Presentato in Palazzo Vecchio il libro di Michela Lanza "Donne con le Palle"
Ci sono interviste a donne famose come Alena Seredova, a tifose del calcio ma anche grandi campionesse come Fiona May, due volte campionessa mondiale di salto in lungo, a guardalinee di serie A come Cristina Cini, Giovanna Martini, giornalista televisiva di Sette Gold e inviata di Mediaset, a Laura Bonometti, in arteLaura Bono, cantante, a Carolina Morace, ex-calciatrice e commissario tecnico della nazionale femminile azzurra con 12 scudetti alla spalle e capocannoniere per altrettante stagioni.E' il libro della giornalista Michela Lanza, "Donne con le Palle", indagine su donne comuni, tifose e Vip giornaliste, moglie di calciatori che in modi diversi 'vivono' e amano il mondo del pallone. Il libro è stato presentato questa mattina dal consigliere comunale Massimo Pieri, dal presidente commissione cultura, sport e pubblica istruzione Dario Nardella, dalla presidente commissione per le politiche sociali e della salute Susanna Agostini e da Giovanni Galli, presidente della Fondazione "Niccolò Galli". Un saluto è stato portat dall'assessore allo sport Eugenio Giani: «Con questa pubblicazione si è colmato un vuoto nella saggistica sportiva. Il ruolo delle donne nello sport ha assunto , giustamente, una dimensione importante e quindi è doveroso un ringraziamento all'idea e alla passione di Michela Lanza che traspare nel leggere questo libro».«Le donne, sempre più determinate e competitive verso il loro alter ego maschile ha osservato l'autrice non possono non appassionarsi di un mondo dove sfida, competizione, sacrificio e passione, svago e divertimento si intrecciano continuamente. Questo libro è una raccolta di testimonianze e pareri di persone che hanno contribuito ad affermare l'anima rosa del calcio».«Questa pubblicazione ha rilevato Massimo Pieri è semplicemente un modo per iniziare a informare su temi che sono particolarmente sentiti nella società del terzo millennio. Certamente il lettore troverà in queste pagine critiche, proposte, informazioni e storia. Una storia che è passata sulla "testa" di tante donne, una in particolare, l'autrice che si è voluta guardare dentro e leggersi a fondo, mettendo a nudo tutta la voglia di essere donna senza presunzione ma con la convinzione di non avere smarrito la voglia di sorridere».«In questi anni tante cose sono cambiate nel mondo dello sport femminile ha concluso Pieri una volta, a 24 anni, una ragazza, se non aveva toccato il grande successo, decideva di smettere. La società le imponeva altri obiettivi: sposarsi, fare bambini, sistemarsi. A partire dalla mia generazione le donne sono riuscite a diventare più autonome: certe scelte possono essere rimandate, continuando a gareggiare, studiare, crescere, andare in pizzeria come tutti gli altri. Ecco il messaggio: la vita di un' atleta non è solo sacrificio. Al successo femminile, dunque, si è accostata un'immagine allegra».«In un convegno organizzato dalla Uisp nel 1993 a Firenze ha ricordato la presidente della commissione per le politiche sociali e della salute Susanna Agostini emergeva che c'erano dodici milioni di donne sportive ma solo 5 dirigenti (su 172) nel Coni; nessun presidente nelle federazioni e casi come quello della ginnastica (80% dei praticanti, 7,54% dei dirigenti). A distanza di 13 anni non credo che le cose siano cambiate, dimostrano i recenti mondiali di scherma o di ginnastica artistica. Basta pensare, tanto per fare qualche esempio, alle sciatrici Debora Compagnoni Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, alle schermitrici del cosiddetto "dream team" Vezzali, Trillini, Zalaffi, Vaccaroni e Bortolozzi, Bianchedi. Senza dimenticare Fiona May, inglese di nascita ma fiorentina a tutti gli effetti. Un flusso che ha smesso d' essere quel fiume carsico, spesso invisibile, che arrivava alla luce della ribalta saltuariamente, e comunque solo quando l'impresa era enorme e quindi il nome della protagonista non poteva più essere taciuto. Siamo davanti ad un flusso continuo che non è di sole medaglie, ragguaglio statistico e nulla più ma una vera e propria rivoluzione culturale. Ora non fa più notizia la vittoria in sè ma quel certo modo di vincere, di riscuotere il consenso. Di imporre un'immagine dove l'atleta è solo l'altra metà del cielo e la donna non sta dietro il paravento».«Negli anni passati ha sottolineato il presidente della commissione sport Dario Nardella la sportiva era una sorta di emigrante dal suo ruolo, responsabile d' una scelta separata. Un limbo androgino, un recinto a parte. Sara Simeoni, ex primatista mondiale di salto in alto, è stata in questo senso il grande spartiacque dello sport femminile in Italia: un'avventura spalmata lungo quattro Olimpiadi (dal 1972 al 1984 costellata di vittorie che pochi uomini possono vantare), negli anni di una condizione in mutamento, mentre la considerazione verso la donna in carriera agonistica cresceva come l' asticella che le si parava di fronte. Oggi c'è una coscienza diversa da parte delle donne che fanno sport: vediamo crescere atlete che riescono a fare lo sport sul serio, come una qualsiasi professione. Oggi le ragazze azzurre di ogni sport sanno essere vicine alla gente comune, sanno presentarsi su un campo di gara ma anche davanti ad un pubblico diverso. E gli sportivi passano dallo loro parte, non le considerano più eccezioni. Le donne hanno trovato la via femminile al successo. Sanno vincere ma sanno anche affrontare le crisi con coraggio. Il pubblico lo capisce, le capisce».Da non dimenticare che per volontà dell'autrice e della casa editrice Sassoscritto, una parte dei proventi della vendita del libro sarà devoluta alla Fondazione Niccolò Galli. (fn)SEGUE FOTO CGE