Anniversario della scomparsa di Ferruccio Valcareggi, interviene il presidente della commissione cultura e sport Nardella

Questo il testo dell'intervento del presidente della commissione cultura, sport e pubblica istruzione Dario Nardella:«E' trascorso un anno da quando Ferruccio Valcareggi, "zio Uccio" come lo chiamavano amabilmente gli amici, ci ha lasciati. Lunga e ricca di soddisfazioni la sua carriera prima come calciatore (mezzala o centromediano metodista prima a Trieste, la sua città natale, per poi passare a Fiorentina, Bologna, Vicenza, Lucchese, Brescia e Piombino) e poi come allenatore, con un denominatore comune: la Fiorentina, cui era legato da profondo affetto.Ma i suoi successi più importanti sono legati al periodo nel quale ha ricoperto l'incarico di commissario tecnico della nazionale. Anzitutto il Indelebile in tutti noi il ricordo di quella memorabile Italia-Germania 4-3 ai mondiali del 1970 in Messico, così come la vittoria, due anni prima, del campionato europeo.Nessun c.t. azzurro fu trattato peggio (a parte Fabbri crocifisso per la sconfitta con la Corea ai mondiale in Inghilterra, nel 1966) e più ingiustamente. Avrebbe meritato di essere portato in trionfo per il leggendario 4-3 sulla Germania ed il secondo posto nei Mondiali del 1970, dietro il più grande Brasile di ogni tempo. I verdeoro erano una squadra di marziani, inavvicinabili per i comuni abitanti della terra. Tanto per fare un esempio in attacco schieravano Jairzinho, Gerson, Tostão, Pelé e Rivelino. Quattro assi e, forse, il più grande calciatore di tutti i tempi. Valcereggi ne ebbe in premio insulti e pomodori, venne massacrato da un processo popolare e mediatico d'inaudita violenza.Anche quando il suo rapporto con la Federazione calcio era cessato, Coverciano era diventata la sua seconda casa e 'Zio Uccio', come tutti lo chiamavano, era un riferimento ascoltato da tutti".Apparteneva alla grande fioritura calcistica della Triestina, negli anni 30: Colaussi e Pasinati (Mondiali nel ' 38), Rocco (una gara in azzurro, la prima dei Mondiali ' 34), Trevisan e lui. Ottima mezzala, ma chiuso da Loik e Valentino Mazzola. Si vestì d'azzurro solo come tecnico, il lavoro in cui lui e Nereo lasciarono un segno profondo. Giocò in molti club, ma Firenze diventò la sua seconda patria.Valcareggi si poteva considerare fiorentino a tutti gli effetti, perché da lungo tempo aveva scelto di vivere nella nostra città. Fin che ha potuto non ha perso una partita della squadra viola allo stadio Franchi che ha anche allenato nella prima metà degli anni Ottanta.Stile serio e pacato, dietro il quale sapeva nascondere le sue emozioni e le sue passioni, era un formidabile c.t., un uomo integro, impermeabile a tutto, ingiustizia compresa».(fn)