De Zordo: «Grandi opere per i cittadini, non per il business miliardario delle imprese»
Unaltracittà/Unaltromondo ha aderito alla manifestazione che si terrà sabato 14 ottobre a Roma «per garantire al paese un nuovo piano nazionale dei trasporti e della mobilità» e «per cancellare la legge obiettivo sulle grandi opere che sta distruggendo il territorio italiano e accrescendo a dismisura il debito pubblico dello Stato».Lo ha annunciato la capogruppo in Palazzo Vecchio Ornella De Zordo.«All'ordine del giorno ha aggiunto c'è anche una nuova stagione di sicurezza, trasparenza e legalità nel mercato dei lavori pubblici, che superi le norme criminogene sui general contractor, le rendite di posizione dei concessionari e l'abuso incontrollato dei sub-appalti.Aderiamo convinti a questa manifestazione perché Firenze e il suo territorio stanno per subire un decennio di grandi lavori, legati soprattutto all'attraversamento della città da parte dell'alta velocità, che è necessario siano realizzati nel pieno rispetto dei bisogni dei cittadini e non per garantire business miliardari alle solite imprese costruttrici».«L'esempio più concreto ha rilevato la capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo é proprio quello dell'Alta Velocità. Se è possibile unire la Roma-Firenze alla Firenze-Milano con un attraversamento di superficie dal costo stimabile di 300 milioni di euro e garantire contestualmente migliori servizi ai pendolari, perché le istituzioni locali si ostinano a sostenere il progetto del tunnel da nove chilometri che costa un milardo di euro?».La manifestazione di Roma è indetta da: No Ponte, No Mose, No Tav, Coordinamento comuni Val di Susa, Conferenza Permanente dei Sindaci della tratta ad AV Verona-Padova con le prime adesioni di: Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Campagna Sbilanciamoci, Rete del Nuovo Municipio, Fiom, Carta cantieri sociali, il Manifesto.Questa la piattaforma della manifestazione:"Dal 2001 al 2005, con il governo Berlusconi, abbiamo vissuto una stagione in cui le politiche governative hanno tentato di imporre scelte infrastrutturali e impiantistiche nel campo dei trasporti, dell'energia e dei rifiuti, contro gli interessi strategici del Paese, senza un reale coinvolgimento delle comunità locali e dei loro diretti rappresentanti, eludendo la valutazione ambientale strategica preventiva di piani e programmi, facendo carta straccia della valutazione di impatto ambientale.In questo periodo, con le norme derivanti dalla Legge Obiettivo e le scelte contenute nel Primo Programma delle infrastrutture strategiche, è stata esasperata la logica del "realizzare senza pensare" opere contro il senso comune e la razionalità, oltre che spesso contro l'ambiente, la cultura e il paesaggio italiano e contro, gli stessi vincoli economico-finanziari del bilancio dello Stato.Le grandi opere che veramente servono all'Italia dovrebbero essere finalizzate a trasferire le merci dalla strada, alla ferrovia e alle navi; a creare una rete logistica intermodale; a realizzare politiche coordinate per la mobilità urbana; a razionalizzare i sistemi idrici; a prevenire e contrastare il dissesto idrogeologico; a risanare e riqualificare i beni culturali, artistici e archeologici; a tutelare, valorizzare e promuovere il territorio, il paesaggio e la biodiversità.Finora, invece, sono state sottovalutate le condizioni del territorio, sia in termini di fragilità dell'assetto idrogeologico che rispetto alla perdita di funzionalità e di qualità del paesaggio legata agli eccessi di urbanizzazione e infrastruturazione registratisi in questi anni.Al tempo stesso, le comunità territoriali e gli stessi comuni sono stati quasi del tutto esclusi dal confronto e dalle decisioni sulle infrastrutture da realizzare. Oggi occorre tornare al più presto a un normale funzionamento dei meccanismi democratici e della partecipazione: chi vive nei territori interessati da grandi progetti infrastrutturali non rivendica un potere di veto ma pretende di non essere considerato "oggetto" di scelte decise altrove.Non sono stati neanche fatti i conti con la reale disponibilità di risorse economiche-finanziarie, impostando un programma di interventi "a pioggia", per la realizzazione di 531 progetti dal costo complessivo di 264 miliardi di euro, che costituisce un'ipoteca che graverà sui conti pubblici per i prossimi 20 anni.Nel programma del Governo è stato dichiarato il fallimento della Legge Obiettivo, ma non sono stati ancora compiuti atti chiari e univoci per superare le norme e le procedure che da questa derivano e abbandonare il programma delle infrastrutture strategiche, cominciando dai progetti sul ponte sullo Stretto di Messina e delle tratte dell'Alta Velocità.Per questo noi scendiamo in piazza il 14 ottobre a Roma per chiedere:* il superamento della Legge Obiettivo e dei provvedimenti da questa derivati e il congelamento (a partire dalla Legge Finanziaria 2007) del Primo Programma delle infrastrutture strategiche, che hanno consentito di fare carta straccia delle valutazioni ambientali su piani, programmi e progetti e hanno umiliato la partecipazione degli enti e delle popolazioni locali;* l'adeguamento del Piano generale dei Trasporti varato nell'aprile 2001 alle esigenze di mobilità del Paese e la redazione di nuovi Piani e Programmi, nazionali e regionali, per l'energia, i rifiuti, il territorio, il paesaggio, realizzati secondo l'approccio irrinunciabile della tutela e valorizzazione ambientale, della partecipazione dei cittadini e della reale utilità economica e sociale degli interventi proposti;* una nuova stagione di sicurezza, trasparenza e legalità nel mercato dei lavori pubblici, che superi le norme criminogene sui general contractor, le rendite di posizione dei concessionari e l'abuso incontrollato dei sub-appalti.Sulla base di questa piattaforma viene chiesta l'adesione e la partecipazione di associazioni, comitati, coordinamenti, enti locali, forze politiche e sociali, singoli cittadini e cittadine! Le adesioni vanno inviate alla seguente email: romalazio@carta.org . Per informazioni: Carta cantieri sociali: tel. 06/80692244».