Alessandri (AN): «"Valutazione di impatto sulla sicurezza" ogni volta che si deve redigere un nuovo piano urbanistico o un piano del commercio»
L'idea è quella di «realizzare una sicurezza "partecipata"» ovvero «un'adesione convinta ad una impostazione "pluralista" della sicurezza pubblica da parte di soggetti diversi, pubblici e privati, coinvolgendo anche le associazioni culturali ed il volontariato. La proposta è contenuta in un documento presentato dal consigliere di Alleanza Nazionale Stefano Alessandri secondo il quale «affrontando tale questione non si può parlare solo dalla percezione dei cittadini di fronte ad eventi criminosi ma anche dal disagio di questi ultimi nell'uso degli spazi pubblici». Alessandri ha anche chiesto una «"valutazione di impatto sulla sicurezza" ogni volta che si deve redigere un nuovo piano urbanistico o un piano del commercio».«A Firenze ha sottolineato l'esponente del centrodestra le forze dell'ordine sono arrivate ad un livello di eccellenza ma potrebbe essere richiesto un organico superiore e rafforzati i servizi di "polizia di prossimità". Ma l'attenzione al tema della sicurezza deve anche essere presente fin dalle fasi iniziali in tutti i livelli di pianificazione e progettazione nell'ambito urbano: piano strategico, piani e progetti di infrastrutture, piano regolatore, piani settoriali (commercio, verde, insediamenti produttivi ecc.), piani e programmi urbanistici, programmi di riqualificazione urbana, progetti di grandi attrezzature urbane, di centri commerciali, di insediamenti terziari e residenziali, progetti dettagliati di parcheggi, parchi, giardini e spazi pubblici».Secondo Alessandri «non esistono strumenti urbanistici in grado di valutare e prevedere livelli di sicurezza adeguata. Si dovrebbero introdurre standard per evitare la desertificazione di alcune aree, l'incremento e la diffusione dell'illuminazione, la recinzione delle aree verdi, il prolungamento delle fermate dei servizi pubblici in prossimità di aree isolate. I servizi commerciali dovrebbero essere distribuiti con criterio evitando alcuni tipi di concentrazioni, come i call center o i Kebab, che favoriscono ed incentivano veri e propri ghetti. Occorre individuare le attività più adatte da insediare in alcune aree studiando le potenziali popolazioni ed i relativi flussi. E capire se in certe aree si concentreranno turisti anziché residenti oppure se saranno frequentate da bambini anzichè da anziani o giovani. Si tratta di prevedere quindi una sorta di "valutazione di impatto sulla sicurezza" ogni volta che si deve redigere un nuovo piano urbanistico o un piano del commercio.«Per migliorare la sicurezza ha aggiunto bisogna evitare gli spazi "morti", nascosti o indefiniti, perché gli atti di vandalismo e di criminalità tendono a concentrarsi in questi luoghi». Ma anche «le situazioni e sistemazioni temporanee, come cantieri, recinzioni e deviazioni, creano non solo disagio, ma anche luoghi potenzialmente pericolosi. Bisogna quindi progettare e curare anche in termini di sicurezza le sistemazioni temporanee durante i cantieri».Quanto alla la polizia municipale «a fronte di un organico di quasi mille agenti ha spiegato l'esponente del centrodestra attualmente il corpo può contare quotidianamente su poco più della metà. Occorre limitare la presenza negli uffici e favorire la circolazione su strada di più agenti. Vanno poi incrementati i sistemi di videosorveglianza, con appositi cartelli in cui sia appositamente segnalata la presenza di telecamere, ed aumentati gli uffici mobili della polizia municipale che stazionano nelle piazze cittadine. Infine vanno favorite le pattuglie di vigili appiedate».«Infine ha concluso Alessandri è fondamentale favorire la frequentazione di spazi pubblici in modo da creare una sorveglianza spontanea, rafforzare l'identificazione dei cittadini con i luoghi ed il loro senso di appartenenza ed evitare "spazi morti" della città, oppure nascosti». (fn)Questo il testo del edocumento:VALUTAZIONE DI SICUREZZA URBANALa salvaguardia dell'ordine pubblico va oltre un'attività di tipo esclusivamente repressivo per estendersi fino a ricomprendere ogni atto o determinazione suscettibile di evitare l'insorgere di conflitti ed il loro degenerare in episodi di turbativa.Ciò sta ad indicare che tutelare l'ordine pubblico significa per chi ha la responsabilità della funzione soprattutto prevenire le cause che potrebbero incrinarlo e impedire il concretizzarsi dei fattori che lo minacciano.Lungo questa direttrice si colloca la nostra vocazione istituzionale, che intendiamo sviluppare sempre più al servizio delle istituzioni e dei cittadini, con un lavoro paziente di rapporti aperti interattivi verso tutti i soggetti pubblici e privati e gli attori sociali operanti sul territorio; ma anche rivolgendo un'attenzione costante alle tensioni e ai conflitti sociali emergenti, alle situazioni di criticità, per promuovere e assumere tutti gli interventi e le iniziative idonee a garantire il quieto svolgimento della vita comunitaria in ogni sua manifestazione, e la piena operatività delle istituzioni.Gli strumenti attuativi di una politica integrata di sicurezza hanno cominciato a trovare, già da alcuni anni, una propria sede nei numerosi protocolli e nei contratti stipulati in materia di sicurezza urbana dal Ministero dell'Interno con le Amministrazioni locali e con le RegioniL'importanza dell'attività di prevenzione nelle sue varie forme ed espressioni, prevenzione che non può essere considerata compito esclusivo dell'Amministrazione dell'Interno, proprio per la molteplicità dei fattori che concorrono a determinare la sicurezza.Se dunque le strategie della prevenzione presuppongono la tempestiva individuazione delle esigenze della collettività e la percezione dei fattori che essa avverte come prioritari per la propria sicurezza, diventa indispensabile la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati che hanno una legittima possibilità di intervento, a fianco e ad integrazione delle forze dell'ordine, per contribuire ad assicurare al cittadino l'esercizio di tutti i diritti e libertà civili previsti dal nostro ordinamento costituzionale.Si tratta, quindi, di realizzare una sicurezza "partecipata", vale a dire un'adesione convinta ad una impostazione "pluralista" della sicurezza pubblica da parte di soggetti diversi, con una responsabile condivisione degli elementi di analisi e di valutazione delle situazioni e delle potenzialità d'intervento, per poter compiere ciascuno per la sua parte , ma tutti lungo una linea d'azione comune, le scelte più utili e opportune.A. Considerazioni generali sulla sicurezzaIl concetto di sicurezza urbana e la relativa domanda di sicurezza si sono progressivamente modificati. In origine erano legati solamente a fatti criminosi negli spazi utilizzati dal cittadino, oggi includono anche molti fenomeni legati al disagio dei cittadini nell'uso degli spazi pubblici.La domanda di "sicurezza urbana" comprende attualmente un ampio arco di fattori che possono essere così sintetizzati:il rischio effettivo diessere vittime di intimidazioni, aggressioni o altri atti violenti (gratuiti o intenzionati all'ottenimento di un bene)il disagio dovuto allarottura dei codici di comportamento della civile convivenza (vandalismo, graffiti, dormire, sputare, orinare in luogo pubblico, accattonaggio aggressivo)il disagio dovuto aldegrado dei codici tradizionali di cura del territorio (manutenzione, cura del verde, pulizia, presenza di vigili sulle strade, portieri ecc.)la percezione di insicurezza,concetto disgiunto dalla reale insicurezza, legato spesso a fattori ambientali (quali la scarsa illuminazione, la non chiarezza dei percorsi, la non conoscenza dei luoghi ecc.)la paura, come sentimento soggettivo, non necessariamente legato all'aumento del rischio, ma derivante da fattori più ampi e spesso lontani dal contesto specifico in cui si ha paura.a) si ottiene sicurezza attraverso la vitalità dei luoghi in quanto la frequentazione degli spazi pubblici produce sorveglianza spontanea;b) si influisce sulla percezione di sicurezza e sulla sicurezza effettiva, rafforzando l'identificazione con i luoghi e il senso di appartenenza da parte degli abitanti, perché questi rispettano, controllano e difendono i luoghi che sentono propri;c) la chiarezza nell'organizzazione degli spazi e la visibilità dei luoghi incidono fortemente sulla sicurezza e sulla percezione di sicurezza;d) per migliorare la sicurezza bisogna evitare gli spazi "morti" (senza vitalità), nascosti o indefiniti, perché gli atti di vandalismo e di criminalità tendono a concentrarsi in questi luoghi;e) per migliorare la sicurezza, è necessario sostenere i meccanismi di sorveglianza spontanea anche attraverso la sorveglianza organizzata, realizzata dagli organismi preposti a questo scopo;h) le situazioni e sistemazioni temporanee (cantieri, recinzioni, deviazioni) creano non solo disagio, ma anche luoghi potenzialmente pericolosi. Bisogna quindi progettare e curare anche in termini di sicurezza le sistemazioni temporanee durante i cantieri.L'attenzione alla sicurezza deve essere presente fin dalle fasiiniziali in tutti i livelli di pianificazione e progettazione nell'ambito urbano: piano strategico, piani e progetti di infrastrutture, piano regolatore, piani settoriali (commercio, verde, insediamenti produttivi ecc.), piani e programmi urbanistici, programmi di riqualificazione urbana, progetti di grandi attrezzature urbane, di centri commerciali, di insediamenti terziari e residenziali, progetti dettagliati di parcheggi, parchi, giardini e spazi pubblici.Ad ogni scala corrispondono aspetti diversi di sicurezza e si devono affrontare problemi differenti:alla grande scala, nella fase in cui vengono decise funzioni e attività, si va ad incidere sulla vitalità dei luoghi alle diverse ore del giorno e della settimana e pertanto viene deciso implicitamente il livello di sorveglianza spontanea;a scala intermedia,allorché vengono definite la struttura degli spazi, le ubicazioni e l'uso dei diversi piani, la struttura del verde, la viabilità e i parcheggi (interrati o di superficie) si va ad incidere sulla possibilità ed efficacia di sorveglianza spontaneao semi-strutturata e sulla identificazione con i luoghi da parte dei fruitori;alle scale di dettaglio,allorché si definiscono pertinenze private, spazi semipubblici, recinzioni, percorsi, ingombri, alberature, illuminazione, arredo urbano affacci e ingressi, si va ad incidere sulla visibilità e trasparenza degli spazi, sull'immagine e il confort dei luoghi (che influiscono sulla sensazione di insicurezza/insicurezza delle persone), sulla propensione al degrado (che ingenera disagio e sensazione di insicurezza).Un altro tema che emerge dalle esperienze maturate sia in Italia che all'estero è quello delle attività e dei ritmi d'uso dello spazio urbano. Questo è uno degli aspetti meno approfonditi dalla progettazione urbana a tutte le scale di intervento, per la consuetudine dei progettisti a focalizzare l'attenzione rincipalmente sullo spazio fisico.E' importante ricordare che sono le attività, il loro "mix" e i movimenti ad esse legati a dare un contributo importante alla sorveglianza spontanea degli spazi.L'individuazione delle attività adatte ad insediarsi in uno specifico luogo, richiede lo studio delle "popolazioni" (residenti, city users, visitatori, persone in transito, giovani, anziani, donne, studenti ecc.) che frequentano il luogo nelle diverse ore del giorno e della notte e di quelle che possono essere attratte.Non esistono attualmente nelle normative urbanistiche, degli strumenti appropriati per affrontare questo tema.Le esperienze maturate in altre città europee suggeriscono che l'ente pubblico assuma, in prima persona o tramite una apposita agenzia, un ruolo attivo di ricerca e di sostegno di quelle attività necessarie a garantire un mix funzionale dei punti critici.Sicurezza, frequentazione, commercioGli esercizi commerciali vanno opportunamente dimensionati e calcolati in qualità e quantità. Essi sono condizione importante ai fini della sicurezza e della qualità urbana in quanto impediscono la fisiologica desertificazione in alcune ore della giornataStandards minimi di sicurezzaNel caso in cui si debba intervenire in zone fortemente degradate e compromesse, ove sia impossibile tenere conto totalmente delle "norme tecniche vigenti in materia", optare anche per scelte tecniche in deroga, ma che si avvicinino quanto più possibile alla soluzione, che aumentino il grado di sicurezza dei cittadini e che siano socialmente compatibili e sostenibili per la comunità locale e condivisi da essa.Sicurezza degli spazi condominialiGli spazi condominiali dovranno essere proporzionati rispetto all'intervento edilizio. Ciò significa che si dovrà valutare la gestibilità di queste aree, al fine di evitare la trascuratezza dei luoghi e il senso di dispersione che spesso dimensioni troppo ampie non utilizzate, o inutilizzabili, possano produrre, creando una situazione di insicurezza latente concreta o percettiva.Sostenibilità e sicurezza dei parcheggi pubblici e privatiPer i parcheggi che superino la superficie di 1000 mq. (circa 70 automobili) si dovrà prevedere la presenza di limitrofe attività che evitino la desertificazione nelle ore serali; allo scopo di evitare rigide aree monotematiche pensare ad un sistema integrato, composto da parcheggio e da adiacente area commerciale o attrezzature socio ludico ricreative, opportunamente provvisto di impianto di illuminazione diffuso.Percezione della sicurezza e valorizzazione degli spazi destinati a verde pubblicoAttuare, durante l'elaborazione del progetto, simulazioni prospettiche virtuali al fine di capire, per tempo, quale sarà la percezione che i cittadini avranno dei nuovi paesaggi urbani. Si preveda anche la possibilità dell'inserimento, ove sia possibile e conveniente, di chioschi destinati a piccole attivita di snack, gestibili dai cittadini, nel caso in cui si debba far fronte a spese di piccola e media manutenzione auto gestita.A differenza degli anni '50-60, oggi, la pianificazione territoriale deve rendersi più vicina alle aspettative dei cittadini, cogliendo le potenzialità di auto governo delle esperienze locali e sollecitando la spinta propositiva presente nel territorio quale utile risorsa per un migliore governo urbano.Tale pianificazione urbanistica dovrà essere di tipo integrato e composta da temi urbanistici strettamente connessi alla realtà sociale distribuita sul territorio.I quartieri intensivi o periferici della città, così come le aree dismesse a ridosso del centro storico, possono diventare comparti a rischio sociale ed ambientale, fonte di insicurezza e disagio per i cittadini; fragili paesaggi urbani, dove non valgono più le normali regole del vivere collettivo e dove la qualità della vita è assai scarsa.Questi contesti spesso producono e contengono problematiche di non facile soluzione, assumendo un ruolo di "moltiplicatori del rischio e del disagio" della vita urbana circostante, interagendo negativamente con le comunità vicine, divenendo "non luoghi" e provocando dirompenti "discontinuità" sociali, culturali, ambientali e commerciali fra i vari quartieri.Se parliamo, dunque, di progetti urbanistici, sia ad ampia scala che a dimensione di quartiere, le progettazioni di recupero urbano diventano proposte complessive, dove è fondamentale una visione a 360°delle problematiche esistenti.Gli strumenti utilizzati per la progettazione urbanistica, visti anche in funzione di una programmazione e pianificazione sociale, potrebbero essere insufficienti per un nuovo governo del territorio. Spesso, negli anni passati ed in qualche misura ancora oggi, la figura ed il ruolo del cittadino era solo quella di "mero fruitore" mentre, l'esperienza in campo europeo e nazionale, ci suggerisce ora di ribaltare questo stereotipo e ragionare su di uno scenario ben più interessante, ove il cittadino, da fruitore-consumatore, diventi co-protagonista del disegno urbano, autodeterminando così la sua crescita e quella del suo territorio.Secondo i dati raccolti da recenti indagini (anno 2000 Ministero degli affari sociali) su di un campione rappresentativo di 2000 italiani intervistati, risulterebbe che, nella propria città, i servizi ritenuti carenti non sono quelli di carattere macro-commerciale, per i quali si nota al contrario una smisurata proliferazione, ma bensì un altro tipo di servizi:spazi sportivi e parchi (45%),cinema ( 36%),teatri ( 31%),sale per concerti (soprattutto musica rock e contemporanea), (26%).Ciò dimostra che la programmazione urbanistica deve tener conto delle reali e concrete esigenze sociali delle comunità locali; sia di quelle che vivono nelle zone periferiche che di quelle che vivono nelle aree consolidate con altissima densità abitativa ove é cronica la carenza dei servizi primari, tra cui asili, scuole e in genere tutte le attrezzature per i giovani, come luoghi di incontro e aree per lo sport.Per intraprendere dunque un adeguato programma di pianificazione sociale e territoriale urbana è necessario comprendere che le modalità con le quali il cittadino fruirà dello spazio a sua disposizione saranno socialmente sostenibili, solo se la programmazione urbanistica del territorio sarà avvenuta attraverso processi di partecipazione, di condivisione e corresponsabilizzazione.Il governo della questione sociale e della questione sicurezza, così gestito, determina una diffusa coscienza collettiva:PER PROGETTARE E' NECESSARIO PARTIRE DAL CITTADINO.Gli interventi di mediazione sociale, quali strumenti di monitoraggio e di regolazione dei conflitti locali, diventano allora indispensabili per individuare e gestire le problematiche territoriali poiché accompagnano la fase della progettazione partecipata e della gestione condivisa.E' giusto dunque che le modalità tecniche di attuazione si evolvano rispondendo alle nuove riflessioni di carattere sociale e culturale del governo urbano.E' importante prevedere, in fase di programmazione, alcuni passaggi tecnico-sociali ed alcuni elaborati che risultino necessari per il raggiungimento di una qualità sociale urbana accettabile e condivisa dai cittadini.Gli standards minimi di sicurezza locali, condivisi.La condizione della sicurezzaLa condizione di sicurezza dei cittadini è una rilevante componente dello standard di "qualità della vita", sia che la si intenda come fenomeno percettivo,sia che la si consideri come problema legato all'incolumità fisica dei cittadini; questo argomento occupa un ruolo centrale nel discorso "qualità".Questa sensazione o condizione materiale viene sentita con intensità diversa da comunità a comunità, da quartiere a quartiere, da strada a strada.La sicurezza o l'insicurezza può derivare, a volte, da una reale e monitorabile condizione fisica dei luoghi che riguarda l'organizzazione e la conformazione urbana della città e la sua gestibilità, comprendendo dettagli abitativi e urbanistici.In tutti i casi la "mancanza di sicurezza" induce il cittadino a vivere in uno "stato latente di disagio" che comporta involuzione culturale e sociale, mancanza di fiducia nelle qualità e nelle potenzialità della comunità in cui abita e rifiuto del contesto ambientale, anche se questo ha subito recenti ristrutturazioni.Il concetto di sicurezza, dunque, non è uguale in tutti luoghi e per tutte le comunità; stabilire un qualsivoglia Standard minimo di sicurezza significa identificare una "soglia" oltre la quale i cittadini di quel luogo intravedono rischi sociali e fisici ai quali non intendono sottoporsi.La soglia minima di sicurezza in uno stadio di calcio o in una pista da sci, ad esempio, non è uguale e di uguale sostenibilità, rispetto a quella stabilita dalla comunità sul proprio marciapiede, sotto la propria abitazione.Gli standards minimiLo standard minimo di sicurezza di una data comunità, in uno specifico territorio, è la sintesi di una volontà collettiva, esprimibile e rappresentabile in un accordo che sia il migliore dei compromessi possibili fra soggetti di diverse sensibilità, stato sociale, cultura, interessi.Per quanto riguarda gli standards minimi, rilevati dall'esperienza su territorio, elenchiamo alcuni elementi strutturali che si ripetono con una certa sistematicità nelle varie realtà locali e sono percepiti come problemi della sicurezza, al fine di poter definire alcuni criteri di valutazione generali da utilizzare nella pianificazione del territorio:1. Il piano di illuminazione deve accompagnare completamente i percorsi che si articolano tra l'ingresso delle abitazioni sino alla strada.2. I percorsi devono essere un "sistema" continuo e pensati come spazi sicuri ed utili, destinati non solo alla percorrenza, possibilmente interrotti da servizi e attività varie; si devono evitare rientranze, angoli bui e grandi spazi verdi limitrofi incustoditi.3. Le aree per il gioco dei più piccoli devono essere possibilmente le più visibili dalle finestre delle abitazioni ed essere raggiungibili con percorsi protetti e facilmente accessibili in cui il pedone abbia comunque precedenza sul traffico veicolare.4. Le aree verdi boschive, a ridosso delle abitazioni, dovrebbero essere recintate ed avere orari di apertura e chiusura; lo stesso paesaggio, considerato rassicurante durante il giorno, in orario notturno può diventare causa di insicurezza.5. I servizi, come gli esercizi commerciali, devono essere distribuiti con un criterio particolare, in special modo quelli che possono rimanere aperti anche in prima serata. La loro ragionata distribuzione, sia per le insegne luminose che per le attività sociali e commerciali connesse, può contribuire ad impedire desertificazione e buio.6. Le fermate del trasporto pubblico devono essere vicine a percorsi protetti, abitazioni, servizi, negozi; è preferibile prolungare di qualche centinaio di metri una corsa, piuttosto che vi sia un percorso pedonale non protetto e insicuro per raggiungere l'abitato.7. Le sagome degli edifici progettati, come qualsiasi altra "forma" che occupi il vuoto ambientale, devono essere studiate, anche in base alla loro percettibilità.8. I progetti si devono integrare con le aree scelte dalla comunità, non soffocandole ma esaltandone la permanenza nel territorio.9. Gli spazi ludici devono prevedere attività per anziani, per bambini, per giovani, non sovrapponendosi nelle funzioni e nei luoghi ma neanche differenziandosene troppo.10. Si dovrà provvedere alla ricerca di simbologie del quartiere, che lo caratterizzino, soprattutto se non vi sia una storia particolare da recuperare.11. Il piano dei colori è importante perché è dimostrato che le superfici colorate diversificate sono preferite al grigio anonimo, in quanto stimolano il senso di sicurezza; al contrario la ripetitività di forme e colori crea panico, disorientamento, smarrimento.12. Il verde può essere usato come segno architettonico di riferimento, diversificando la scelta arborea appropriata, sia nei colori, sia nella consistenza, sia nei vari aspetti stagionali.Un viale deve essere una combinazione di verde pensato, elementi architettonici e di arredo, volumi utili e una serie di obiettivi funzionali e prospettici in sequenza.13. La geografia sociale urbana ci consiglia di non porre uno spazio attrezzato a più di 300 ml. dalle abitazioni .14. Bisogna evitare la progettazione di aree mono-tematiche che siano soggette a frequentazione, determinata solo da variabili di orario e calendario.