Lettera aperta di Amato (Fi) al sindaco Domenici: "Intitolare una strada a Hina Saleem"
Intitolare una strada di Firenze a Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa dal padre e da altri suoi parenti "solo perché voleva essere una donna libera e, come tale, vivere all'occidentale".E' quanto chiede il senatore e consigliere comunale di Forza Italia Paolo Amato in una lettera aperta indirizzata al sindaco Leonardo Domenici. "Sarebbe un gesto di particolare significato sul piano politico argomenta Amato oltre che simbolico: prima di tutto perché ricorderebbe a tutti che Hina è morta per inseguire il suo personale desiderio di integrazione; in secondo luogo servirebbe a ribadire il rispetto quale valore universale. Inoltre aggiunge l'esponente di Forza Italia sarebbe l'occasione per interrogarsi sulle reali condizioni della donna all'interno delle diverse comunità straniere presenti nel nostro territorio". (mf)Ecco il testo della lettera aperta del senatore Amato al sindaco Leonardo DomeniciAl Sindaco di FirenzeLeonardo DomeniciCaro Sindaco,Le propongo di intitolare una strada della nostra città a Hina Saleem, la ragazza pakistana di Brescia, sgozzata dal padre e da altri suoi parenti solo perché voleva essere una donna libera e, come tale, "vivere all'occidentale".Credo infatti che tale gesto rivestirebbe particolare significato sul piano politico, oltre che simbolico. Primo, perché ricorderebbe a tutti che Hina è morta per inseguire il suo personale desiderio di integrazione in una società, i cui principi fondanti l'integralismo fanatico, di matrice islamica, rifiuta e rigetta, ergendosi al di sopra delle leggi dello Stato italiano. E, secondo, perché servirebbe a ribadire che il rispetto della donna è un valore universale, non condizionabile dall'appartenenza ad una data cultura o tradizione religiosa.Credo inoltre che l'intitolazione di una strada di Firenze a Hina Saleem ci aiuterebbe ad avviare una riflessione sulle reali condizioni della donna all'interno delle diverse comunità straniere presenti nel nostro territorio. Proprio in questi giorni, ad esempio, Souad Sbai (presidente dell'Associazione delle donne marocchine e membro della Consulta islamica presso il Viminale) ha denunciato al Ministro dell'Interno la condizione di ignoranza e terrore in cui vivono in Italia molte donne musulmane "schiave del giogo maschilista o paternalista degli estremisti". Ebbene, a Firenze qual è la situazione di queste donne? I loro diritti vengono effettivamente garantiti? Che percezione ne hanno le Autorità locali? Ed il Comune, che vanta interventi solidaristici di varia natura, ha per caso promosso iniziative concrete per affrontare i problemi dell'immigrazione al femminile? Glielo chiedo, signor Sindaco, non per polemica ma perché sono rimasto impressionato dall'assordante silenzio col quale il femminismo politico peraltro sempre pronto a rivendicare quote rosa nelle liste elettorali o a sollecitare gli enti locali a presentare addirittura bilanci amministrativi "di genere" ha accolto la morte di Hina Saleem e la denuncia di Souad Sbai.Che allora il nome di Hina resti scolpito tra le pietre di Firenze, a interrogare le nostre coscienze.Paolo AmatoSenatore di Forza ItaliaFirenze, 22 agosto 2006