Bilancio, Bosi (Fi): "Sulla cultura il quadro rimane sconfortante"

Questo il testo dell'intervento sul bilancio del consigliere comunale di Forza Italia Enrico Bosi.«Nei sei mesi intercorsi dall'approvazione di un bilancio preventivo, tutto da riscrivere od aggiustare perché antecedente alla finanziaria 2006, è cambiato poco o nulla nello sconfortante quadro generale della gestione comunale della cultura. Anzi, sul piano finanziario, si registrano alcune novità in negativo che contrastano con certe affermazioni ad effetto dell'Ass. Siliani e con i suoi periodici e reiterati attacchi, anche con volantinaggi, alle finanziarie del Governo Berlusconi. A tal proposito mi chiedo, innanzitutto, quante volte Siliani si lamenterà delle prossime finanziarie del governo Prodi.L'assessore Siliani si è infatti spinto fino ad affermare, come riportato nel Terzo rapporto annuale di Federculture (articolo dell'Unità del 19 maggio ed altri), che il Comune di Firenze si impegna a spendere il 5,2% del proprio bilancio per la cultura.Mi si spieghi come. In un bilancio corrente stimato in circa 544 milioni di euro ed a fronte di una spesa corrente impegnata nella cultura e beni culturali di poco meno di 22 milioni di euro questa rappresenterebbe il 5,2% del totale. Io leggo invece che trattasi del 4,57%. Però, sia le spese in conto capitale sia quelle correnti sono addirittura inferiori a quelle del 2003 con un decremento di circa un milione di euro.Occorre inoltre tenere presente che nello stesso rapporto si individuano come importanti investimenti culturali gli impegni finanziari per le Leopoldine, la Limonaia dello Stibbert, Palazzo Strozzi, il Belvedere, la facciata di S. Maria Novella, ma si tratta in ogni caso di interventi manutentivi e dunque di semplice conservazione patrimoniale o di adeguamento alle normative vigenti, da tempo in cantiere: non si tratta insomma di valori culturali aggiuntivi.Un discorso a parte meritano poi le modalità e l'ottimizzazione delle spese per la cultura. Molte spese non rispondono certo a criteri ottimali, quanto invece a sprechi o a spese a fondo perduto che non hanno una ricaduta in termini di produzione di ricchezza culturale ed economica.In un articolo del novembre 2005 l'Assessore Siliani porta l'esempio del comune di Torino per dimostrare quanto vale la cultura in termini di PIL (una sorta di scoperta dell'acqua calda) senza peraltro riuscire a dimostrare che la spesa culturale a Firenze produca ad esempio più turismo: il dato di Firenze sulle presenze nel 2005 è del +1,3% contro il +3% del dato nazionale. A Firenze ben poco si fa per incrementare il turismo culturale, sia per la cronica mancanza di idee e di programmazione, sia per l'inesorabile degrado in cui versa la città, sia infine per la sciagurata politica amministrativa degli enti partecipati come Firenze Mostre. Voglio infine ricordare che Torino è già al secondo piano strategico mentre Firenze non ha neppure realizzato il primo.Si tratta complessivamente di una politica culturale "minimale" e ne è dimostrazione lo spazio a lei dedicato nel rendiconto di gestione 2005-Stato di attuazione dei programmi: una misera paginetta al posto delle otto pagine di qualche anno fa, poi progressivamente ridottesi. E questo perché gran parte dei programmi e delle promesse culturali che si volevano realizzare si sono rivelate un "libro dei sogni".In un articolo del Riformista del 1 giugno 2006, a firma di Francesco Bonanni, si affronta il tema dei finanziamenti alla cultura che tanto stanno a cuore all'Assessore, specie quelli statali di cui sostiene la progressiva riduzione (-10%), che tuttavia fanno il paio con la diminuzione dei fondi messi a disposizione dagli enti locali (-6,7%).L'autore sostiene, e non a torto, che i soldi messi a disposizione dal nostro Governo e dagli enti locali sono in realtà tanto consistenti che, queste le testuali parole con le quali concordo "le istituzioni museali americane farebbero carte false" per averli a disposizione. Ma allora "qual'è il problema", si chiede l'autore? Risposta: "Il problema è che, spesso, i fondi sono spesi male, con fretta, con l'asfissio di avere la mostra/evento che produce "comunicazione", senza, appunto, valutare la lunga distanza che la cultura dovrebbe essere destinata a percorrere".Al Comune di Firenze non solo manca l'assillo delle grandi mostre/evento che salvo poche eccezioni non vengono semplicemente realizzate, ma si continuano a spendere i finanziamenti foraggiando a fondo perduto pseudo-progetti culturali, piccole mostre ed in genere piccole iniziative, sovente sollecitate da amici o conoscenti. Sono questi eventi culturali che poi presentano saldi finali in rosso con notevoli esborsi per le finanze comunali. Basterebbe qui ricordare la breve ma costosa esistenza del "Quarter" di viale Giannotti, o la mostra "Donna Donne (cosa dice assessore della perdita di circa 80.000 euro pari ad un contributo prima negato, per l'esistenza di un debito di 10.000 euro rimediato per iniziative al Belvedere e poi concesso?)Da qui, giova ricordarlo, i conti in rosso di Firenze Mostre e la sua trasformazione nella Fondazione Palazzo Strozzi, destinata quest'ultima ad ereditarne la pesante situazione debitoria (si veda l'attribuzione al comune di Firenze di una quota di debito di Firenze Mostre in cambio della riduzione del periodo di concessione di Palazzo Strozzi). Con l'ulteriore aggravante delle disposizioni del Decreto legislativo 156/2006 che di fatto impediscono alla neonata fondazione di assumere la gestione unitaria di tutti i musei fiorentini.Dunque c'è da chiedersi cosa farà, anche perché dal giorno della sua formale costituzione con la nomina del consiglio di amministrazione non si è saputo più nulla.Che dire poi dei ritardi nella realizzazione del Centro per l'Arte Contemporanea nella sede ex Meccanotessile che nelle previsioni dell'Assessore doveva vedere la luce nel febbraio 2004. Nel frattempo si moltiplicano costosi incarichi professionali e i gruppi di lavoro e le spese per i lavori dimessa in sicurezza di un cantiere che non decolla.Il ritardato avvio della Conferenza metropolitana della Cultura, affidato all'associazione i Dialoghi il cui atto costitutivo risale al dicembre 2003 (ad oggi riunitasi solo due volte), senza peraltro riuscire a capire se la Conferenza è un organismo con tanto di atto costitutivo e statuto oppure no.L'assenza di programmazione culturale nel Piano Strategico, per il quale Firenze doveva diventare centro di produzione culturale, ma a tuttoggi si sono prodotte solo chiacchere e non una sola concreta realizzazione, fatta eccezione per la gestione di iniziative già da anni esistenti.Tralascio gli ormai soliti scontati riferimenti al Teatro Comunale ed a Opera Prima S.p.A.Perché ad esempio nel Piano Strategico, ammesso che ancora esista, non vi è alcuna previsione di un piano di rilancio della cultura a Firenze, che ancora si affida a scelte improvvisate, semplice gestione dell'ordinario spacciata per novità culturali, scimmiottamento di programmi ed iniziative già realizzate da tempo e con successo da altre amministrazioni?Si ricorda, al proposito, che da anni funzionano nei comuni di Milano e Torino, che hanno ben altra dimensione metropolitana, gli osservatori dell'offerta culturale, mentre a Firenze l'analoga previsione contenuta nel programma del Sindaco non si è mai attuata.Si lamenta sempre e comunque il taglio dei finanziamenti ma non si compiono sforzi in controtendenza per attrarre e mettere a sistema nuove risorse finanziarie e competenze, perché questa Amministrazione ha occhi unicamente per il consolidamento degli equilibri di potere e non riesce mai a prendere esempio dalle esperienze maturate all'estero: così si producono unicamente grossolani pasticci e fallimenti.Non si è infine mai posto mano al riordino del sistema complessivo della spesa culturale che presenta aspetti di rigidità che ne determinano la non ottimalità. Si può fare riferimento al sistema dei contributi a pioggia ad associazioni ed enti culturali o pseudo culturali, spesso legati a logiche di assistenzialismo politico, senza progetti o senza programmazione, ed alle convenzioni pluriennali (si veda il caso dei soggetti convenzionati per le manifestazioni di Firenze Estate), che assicurano ai soggetti coinvolti finanziamenti di lungo termine senza un effettivo monitoraggio delle attività e sottraendo risorse ad interventi di maggiore spessore ed interesse. Poi si possono anche fornire i numeri delle presenze a certe manifestazioni, come indice del loro successo, ma chi può effettivamente verificare la correttezza dei dati offerti e dunque dimostrare l'ottimizzazione o meno della spesa?Analogo discorso va fatto per i quartieri, per i quali va segnalata ancora l'esternazione piagnucolosa ed inopportuna dell'assessorato al Decentramento che ha parlato di tagli dovuti alla finanziaria, ma non fornisce ad esempio i dati sui costi di iniziative promosse ed ospitate dai quartieri. Iniziative che spesso ben poco hanno a che fare con la cultura o con le altre competenze delegate alle circoscrizioni (potrei citare i corsi sul perineo, sulla menopausa (ma la ASL cosa ci sta a fare), presentazioni di libri, corsi di ricamo, restauro, pittura, tenuti da volenterose quanto poco disinteressate associazioni, che usufruiscono gratuitamente o quasi dei locali del quartiere e talvolta beneficiano anche di contributi: in molti casi le spese non vengono recuperate nemmeno attraverso le quote di iscrizione per non parlare delle spese correnti (luce ed acqua in primis). E che dire infine dell'"esemplare" vicenda del Teatro di Legno frettolosamente liquidato dall'Amministrazione Comunale e prontamente "adottato" da altri?».(mf)