Quartiere 4: "Indovina chi viene a cena?". I disabili psichici "padroni di casa" nelle cene con gli amici e gli operatori sociali

"Come mai non ci abbiamo pensato prima? Le belle idee, una volta realizzate, sembrano normali e perfino semplici". È il commento del presidente del Quartiere 4, Giuseppe D'Eugenio che stamani ha aperto i lavori del convegno "Le chiavi di casa" che si è svolto a Villa Vogel, presentando un bilancio dell'esperienza innovativa del centro di socializzazione Il Giaggiolo, prima in Toscana, per stimolare l'autonomia delle persone affette da disabilità psichiche.Il Giaggiolo, gestito dalla cooperativa Arca, è frequentato da 26 persone (dai 28 ai 60 anni con un'età media di 37 anni) ed opera per sviluppare la loro autonomia attraverso esperienze di vita di relazione."Indovina chi viene a cena?" (questo il nome del progetto, in omaggio al celebre film di Stanley Kramer) risponde ad un'esigenza molto sentita dai disabili e dai genitori e dalle loro famiglie che è possibile sintetizzare nella domanda: "Che succederà quando non ci saremo più ad occuparci e prenderci cura di loro?""Autonomia vuol dire conquista di piccole cose che hanno un grande significato perché determinano autostima, maggiore fiducia in se stessi, maggiore maturità emotiva e affettiva – ha commentato Giuseppe D'Eugenio –. L'idea è semplice e geniale, nello stesso tempo. I familiari per una volta lasciano la propria abitazione, recuperano del tempo per loro stessi, mentre la persona disabile, gli operatori del centro e gli altri frequentatori della struttura organizzano la cena".Tutti insieme vanno a fare la spesa, cucinano, apparecchiano la tavola e poi cenano, sparecchiano e sistemano tutto, trascorrendo il dopo cena tra chiacchiere, giochi balli.Le operatrici del centro di socializzazione Il Giaggiolo, Luisa Basso e Ilaria Raffaelli, hanno illustrato i risultati di questo progetto evidenziando anche l'importanza di aprire la casa, presentandola agli ospiti e permettendo loro di entrare in contatto con una parte molto intima della propria vita (la camera, gli arredi, gli oggetti d'uso quotidiano). Questo crea complicità, amicizia, desiderio di condivisione.Durante il convegno è stato anche proiettato un video che ha contribuito ad illustrare l'importanza ed i risultati dell'iniziativa."Percorsi di questo tipo – ha concluso il presidente D'Eugenio – aprono nuove frontiere e dimostrano che le case-famiglia non sono l'unica risposta possibile. Ci sono numerose altre possibilità ovviamente calibrate sulla capacità di autonomia dei singoli soggetti. Per esempio ci accingiamo a realizzare nel nostro quartiere, presso la futura sede dell'Anpas (l'Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze) in via Canova, un nucleo di 5 unità abitative per la vita indipendente di persone svantaggiate".Per ulteriori informazioni: Arca, Cooperativa Sociale in via Aretina 265, telefono 055/6507011, arca@arcacoop.it. (uc)