocambiare il sistema finanziario , cioè reinventare una finanza mondiale al servizio del diritto, della giustizia ( non c'è soluzione se non si cambiano i presupposti fondativi del sistema monetario e finanziario)promuovere e ricercare la partecipazione dei cittadini, al di là della retorica e del ricorso ai criteri di rappresentanza che spesso vengono messi in atto(gli strumenti : nuove politiche di partecipazione a livello di gestione dei bilanci, le assemblee di quartiere, la gestione dei beni e serviziRIDARE IL POTERE DI FUTURO ALLE CITTA ATTRAVERSO IL DIRITTO ALLA VITA PER TUTTIQuali proposte per la città? Andare al di là della retorica della partecipazione dei cittadiniLe città e le collettività locali sono i luoghi privilegiati a partire dai quali si puo' e si deve dare concretezza alle misure proposte per realizzare l'illegalità della povertà.Un governo della comunità si sviluppa soprattutto in un contesto di prossimità dei legami sociali che si intrecciano in un territorio..Il "territorio" locale é il luogo ed il tempo della prossimità immediata, visibile, fonte di identità collettive che danno senso e significati al vivere insieme.Compito degli amministratori locali e delle città è quello di sapere coniugare la "profezia" con la politica.Le nostre proposte alle Città, a sostegno della illegalità della povertà, sono le seguenti :adottare a livello dei Consigli comunali la definizione di una Norma Internazionale Povertà Zero (la NIPZ) che deve servire di parametro di misura dello stato di applicazione dell'illegalità della povertà e delle politiche che i singoli comuni realizzanopromuovere politiche culturali di inclusione rispetto dell'altro, con un concreta volontà dicambiamento sul piano della formazione di nuove generazioni ai comportamenti responsabili e solidalic) promuovere una reale ed effettiva partecipazione dei cittadini, ad esempio ai processi di ri- publicizzazione dei beni acqua, salute, alloggio e conoscenza e del governo dei servizi connessi dando vita, a tal fine,alla formazione di Tavoli di azione decisionale sulle problematiche citate.Le città e le collettività locali devono diventare i laboratori attraverso i quali costruiree praticare le pratiche e le politiche preventive per costruire un mondo senza poverid) garantire i diritti di base per combattere la povertà, a livello delle singole città l'accessoall'acqua, alla salute, alla casale città devono farsi promotrici delle ri-invenzione del Pubblico e di una finanza pubblica messa al servizio di beni e servizi comuni pubblici. A questo fine, la priorità deve essere data al rilancio della spesa pubblica nel settore sociale da considerare come un investimento produttivo nelle risorse umane e non più come una spesa sottoposta ai vicoli delle politiche di stabilità e di aggiustamento strutturale.Le reti delle città costituiranno il luogo in cui sarà verificata la graduatoria nell'applicazione della "Norma Internazionale Povertà Zero (NIPZ)"