L'assessore Simone Siliani ha riconsegnato al sindaco le sue deleghe. Ecco il testo della lettera a Domenici
L'assessore alla cultura Simone Siliani stamani ha consegnato al sindaco Leonardo Domenici una lettera in cui riconsegna le sue deleghe al primo cittadino. Eccone il testo."Caro sindaco,da settimane ormai si parla in città, sempre più insistentemente, di una riorganizzazione degli assetti di Giunta che mi vede pressoché unico oggetto della vicenda. Non passa giorno che la stampa cittadina non registri o stimoli autonomamente voci, pareri, ipotesi, accordi sulla mia uscita dalla Giunta con sostituzioni già pronte, nuovi equilibri di forze fra i partiti della coali-zione e aspettative di singoli per l'ingresso in Giunta o per il riassetto interno delle deleghe.Per quanto non sia la prima volta che ciò accade, ritengo che questa volta vi sia del fon-damento e soprattutto che questa situazione non sia più a lungo sostenibile. Certo, non lo è personalmente, ma questo è qui elemento marginale. Credo, infatti, che non lo sia più dal punto di vista istituzionale e politico.Per quanto riguarda l'aspetto istituzionale, non ti sfuggirà la problematicità di una si-tuazione nella quale questa continua pressione mette l'azione del Comune, in un settore che non voglio credere sia ritenuto marginale in una città come Firenze. Per essere stato a lungo amministratore pubblico, so quanto le politiche pubbliche, per essere efficaci, abbiano bisogno di continuità di lavoro (anche con gli interlocutori esterni), di credibilità ed autorevolezza dei rappresentanti politici e di chiarezza dell'indirizzo politico (anche per la "macchina" ammini-strativa): la situazione creatasi mette in discussione questi presupposti essenziali del funzio-namento dell'istituzione. Ora, io ho sempre ritenuto e praticato un principio fondamentale: quando si è chiamati a servire in una istituzione pubblica, l'imperativo assoluto deve essere appunto l'interesse generale e quello dell'istituzione che rappresentiamo, di fronte ai quali le pur legittime ambizioni e aspettative personali devono recedere, finanche annullarsi. Non è solo una questione di stile (il mio, come sai e talvolta bonariamente rimproverato, improntato all'understatement), ma di fondamento, di senso ultimo delle istituzioni. Insomma, le istituzio-ni si servono e non ci si può viceversa servire di esse. Se io, in questo momento, non mi con-formassi a questo principio e mi irrigidissi a voler rimanere al mio posto per continuare il lavo-ro svolto in questi anni, verrei meno ad un imperativo etico ed istituzionale che ha guidato ogni scelta nella mia esperienza politico-istituzionale. A questo principio mi ispirai quando fui elet-to Presidente del Consiglio Regionale della Toscana nel 1993 licenziandomi da dipendente del PDS ritenendo che per rappresentare e servire l'assemblea regionale non dovessi dipendere da un partito politico. Allo stesso modo oggi, per evitare che la funzionalità della istituzione Comune perda di efficacia e per senso di responsabilità istituzionale, decido di rimettere a te le deleghe che mi hai dato nell'agosto 2000 e rinnovate nel giugno 2004.Non mi sfugge che vi è una componente politica forte nelle agitazioni intorno alle rior-ganizzazioni di Giunta che coinvolgono tanto il mio partito, i DS, quanto altri partiti della mag-gioranza: per quanto le dinamiche in atto non mi risultino completamente chiare, anche per quanto riguarda la politica si pone per me un principio analogo a quello che vale per le istitu-zioni. Mi sono formato ad una idea della politica che è prima di tutto affermazione dell'interesse generale su quello particolare (l'I care di milaniana memoria) e credo che i par-titi pur nella loro crisi attuale abbiano un valore (peraltro di rango costituzionale) solo se tengono la barra dritta verso questa stella polare e viceversa perdono la loro ragion d'essere se e quando diventano strumenti per l'affermazione di interessi di gruppi ristretti, ceti o indi-vidui. Ma l'unica speranza perché i partiti continuino a seguire l'indirizzo costituzionale, è che ciascuno di noi abbia la forza di applicare in primo luogo a se stesso tali principi, sopportando-ne tutte le conseguenze. Quando ho scelto il campo della sinistra (scelta non facile negli anni '80 per me, cattolico, in un mondo ancora segnato dalle divisioni ideologiche) l'ho fatto perché lì trovavo, più che altrove, la possibilità che questa idea si inverasse e ancora oggi voglio osti-natamente credere che essa sia uno dei contenuti fondamentali di una identità politica di sini-stra, senza retorica ma anche con intransigente coerenza. Quindi, anche in quanto esponente politico della tua Giunta, ritengo che riconsegnarti le deleghe possa essere utile a chiarire, far emergere e a dirimere gli aspetti politici della vicenda.Insomma, in questa complessa partita a scacchi in cui non sempre sono chiari gli attori e i loro obiettivi e che rischia di paralizzare l'azione dell'Amministrazione, io sento il dovere di scartare di lato (come fa il cavallo, il pezzo del gioco che prediligo proprio per la pluralità del-le sue mosse) e passare la mano all'unico giocatore, autorizzato dalla legge e dal consenso dei cittadini, riconsegnandoti appunto le deleghe.Non ti nascondo che mi dispiace lasciare incompiuto il lavoro che, fra tante difficoltà oggettive e limiti personali, avevo avviato e che spero possa essere completato dal mio suc-cessore. Ma anche questo è parte del gioco, iniziare e non sempre terminare il lavoro. Tuttavia si deve essere grati di aver avuto l'opportunità di iniziarlo e io voglio concludere questa lette-ra, la più difficile fra le tante che ti ho scritto, ringraziandoti per avermi onorato della tua fiducia e amicizia in questi anni e per avermi permesso di servire (come ho potuto e saputo) la mia città, che è l'onore più grande che possa toccare in sorte ad un cittadino. Con te vorrei ringraziare anche i colleghi di Giunta che hanno fin qui condiviso con me questa esperienza ed augurare a te e a loro di continuare con successo l'opera avviata di rinnovamento della città.Cari salutiSimone Siliani"(ag)