La morte di Oriana Fallaci, Bosi (FI): «La città non deve dimenticare questa grande fiorentina»

Questo il testo dell'intervento del consigliere di Forza Italia Enrico Bosi:«Da tempo mi chiedevo se Firenze fosse ancora una città tollerante e civile dopo che ha lasciato che Oriana Fallaci fosse sepolta senza fare niente per onorarLa. La risposta è chiara: non è né tollerante né civile.Oriana era una grande fiorentina, una vera fiorentina, ma anche un personaggio di spessore internazionale, la giornalista italiana più famosa del mondo, una donna combattiva che, attraverso i suoi libri ed i suoi scritti, ha dimostrato la pericolosa irragionevolezza dell'Islam fondamentalista.E' morta come un pilastro dell'Occidente e come una paladina della sacralità della vita, e non, come vergognosamente ha scritto "Il Manifesto", una "invasata cassandra della civiltà europea".Si è arrivati al punto di offenderla in modo vergognoso, come ha scritto Giancarlo Bosetti su "Repubblica", dicendo che "amava la scrittura al punto di usare il suo cancro come rinforzo stilistico": cosa significhi quest'ultima frase è un mistero la cui soluzione lasciamo volentieri a chi l'ha scritta.Il cancro è inoltre "protagonista", con una sorta di macabro parallelismo, dell'articolo a firma di Gad Lerner apparso sempre su "Repubblica".Mentre Tiziano Terzani, un caro e vecchio amico che ho però sempre contestato sul piano delle idee pur considerandolo un grande fiorentino, ha accettato il male come parte della sua esperienza fatta di "ricerca insieme terapeutica e spirituale, la Fallaci ha reagito al male "con rabbia" e ha "ridimensionato la medicina a mera tecnica". Terzani ha dato un contributo al "processo di umanizzazione della medicina", la Fallaci invece "ha incarnato da par suo la paura del cancro che corrode silenziosamente le nostre relazioni sociali".E che dire poi del fondo di Natalia Aspesi, sempre su Repubblica, dove la vicenda dell'intensa relazione con Panagulis viene banalizzata e ridicolizzata dalla "storiella" del rifiuto di lavargli i calzini, come da lui richiestogli.Ma l'ultima perla è di Oreste Pivetta dell'"Unità secondo la quale l'eredità della Fallaci è l'aver insegnato agli italiani ad essere "razzisti senza vergogna".Chissà cosa direbbe dal cielo Oriana se potesse leggere simili bestialità che danno la misura della pochezza di questo pseudo intellettuali di sinistra.Noi La ricordiamo, invece, come una donna coraggiosa ed agguerrita, che non si lasciava impaurire dalle minacce. Una donna che aborriva il linguaggio politicamente corretto. Una donna che lanciava in faccia la verità facendoti riflettere.Al nostro Sindaco, che Le ha rifiutato il Fiorino d'oro non possiamo che esprimere una parola: vergogna!Una vergogna che rimorde in tutti noi, perché io credo che in nessuna parte d'Italia un Sindaco di una città che avesse dato i natali ad una cittadina così illustre e famosa si sarebbe comportato così.Voglio comunque, e concludo, ricordare Oriana con una frase che scrisse all'indomani dell'11 settembre: "Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre".Grazie, Oriana. I fiorentini veri non ti dimenticheranno».(fn)