Dimissioni di Siliani, Amato e Toccafondi (FI): «Gestiscono la crisi di giunta senza riferire alla città quello che accade»
«E' evidente che ci troviamo di fronte ad una crisi interna alla giunta. Ma quel che è ancora più grave è che la giunta stessa sta cercando di riorganizzarsi per gestire questa crisi senza riferire niente di quello che accade alla città. Il sindaco Domenici si rifiuta di riferire in consiglio comunale riguardo a questa crisi». E' quanto denunciano il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato ed il vicecapogruppo Gabriele Toccafondi in merito «alla situazione attualmente in atto all'interno della giunta comunale all'indomani delle dimissioni dell'assessore alla cultura Simone Siliani».«La crisi ha spiegato Amato risale a sei giorni prima delle dimissioni di Siliani, quando il capogruppo dei DS Alberto Formigli in un'intervista all'Unità dichiarava di essere in presenza di una fase del governo in cui sembra stagnare la capacità di prendere decisioni ed affermava la necessità di una ripartenza. Insomma Formigli additava la sua maggioranza di immobilismo, la stessa accusa che il centrodestra ha sempre rivolto al centrosinistra. Queste affermazioni ci confermano che è in atto una crisi all'interno della giunta, ma questa crisi va risolta con una revisione completa della giunta stessa e con un riassetto delle deleghe».«Sempre nella stessa intervista ha aggiunto Formigli, alla domanda sull'ipotesi del soprintendente Paolucci come membro della giunta risponde che sarà la Margherita, e non i DS, a dire se Paolucci è il candidato giusto. Qui si tratta di una crisi extraistituzionale, perché Paolucci deve andare bene alla Margherita invece che essere il sindaco a decidere dell'idoneità del soprintendente come sostituto di Siliani. Mi sembra che l'ordinamento che noi tutti conosciamo, secondo cui è il sindaco a scegliere e nominare i suoi assessori, in realtà non esista».«Nella sua lettera al sindaco - ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia - Siliani denuncia il fatto che i partiti trattano i posti e che non c'è alcun rispetto istituzionale della giunta e del sindaco: dunque, in accoglimento delle richieste avanzate qualche giorno prima da Formigli, si dimette per far emergere gli aspetti politici della vicenda».«Per noi ha puntualizzato Amato le dimissioni di Siliani hanno un senso, dal momento che ne avevamo già fatto richiesta più volte, ritenendo Siliani stesso uno dei peggiori assessori alla cultura che la città di Firenze abbia mai avuto. Mi chiedo invece quale sia il senso delle dimissioni di Siliani per il centrosinistra, visto che tutti gli esponenti della maggioranza hanno elogiato il suo lavoro, compreso il sindaco Domenici che, rispondendo alla lettera in cui Siliani riconsegnava le sue deleghe, non si è limitato ad un coccodrillo funebre, ma ha anche parlato di continuità con i lavori finora portati avanti da Siliani. Se il lavoro svolto da quest'ultimo era così buono, perché non rifiutare le sue dimissioni? Se la sua politica andava così bene, perché mandarlo a casa?».«Questa è una crisi evidente della maggioranza ha sottolineato il vicecapogruppo Toccafondi e allora perché non riferirne davanti agli eletti? A me hanno insegnato che quando un sindaco scarica un assessore, quando un assessore si lamenta dei partiti della sua maggioranza e quando un sindaco parla di riassetto con i suoi assessori, siamo di fronte ad una crisi della maggioranza. E' una questione non solo di forma ma anche di sostanza: per quel che riguarda la forma sarebbe dovere della maggioranza riferire sulla questione in consiglio comunale, dal punto di vista della sostanza vorremo sapere quali sono le intenzioni del sindaco, ma visto che la maggioranza si rifiuta di discutere la questione al consiglio comunale, l'opposizione di centrodestra insieme a Rifondazione comunista ha presentato una serie di domande di attualità in merito. Il sindaco ha aggiunto al quale Siliani ha riconsegnato le deleghe, ha ringrazia doppiamente l'ex assessore per il lavoro che ha svolto in questi sei anni: ma se era talmente bravo, doppiamente bravo come qualcuno ha affermato, il primo cittadino aveva il potere di rifiutare le sue dimissioni, la sua maggioranza poteva farlo desistere, il suo partito uscire allo scoperto prima di leggere la lettera sui giornali. C'è qualcosa che non va a questa maggioranza».Quanto alla possibile sostituzione di Siliani con l'ex soprintendente Paolucci, il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato ha rilevato che «un rapporto istituzionale con il ministero dei beni culturali ha senso per una città come Firenze, ma questo rapporto deve essere costruito come una collaborazione tra Comune e Stato, in cui ognuno conservi le proprie competenze».«Non siamo contrari a Paolucci come assessore ha concluso Amato ma visto che la maggioranza ci prospetta l'esigenza di un asse Roma-Firenze, allora occorre rivedere il ruolo dell'assessorato: collaborazione sì, ingerenza e confusione di competenze no». «L'accordo con il ministero va bene, ma apre una questione sul ruolo dell'assessorato alla cultura dato che il 70% dei beni artistici fiorentini sono di proprietà dello stato. Bisogna ripensare il ruolo dell'assessorato per due ragioni. Se va avanti il progetto della Fondazione culturale di Palazzo Strozzi, le competenze della Fondazione sarebbero identiche a quelle dell'assessorato. In questo caso quali potrebbero essere i compiti dell'assessorato alla cultura? Inoltre si deve puntare ad un corretto rapporto tra Comune e soprintendenza: se Paolucci diventasse assessore ed il suo ruolo venisse assunto da Crisitina Acidini, che attualmente è membro del consiglio d'amministrazione della Fondazione e della commissione speciale dei beni culturali che valuta la prestabilità delle opere d'arte, questa si troverebbe nella posizione di poter decidere totalmente sui prestiti delle opere d'arte: altro che conflitto di interessi, diventerebbe una e trina».«E' giusto sottolineare la necessità di una collaborazione con il mistero, ma l'amministrazione comunale è altra cosa da quella statale. Mi sembra che questa maggioranza, seppure forte nei numeri, abbia paura del confronto. Ma non si può far passare questa operazione sotto silenzio, come se non fosse una questione politica, perché i problemi che coinvolgono l'assessorato alla cultura investono istituzioni extracittadine. Per questo è opportuno aprire su tutta la questione un dibattito politico in sede di consiglio comunale». (fn)