40° dell'alluvione, il sindaco ha aperto il raduno degli 'angeli del fango'. "Da Firenze un messaggio forte di solidarietà. E l'impegno comune per la messa in sicurezza dell'Arno"
"Grazie. Grazie per essere stati qui nel 1966 e grazie di essere qui oggi. Dove si respira davvero lo stesso clima, la stessa sensazione profonda, lo stesso coinvolgimento emotivo di 40 anni fa. Si respira il senso profondo della solidarietà che arrivò a Firenze da tutto il mondo. E questo è importante dirlo, perché di solidarietà nel mondo in cui viviamo c'è ancora tanto bisogno: e noi vorremmo che questi 40 anni dall'alluvione non fossero soltanto una celebrazione fine a se stessa, ma che arrivasse al mondo intero un messaggio forte da questa città universale che è Firenze". Sono le parole del sindaco Leonardo Domenici, che in Palazzo Vecchio, in un Salone dei Cinquecento stracolmo e pieno di emozione, ha aperto ufficialmente il raduno degli angeli del fango', alla presenza del vicepresidente del consiglio Francesco Rutelli, i ministri Vannino Chiti e Alfonso Pecoraro Scanio, il presidente della Regione Claudio Martini, il presidente del consiglio regionale Riccardo Nencini, il consigliere regionale Erasmo D'Angelis."Vorremmo che arrivasse questo messaggio forte ha proseguito il sindaco - con la stessa volontà di impegnarsi, con la stessa volontà di partire dalla tragedia, dal dramma, dalla calamità per ricostruire, per fare qualcosa di buono. Per ritrovarsi insieme e per dare a tutti un messaggio che sia davvero diverso, di un futuro migliore per tutti. Credo che voi oggi siate qui per testimoniare questo. Per dire a tutti noi quanto e quale sia stato l'impegno che ciascuno sia riuscito a mettere in quel momento per salvare Firenze"."Devo ringraziare chi, a cominciare dalle istituzioni, ha reso possibile questo appuntamento davvero straordinario. D'altra parte Firenze, grazie a voi, seppe reagire e ritrovare una spinta e l'orgoglio di ricostruire se stessa. E i fiorentini seppero che il mondo guardava a Firenze con angoscia, con ansia, ma anche con la volontà di contribuire in modo sostanziale: perché era come se in quel momento il mondo temesse di perdere un pezzo della sua identità, della sua storia, della cultura. Sapeva che Firenze correva quel rischio. E anche in città avvennero delle cose straordinarie, in un momento in cui c'era ancora la divisione in blocchi del mondo, in cui c'erano forti contrapposizioni ideologiche. Ebbene, in quel momento la città, dal profondo, seppe trovare quello spirito unitario forte e significativo: quello spirito che Firenze sa sempre trovare nei momenti più difficili e nelle sfide più impegnative. Quella solidarietà unì l'associazionismo e il volontariato laico e cattolico e coinvolse anche tanti giovani con una divisa. Perché otre agli angeli del fango' e ai volontari, dobbiamo ricordare quei giovani militari che vennero da ogni parte d'Italia per spalare il fango. E ricordiamo i Vigili del Fuoco, che oggi qui celebrano il loro raduno nazionale e che dettero un contributo essenziale per il recupero della città".Domenici ha poi invitato tutti a visitare la mostra allestita nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, con le immagini scattate del grande fotografo David Lees. "Vedrete quella che per me è l'immagine più bella ha detto il sindaco - la grande foto del David di Michelangelo all'Accademia circondata dal fango. E come me penserete: quella è l'immortalità dell'arte e l'immortalità di Firenze. Perché il David guarda il fango dall'alto ed è come se lo avesse sconfitto. E se lo abbiamo sconfitto, è perché Firenze è questa, perché ci siete stati voi, perché qui è venuta tanta gente".Domenici è poi passato a parlare dell'oggi. "Questi 40 anni devono anche ricordarci che l'impegno non è finito. E' stato fatto molto, molte cose importanti: soprattutto è cresciuta la nostra capacità di prevedere i rischi di piene e straripamenti e soprattutto ha fatto grandi passi avanti l'organizzazione della protezione civile. Ma tutto questo non basta. Questi 40 anni sono per ricordare, per celebrare, per rivivere questo spirito di solidarietà, ma anche per dirci: prendiamo un impegno comune. Tutte le istituzioni insieme, perché ancora l'Arno non è in sicurezza; e non si deve parlare solo di Firenze, ma di tutto il fiume. E' necessario intervenire con realizzazioni e opere tecniche, a cominciare dalle casse di espansione, che possano farci dire che la messa in sicurezza del fiume è raggiunta"."Oggi siamo qui per ricordare e celebrare ha concluso il sindaco - ma siamo qui tutti, soprattutto le istituzioni, per fare un patto e per dire che il nostro impegno non è finito. Prendiamo nuovo stimolo e nuovo spunto da questa celebrazione, per dire che il nostro lavoro deve andare avanti e che vogliamo raggiungere l'obiettivo della messa in sicurezza del bacino dell'Arno".Il sindaco ha infine letto il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha ringraziato a nome della città e di tutti coloro che partecipano alle celebrazioni del l'anniversario dell'alluvione del 66. (ag)