Anniversario strage di Nassyria, Rifondazione: «La celebrazione dovrebbe assumere il carattere di una riflessione politica»

Questo il testo della capogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini e dei consiglieri Leonardo Pieri e Mbaye Diaw:«In preparazione della seduta del consiglio del prossimo lunedì, durante la quale – per decisione della conferenza dei capigruppo e con la nostra sostenuta contrarietà – si dovrà svolgere la celebrazione ufficiale dei militari morti a Nassyria due anni fa, abbiamo oggi distribuito a tutti un testo, estratto dal "Rapporti sui diritti globali 2006" a cura della Associazione SocietàINformazione.In questo testo si ricorda che "l'8 novembre 2005 RaiNews24 ha trasmesso un reportage nel quale emerge che l'esercito americano avrebbe lanciato indiscriminatamente e consapevolmente sulla città di Falluja l'NK-77, una nuova versione deò napalm proibito dal 1980, e il fosforo bianco. Il marine Jeff Englehart racconta: "Ho visto corpi bruciati di donne e bambini. Il fosforo esplode e forma una nuvola, chi sio trova nel raggio di 350 metri è spacciato. Il dipartimento di Stato americano ha confermato di avere utilizzato il fosforo bianco in Iraq: una mezza ammissione del crimine di guerra compiuto, dal momento che gli armamenti al fosforo bianco non sono in grado distinguere un combattente da un normale cittadino e a Falluja molto civili non avevano abbandonato la città".Siamo fermamente convinti che i morti abbiano tutti diritto ad essere celebrati oltre che rispettati. Siamo convinti inoltre che i morti in guerra rappresentino – con il sacrificio della loro stessa vita – la richiesta che il loro sacrificio sia l'ultimo, che non vi siano più morti né militari né civili a causa della guerra; che la politica, l'azione diplomatica degli Stati e dei popoli risolva le questioni internazionali e affermi il diritto alla vita degli uomini e delle donne.Per questo, a due anni di distanza da quel tragico evento, la celebrazione dovrebbe assumere il carattere di una riflessione politica, così come è avvenuto nel Paese e nel Governo, perché quei soldati non siano morti invano».(fn)