Folla e commozione in Palazzo Vecchio per l'incontro in ricordo di don Cuba. Il sindaco Domenici: "Proporrò l'intitolazione di una strada"

Una strada intitolata a don Danilo Cubattoli, l'amatissimo ‘prete dei carcerati', scomparso il 3 dicembre scorso all'età di 84 anni: è la proposta avanzata dal sindaco Leonardo Domenici durante l'incontro "Don Cuba, arcobaleno per tutti" organizzato oggi in Palazzo Vecchio per ricordare questo grande personaggio fiorentino. E non è bastato il Salone dei Dugento per contenere tutti coloro che hanno voluto esserci e partecipare, semplici cittadini e illustri personalità: tanto che l'iniziativa si è spostata nel Salone dei Cinquecento, in un clima di commozione ma anche di grande serenità che ha caratterizzato tutti gli interventi. A cominciare da quello del sindaco che ha aperto l'incontro, per lasciare poi la parola all'arcivescovo emerito cardinale Silvano Piovanelli, al giornalista e scrittore Pier Francesco Listri, al presidente della Fondazione Michelucci Alessandro Margara, al padre salesiano don Giorgio Bruni ed infine a Claudio Crastus, poeta e detenuto in semilibertà, che ha letto la poesia dedicata a don Cuba in occasione della scomparsa.Domenici ha ripercorso brevemente la storia di don Cuba, nato a Tavarnelle Val di Pesa il 24 settembre del 1922, ordinato sacerdote l'11 luglio del 1948, dal 1953 cappellano prima alle carceri di Santa Teresa e delle Murate e poi di Sollicciano. Il sindaco ha ricordato la passione di don Cuba per il cinema e per il ciclismo, ma soprattutto si è soffermato sulla sua umanità, sulla sua visione della fede e della missione sacerdotale: "moderna, lontana dalla retorica, capace di parlare il linguaggio delle metropoli, delle loro periferie, in grado di farsi ascoltare e di arrivare laddove nessuno ha il coraggio e la forza di guardare. Questo don Cuba ci ha lasciato – ha detto ancora il sindaco - Un prezioso patrimonio di bontà, di dolcezza, ma anche di energia e di entusiasmo che Firenze ricorderà e coltiverà nella sua memoria. E' il regalo che, lui ‘cercatore di perle nascoste' ha lasciato ai suoi ragazzi, quelli di ieri e quelli di oggi, che nel loro don Cuba hanno visto un esempio di semplicità e insieme di meravigliosa umanità. Il Fiorino d'Oro che Firenze gli ha voluto conferire nel dicembre del 2000 rappresenta più di un riconoscimento simbolico: è il segno della stima e dell'affetto che i fiorentini nutrivano nei suoi confronti e che don Cuba ha sempre ricambiato con tutto l'amore che un uomo può dare. Per tutto questo, proporrò all'apposita commissione che la città dedichi a don Cuba una strada, perchè la sua presenza resti non solo dentro di noi, ma un segno nella città e per le generazioni future."Durante l'incontro è stata proiettata l'intervista di Pier Francesco Listri "Se un prete si confessa", in cui don Cuba parla tutto tondo di sé, dalla sua vita e della sua esperienza di uomo e di prete. Anche Roberto Benigni, grande amico di don Cuba, pur essendo in questi giorni in tournè con il suo spettacolo, ha inviato un messaggio di partecipazione e di affetto. (ag)