Opificio delle Pietre Dure, il presidente della commissione cultura Nardella: "Contrario alla fusione con gli altri istituti romani"

"Riteniamo un fatto gravissimo la proposta della direzione del ministero ai beni culturali di accorpare l'Opificio delle Pietre Dure agli altri quattro istituti romani di restauro". E' quanto ha dichiarato il presidente della commissione cultura Dario Nardella al termine dell'incontro avvenuto questa mattina con i lavoratori dell'Opificio."I dipendenti dell'Istituto fiorentino sono in un grosso stato di allarme e preoccupazione – ha proseguito Nardella –. L'annuncio del direttore Giuseppe Proietti del Ministero ai beni e alle attività culturali di voler riunire tutti gli istituti, gli altri quattro sono l'Istituto centrale del Restauro, Istituto centrale del Catalogo e Documentazione, Istituto per la patologia del libro e il Centro di fotoriproduzione e legatoria degli archivi di Stato, per venir incontro al progetto di razionalizzazione voluto dal ministro Rutelli ci trova in disaccordo"."L'Opificio è già stato oggetto di tagli nello scorso anno – ha affermato il presidente Nardella - che ammontano al 45% dei finanziamenti, e adesso privarlo dell'autonomia dirigenziale e organizzativa rappresenterebbe un danno non solo per la nostra città ma per tutto il Paese. Per questo, dopo aver valutato la disponibilità dei lavoratori, ho avanzato due proposte che presenterò in una lettera alla senatrice Vittoria Franco, presidente della commissione cultura del Senato e a Pietro Folena, presidente della commissione cultura della Camera"."Chiedo innanzitutto che, se deve avvenire l'accorpamento dei cinque istituti in un unico Istituto Centrale del Restauro, la direzione abbia sede a Firenze. La seconda proposta - ha spiegato il presidente della commissione cultura - riguarda un' ipotetica unione dei quattro istituti romani in un unico Istituto con sede a Roma lasciando così a Firenze l'attuale autonomia dell'Opificio. In questo modo si potrebbero raggiungere due obiettivi: la razionalizzazione voluta da Rutelli, e il mantenimento dell'attuale assetto dell'Istituto fiorentino, a condizione che i due Enti abbiano la stesso assetto dirigenziale ed eventualmente la stessa autonomia finanziaria"."Inoltre vorrei precisare che la situazione dell'Opificio non deve influire sulla difficile condizione in cui verte la Biblioteca Nazionale di Firenze e che non ci deve essere nessun ricatto, poiché sono due nodi che devono essere entrambi risolti in breve tempo"."La presidenza della commissione cultura del comune di Firenze – ha concluso Nardella – è accanto ai lavoratori dell'Opificio e chiede alle commissioni cultura di Camera e Senato di intervenire su una questione che ha una rilevanza politica istituzionale e culturale e che riguarda il primo istituto al mondo nel settore del restauro". (pc)SEGUE IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA ALLA SENATRICE VITTORIA FRANCO E ALL'ONOREVOLE PIETRO FOLENAIllustri Sigg. Presidenti,la presente per chiedere un Vostro autorevole e tempestivo intervento in merito al progetto di razionalizzazione e riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Tale progetto, come riportato da più dichiarazioni rese sulla stampa locale (Il Giornale della Toscana e La Repubblica) e nazionale (Il Corriere della Sera) in questi giorni dal Capo del Dipartimento per la Ricerca, l'Innovazione e l'Organizzazione del Ministero, Prof. Giuseppe Proietti, sarebbe infatti oggetto di apposito provvedimento da inserire nella legge Finanziaria per il 2007 recante misure di razionalizzazione della spesa e quindi dell'organizzazione amministrativa del Ministero, con la soppressione degli attuali dipartimenti ed il ripristino di un ufficio del Segretario generale. Tali misure, si legge nelle dichiarazioni del Prof. Proietti incideranno in particolare sul riassetto dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, per il quale è stato ipotizzato un accorpamento con l'attuale Istituto Centrale del Restauro di Roma, l'Istituto per la Patologia del Libro e il Centro per il Restauro e la Legatoria degli Archivi di Stato. Tali Istituti convergerebbero infatti in un unico Istituto Superiore del Restauro, con sede a Roma, al capo del quale si instaurerebbe un'unica figura dirigenziale proveniente direttamente dall'Istituto Centrale per il Restauro, con la conseguenza perdita dell'autonomia dirigenziale dell'Opificio.E' appena il caso di ricordare alle SS. VV. quanto sia rilevante per l'intero comparto dei beni culturali del Paese l'Istituto fiorentino, fondato per volere di Ferdinando de' Medici nel 1588, ed oggi riconosciuto nel mondo intero come il più prestigioso e avanzato istituto nel campo del restauro, grazie ad un apparato di risorse umane che, ancorché indebolito dal blocco del tourn over e dai continui tagli ai trasferimenti di risorse (solo nel 2006 si parla di una riduzione di ben il 45%!), conta 50 restauratori, 6 storici dell'arte, 1 archeologo, 7 esperti scientifici e 4 fotografi, tutti altamente qualificati. L'autonomia dell'Opificio, che peraltro vanta una qualificata Scuola di Alta formazione nel restauro, è inoltre garantita dalla legge n. 44 del primo marzo 1975, a testimonianza dell'importanza di preservarne l'identità e l'assetto organizzativo.Non sorprende dunque la costernazione e l'avversità alla notizia dell'intenzione del Ministero di privare l'Opificio di un proprio Soprintendente, o dirigente locale, manifestate da parte dei lavoratori e ricercatori dell'Istituto, oltre che di esperti del settore e, in generale, di tutto il mondo della cultura locale e nazionale: un appello al quale le Istituzioni locali e nazionali non possono assistere passivamente.Non sfugge a chi Vi scrive la necessità di un intervento di riassetto del Ministero per i Beni e le Attività culturali con il beneficio di una sensibile razionalizzazione delle spese e l'auspicabile taglio di eventuali sprechi, in linea con le esigenze politico-istituzionali che l'attuale Governo e l'On. Ministro Francesco Rutelli, nello specifico, hanno meritoriamente dichiarato di voler praticare in vista della Finanziaria prossima. Per questo la Commissione che presiedo comprende l'esigenza di addivenire a seguito dell'approvazione della stessa ad un confronto sereno e costruttivo all'interno del Ministero e tra il Ministero e gli altri livelli istituzionali, ancorché non competenti, indirettamente interessati.Per tali ragioni, anche a seguito di un incontro svolto in data odierna con una delegazione dei dipendenti dell'Opificio, mi permetto di mettere alla Vostra attenzione due ipotesi che verrebbero incontro al summenzionato progetto di razionalizzazione e che non lederebbero l'autonomia dell'Istituto fiorentino. Si tratterebbe, in primo luogo, di accogliere l'accorpamento così come annunciato dal Prof. Proietti attribuendo a Firenze la direzione unica del costituendo Istituto Superiore del Restauro. In seconda ipotesi si potrebbe invece prospettare l'accorpamento dei soli Istituti con sede a Roma (Istituto Centrale del Restauro di Roma, l'Istituto per la Patologia del Libro e il Centro per il Restauro e la Legatoria degli Archivi di Stato ed, eventualmente l'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) con un unico dirigente, lasciando a Firenze l'attuale assetto dirigenziale dell'Opificio, ottenendo in tal modo due centri di assoluto rilievo con due soprintendenti e la medesima autonomia.Senza pretendere di ritenere esaustive tali proposte, mi rivolgo a Voi nella speranza che l'interessamento autorevole delle Commissioni VII di Camera e Senato possa incidere positivamente sulla risoluzione di questo delicato problema.Con i miei migliori saluti,Il PresidenteDario Nardella