40° dell'alluvione, il sindaco Domenici. "Mi associo al richiamo del cardinale per la città: un nuovo slancio di solidarietà per il bene comune"

"Ieri il cardinale Ennio Antonelli, con tutta la sua autorevolezza morale e spirituale, ci ha richiamati come comunità civile ai problemi dell'oggi. E con questo, con questo riferimento alla comunità civile, ha toccato un concetto al quale anche io tengo particolarmente. ‘E' tempo di solidarietà – ha detto - intesa non come vaga compassione, ma come volontà decisa e perseverante di impegnarsi per il bene comune secondo le proprie capacità. Occorre che ognuno faccia la sua parte e che tutti collaborino mettendo insieme le molteplici risorse politiche, lavorative, manageriali, finanziarie'. Io mi associo a questo richiamo. Perché credo che l'impegno civile possa coniugarsi con quello etico e spirituale". Sono le parole del sindaco Leonardo Domenici, che stamani in Palazzo Vecchio, in occasione della cerimonia in onore di Franco Zeffirelli, si è brevemente soffermato in una riflessione sulla città."In questi giorni – ha detto il sindaco - mi sono chiesto spesso come fosse la Firenze del '66, di cui tanto abbiamo parlato e che tanto abbiamo ricordato. Perché credo che per capire la città di oggi sia utile sapere cosa è rimasto e cosa è cambiato. Allora c'erano più abitanti: 450mila contro i 377mila di oggi; l'aspettativa media di vita di un fiorentino era inferiore di 10 anni; il reddito pro-capite era più basso di 2,8 volte; le auto circolanti erano 95mila contro le 291mila di oggi; i residenti stranieri erano 1.180 contro i 32.500 odierni; il 35% dei fiorentini aveva la casa di proprietà, mentre oggi è oltre l'80%. I turisti erano un terzo, 3 milioni e 300mila presenze contro gli oltre 9 milioni attuali; l'illuminazione delle strade lasciava molto a desiderare; c'erano gravi problemi di approvvigionamento idrico nelle zone delle Cure e dell'Isolotto. Tutto questo per dire che stiamo meglio oggi? No. Il problema è capire come è cambiata la città"."La nostra città – ha continuato Domenici – oggi deve confrontarsi con nuove contraddizioni: i problemi li vediamo tutti ogni giorno nelle nostre strade, nelle nostre piazze. Ma ciò che vediamo non è che l'espressione di un processo storico forte, al quale Firenze non può opporsi e che si chiama globalizzazione, immigrazione, turismo di massa. Davanti a questi problemi, credo si debba cercare di governare insieme i nuovi processi nel mondo migliore. Con un nuovo slancio di solidarietà"."Credo che queste celebrazioni per il 40° dell'alluvione debbano avere un duplice obiettivo – ha concluso il sindaco - Il primo è molto pratico: vogliamo le risorse per la definitiva messa in sicurezza dell'Arno. E su questo fronte credo che qualcosa si sia ottenuto. Il secondo obiettivo, è quello di recuperare quello spirito solidale di fondo che venne fuori dopo l'alluvione. Per tornare a parlare di bene comune e non di ‘tutti insieme e ognun per sé'. Perché se ognuno fa la propria parte secondo la sua responsabilità, se pensiamo che il problema del futuro non è solo quello della ricchezza privata ma del bene comune e collettivo, se riusciamo ad unire gli intenti, allora anche queste celebrazioni saranno servite a tutti noi e alla nostra città". (ag)