Partito Democratico: Di Giorgi, Nardella e Fantoni presentano il documento di sintesi del lavoro dei tavoli tematici sulla cultura
«Vi era e vi è la necessità che alla costituente per il Partito Democratico giunga il più diffuso e qualificato contributo da parte di tutti i territori. Il tema della cultura e delle politiche culturali è un tema sul quale da Firenze e, più in generale, da tutta la Toscana è legittimo aspettarsi un contributo significativo». E' quanto hanno dichiarato la vicecapogruppo del Partito Democratico Rosa Maria Di Giorgi, il consigliere Dario Nardella e Claudio Fantoni, responsabile cultura dell'Unione metropolitana fiorentina dei Democratici di sinistra e coordinatore del lavoro dei tavoli tematici.«Non possiamo esimerci dal compito di offrire in questo ambito il nostro apporto e operare fattivamente alla definizione delle politiche culturali del futuro Partito Democratico hanno aggiunto - per questa ragione nel mese di Luglio sono stati attivati una serie di tavoli tematici sulla Cultura: "Cinema e spettacolo", "Beni Culturali", "Università e ricerca", "Cultura e promozione del territorio. Il risultato del lavoro dai tavoli sin qui svolto è il documento oggi presentato. Un documento che ha carattere generale e non pretende di essere esaustivo. Il testo elaborato costituisce la base per continuare una riflessione che resta aperta. Non vogliamo attendere che il Partito Democratico venga incontro alla cultura, ma in una sorta di gioco d'anticipo vogliamo che la Cultura vada verso la Costituente oggi, per essere di casa nel Partito Democratico domani.Per questa ragione il documento fiorentino sarà oggetto di confronto con gli eletti all'Assemblea Costituente, i quali saranno invitati a partecipare al proseguimento dei lavori e ai quali, soprattutto, sarà richiesto di farsi portatori della proposta»«In merito al documento ha proseguito Fantoni - debbo esprimere il mio personale apprezzamento per la qualità dei contributi offerti e ringraziare coloro che hanno lavorato a questi. L'idea che la cultura vada legata all'idea di società che vogliamo realizzare è il fondamento su cui costruire una politica culturale».«Avere indicato l'inclusione come principio che deve regolare questa politica è importante hanno concluso Fantoni, Nardella e Di Giorgi - insieme all'attenzione posta al problema dell'accessibilità e alla fruizione, al nuovo ruolo che le città debbono svolgere, al ruolo che la contemporaneità deve assumere e al valore che le va riconosciuto, la volontà, chiaramente espressa, che il Partito Democratico stringa un patto solido e chiaro con il mondo della cultura è un'ottima base per costruire un rilancio delle politiche culturali in questo Paese e, a mio avviso, il modo corretto per porre la cultura al centro della politica del nuovo partito». (fn)Questo il testo del documento alla cui stesura, tra gli altri, hanno contribuito Claudio Fantoni, Dario Nardella, Rosa Maria Di Giorgi, Stefania Ippoliti, Riccardo Ventrella, Ferdinando Fanutti, Fabio Faggella, Maurizio Frittelli, Cristina Ghelli, Riccardo Olivieri, Francesco Giambrone, Luca Dini, Gian Bruno Ravenni, Ermanno Bonomi, Matteo Galletti:«VERSO IL PARTITO DEMOCRATICOLA CULTURA VERSO LA COSTITUENTE"Cultura e Politiche culturali per la Costituente del Partito Democratico"La cultura ha una posizione di assoluta centralità nell'azione del Partito Democratico.Apprezzare, conoscere e godere di quello che abbiamo ereditato, di ciò che ogni giorno si crea in questo Paese e poterlo fare in numero sempre maggiore è un obiettivo prioritario del partito nuovo.Legare l'idea di cultura all'idea di societàIl programma del PD per la cultura deve contribuire a rendere esplicita ed a realizzare l'idea di società che il PD propone agli italiani.Una società aperta, non corporativa, in un'economia di mercato "regolato", così come la Costituzione lo disegna, che presta grande attenzione alle "condizioni ambientali" dello sviluppo, alla coesione sociale, alla democrazia come prassi quotidiana che innerva la società civile.Una società capace di pensarsi in una dimensione di "lunga durata", tra passato e futuro, di guardare al futuro e di tutelare il patrimonio che il passato ci ha consegnato.La cultura e la creazione artistica, la formazione, la ricerca, correlate ad un elevato livello di sviluppo, fortemente connotato in termini di qualità, sono i necessari fondamenti di quest'idea di società.Costituzione, Agenda di Lisbona e Convenzione europea del paesaggio, tre punti di riferimento europei.Una ricerca su "L'economia della cultura in Europa", pubblicata dall'U.E nell'ottobre 2006, raccomandava l'inserimento della cultura nell'agenda di Lisbona sull'istruzione e la formazione.L'inserimento della cultura nell'agenda di Lisbona costituisce un punto di riferimento importante.Ciò perché la cultura, se è fattore di formazione, se è connessa ai sistemi dell'istruzione e della formazione, è artefice di inclusione sociale, che favorisce la coesione.Fuori da questo contesto è, al contrario, fattore di esclusione, bene di consumo per gruppi sociali ristretti.Lo sviluppo della società della conoscenza ha bisogno della cultura come fattore di inclusione. Questo è un messaggio scritto a chiare lettere nella nostra Costituzione.La cultura come diritto concreto delle persone è strettamente correlata al diritto di vivere dentro un contesto paesaggistico che concorra al "benessere" ed alla "soddisfazione" delle persone. Ciò è vero non solo per le aree "di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali", ma è vero anche nelle zone "della vita quotidiana". I "territori degradati" non smettono per questo di essere un problema paesaggistico.Tutto ciò ha, nel nostro paese, rilevanza assolutamente specifica, essendo il nostro paese, per le sue vicende storiche e culturali, il maggior archivio europeo d'arte antica e medievale, di archeologia, di architetture e di paesaggi "classici".L'integrità di questo patrimonio rappresenta per il nostro paese una questione di crescente rilevanza, anche economica, poiché esso rappresenta la principale risorsa che il nostro paese può giocare nella competizione globale.La cultura ed il patrimonio culturale, nelle loro molteplici relazioni con la ricerca, l'innovazione tecnologica e organizzativa, il turismo, vanno dunque interpretati come un vero e proprio motore dello sviluppo "compatibile".La cultura rappresenta, infine, il legame più forte tra identità locali e identità sovranazionali ed è capace di tradurre in fattori di ricchezza quei fattori sociali che, separati, possono essere causa di manipolazioni ideologiche e costituire un freno all'integrazione.Per questo bisogna recuperare i principi contenuti nel Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa disposizione contenuta nell'art. III 280, laddove, accanto all'affermazione dei due principi generali dello sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle diversità nazionali e regionali e della valorizzazione del "patrimonio culturale comune" si prevede espressamente che "L'Unione tiene conto degli aspetti culturali nell'azione che svolge a norma di altre disposizioni della Costituzione".L'organizzazione della cultura come questione nazionaleE' necessario che l'organizzazione della cultura venga assunta come grande questione nazionale, della quale sono parte integrante i grandi media e l'industria.Occorre dare una lettura ed una strategia unitaria ad un sistema che necessariamente è fortemente articolato, superando la dicotomia tra "cultura accademica", comunque declinata, dalla storia dell'arte allo spettacolo dal vivo, che vive di sussidi pubblici, e grandi mass media che alla produzione culturale di base attingono a piene mani usandola a fini di profitto d'impresa.L'organizzazione della cultura come sistema nazionale, portando finalmente a compimento il disegno prospettato dal nuovo titolo V della Costituzione, un sistema unitario tanto più forte in quanto sa articolarsi e integrare, all'interno di un disegno e di regole comuni, la molteplicità dei soggetti che al suo interno operano.La prospettiva non può essere né quella di tornare al centralismo statale né quella di una devoluzione che moltiplichi i sistemi di governo del patrimonio culturale per quante sono le regioni italiane.La prospettiva non può che essere quella della cooperazione all'interno di un sistema di regole condivise e garantite dal ruolo preminente dello Stato.A questo riguardo il principio del "pluralismo istituzionale" è la base di un modello di "federalismo cooperativo" che si sviluppa anche nell'organizzazione dell'intervento culturale pubblico, nel rispetto dei principi della "sussidiarietà" e della "leale collaborazione".E' evidente, infatti, che i rischi di discriminazione culturale, che si ha il compito di individuare e ridurre, si riducono sensibilmente qualora si ottenga il concorso di tutti gli attori istituzionali dell'ordinamento.Il "pluralismo culturale", base fondante di ogni democrazia, necessita insomma della presenza di una pluralità di moduli organizzativi e procedimenti di "partecipazione": solo in questo modo, cioè attraverso uno spettro di strumenti di intervento pubblico calibrati su diverse realtà territoriali si potrà forse arrivare ad intercettare e salvaguardare le innumerevoli sfaccettature dei fenomeni culturali presenti nel Paese.Le città della cultura:Il Partito Democratico promuove l'idea delle "città della cultura".Le nostre città sono il luogo in cui, più che mai, la cultura si configura concretamente quale diritto di cittadinanza.In esse si rende quotidianamente evidente quanto questa costituisca un elemento necessario ed utile all'integrazione, alla coesione sociale, alla formazione intellettuale e morale dell'uomo.Guardando alla tradizione e alla storia delle città d'arte italiane risalta un carattere comune del passato, che è il legame stretto tra sapere teorico e sapere manuale, tra cultura umanistica e cultura scientifica: le migliori intellettualità si sono fuse, nel passato, con una visione creativa e produttiva che si manifestava nelle arti, nell'architettura, nell'artigianato, nella moda.Quel legame è stato nel tempo abbandonato e, con esso, la visione integrata dello sviluppo di un territorio con il potenziale di creatività rappresentato anzitutto dalle sue istituzioni culturali.E' nelle nostre città che primariamente si deve assolvere il dovere sancito dalla costituzione di una promozione della cultura da parte pubblica.Una politica che vede insieme lo Stato e le Regioni e al centro di questa rete i Comuni è ciò che può determinare positivamente la nuova immagine delle nostre città e la qualità della vita dei cittadini.Nelle città italiane l'investimento in cultura deve tradursi in riorganizzazione e riqualificazione dello spazio urbano e produrre una nuova socialità dell'incontro e della condivisone della conoscenza, così favorendo creatività e produzione culturale.Esse non debbono trasformarsi in "città museo", ma mantenere il carattere di città dei cittadini, e le opere d'arte, i monumenti in esse presenti, in un rapporto dinamico e aperto con la contemporaneità, conservare il proprio naturale rapporto di identità con il tessuto urbano e sociale che le ospita.Un rapporto che trova la sua migliore concretizzazione in una concezione nuova del vivere gli spazi pubblici.Una politica dell'accessibilità alla cultura:Il Partito Democratico è per una politica della cultura che produca inclusione sociale e quindi per una politica dell'accessibilità alla cultura.Il nostro patrimonio di saperi, d'arte, deve essere tramandato alle future generazioni, così come i nostri beni, i nostri monumenti devono essere ben conservati.A poco, però, serve un ricco patrimonio di beni culturali e di cultura, se poi questi non possono essere fruiti dalle persone.Una tutela dei bene che ne impedisca l'utilizzo da parte della società produce come conseguenza la negazione della riconoscibilità da parte della collettività e, quindi, privando il bene del suo significato simbolico che da questa dipende, la mancata valorizzazione.I beni, entro l'ambito di una ragionevole salvaguardia, e le attività culturali sono patrimonio che deve essere reso disponibile a tutta la società a fini di conoscenza e di godimento. Il governo del patrimonio culturale si dispiega lungo una precisa filiera logica: conservare per tramandare, tramandare per fruire, fruire per crescere.Perché dunque si realizzi una piena accessibilità alla cultura, occorre innanzi tutto comprendere ed analizzare la qualità del tessuto sociale e come questo nel tempo stia cambiando.Garantire l'accesso alla cultura parte, infatti, dalla comprensione delle diverse esigenze che la nostra società manifesta oggi, ad iniziare dalle fasce giovani della popolazione, sino a quelle più anziane.Non basta la presenza di un'offerta culturale. Un'offerta culturale diffusa raggiunge più facilmente i cittadini, a condizione che si superi il discrimine prodotto dalla diversa capacità di mobilità e di disponibilità economica dei singoli.Bisogna partire dalla volontà di offrire accessibilità fisica ed economica alla cultura alla più ampia e diversificata platea di cittadini e da questo fondamento costruire un'attenta e mirata politica dei servizi e dei prezzi.Occorre anche garantire un'adeguata diversificazione dell'offerta, capace di superare l'ostacolo costituito dalla diversa formazione culturale delle persone, tale da permettere l'accesso alla cultura anche alle fasce più carenti in questo senso.Le risorse:Il Partito Democratico sostiene come decisivo ed irrinunciabile il ruolo delle istituzioni pubbliche.Esse sono chiamate ad esercitare un governo dinamico del settore, che parta da un concreto impegno economico in fase di definizione dei bilanci e che nella logica dell'investimento culturale, mantenga viva la nozione di cultura come servizio da rendere ai cittadini, oltre che strumento utile allo sviluppo economico e alla promozione del territorio.Occorre che la distribuzione e l'allocazione delle risorse avvenga in un contesto di regole certe e criteri trasparenti che rispondano al principio di meritorietà del bene e dell'attività culturale.E' necessario, dunque, garantire un buon uso del denaro pubblico, operare affinché si individuino e si introducano gli strumenti idonei a riconoscere, premiare e valorizzare tutte le esperienze meritevoli.Fuori da ogni logica corporativa e clientelare promuove una politica che risponde esclusivamente ai principi di priorità e qualità.Nei meccanismi e nei criteri valutativi che presiedono all'assegnazione di ogni finanziamento pubblico, a qualsiasi livello, debbono entrare anche considerazioni di carattere economico: l'efficacia nell'uso delle risorse assegnate e la limitazione della loro dispersione, l'indotto lavorativo generato, la percentuale di posizione lavorative, l'incentivo per i lavoratori giovani, l'apertura internazionale, la capacità del beneficiato di attrarre finanziamenti propri indipendenti dal sostegno pubblico.Occorre anche ripensare attentamente, pur tenendo conto che non tutte le attività culturali meritevoli intercettano un vasto pubblico, alla questione del rapporto effettivo tra bene e attività culturale e reale accessibilità e fruizione da parte del pubblico, degli utenti, degli spettatori...Il Partito Democratico non promuove la statalizzazione della cultura, ma sostiene la necessità di creare le condizione per cui l'operatore pubblico e quello privato facciano sistema.Oggi è necessario parlare di concertazione tra i soggetti pubblici e sinergia tra questi e i soggetti privati.Dalla sinergia fra i soggetti pubblici e privati può prodursi un'utile occasione per colmare l'attuale inadeguatezza delle risorse disponibili.Perché ciò si renda possibile occorre attuare un'adeguata politica di incentivazione fiscale per le imprese e le persone fisiche e adottare una politica della comunicazione e dell'informazione che sottoponga all'attenzione di un nuovo mecenatismo i progetti culturali capaci di catalizzare interesse.Tutto ciò tenendo conto che molti dei soggetti privati che operano in ambito culturale assolvono in realtà ad una funzione anch'essa pubblica, sono soggetti protagonisti di un sistema della promozione dello sviluppo della cultura e rispondono al principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale, in cui la comunità civile e il cittadino sono al centro di un modello di sviluppo del paese.La cultura è un terreno fertile in cui sperimentare i principi più moderni e innovativi di dialogo tra pubblico e privato, di riedizione del rapporto tra cittadini e poteri pubblici.ContemporaneitàLa promozione dello sviluppo della cultura passa anzitutto attraverso la ricerca, la produzione contemporanea di arte, musica, teatro, danza, cinema e ogni altra forma di espressione artistica.Un nuovo partito che ambisca a rappresentare le forze più vive, produttive, innovative del Paese, non può che avere al centro il sostegno allo sviluppo delle arti contemporanee, in quanto espressione autentica del pensiero e della creatività di una società.Senza preconcetti e senza pregiudizi alla cultura contemporanea va garantito lo spazio per cresce, svilupparsi e parlare, avvicinare e interessare ognuno di noi, con i mille strumenti e le altrettante voci che le sono proprie.In questo quadro, cinema, teatro, in generale lo spettacolo dal vivo, occupano nella società contemporanea un posto di assoluto rilievo culturale, non solo come patrimonio, ma anche come rappresentazione del nostro paese all'estero, come espressione della sua creatività, della sua storia, della sua cultura, parte viva della sua memoria storica, terreno di sperimentazione e innovazione.Essi rappresentano una finestra importante sulla contemporaneità e sui nuovi linguaggi, e costituiscono, da sempre, uno straordinario motore di nuova creatività, in grado di rispondere a una domanda di fruizione, ma anche a una domanda di spazi di libertà e creazione artistica capaci di intercettare la nuova domanda che viene dalle generazioni più giovani e offrire risposte adeguate alle esigenze del lavoro culturale, ponendo un argine alla piaga della disoccupazione intellettuale..Per questa ragione il Partito Democratico ritiene prioritari nell'azione di governo, sia a livello centrale che a livello periferico, i temi della ricerca, della sperimentazione, dell'apertura verso nuove forme di spettacolo in cui la commistione dei linguaggi e la libertà dell'espressione artistica si conformano alle sensibilità e alle istanze delle nuove generazioni.In generale il Partito Democratico riconosce la necessità di sostenere la produzione artistica e culturale contemporanea, offrendo agli artisti, laboratori, centri di formazione e di produzione, strutture di accoglienza, occasioni lavorative.Le esperienze delle grandi città europee sono esempi ai quali guardare con decisione e interesse: i centri di produzione ed esposizione interagiscono con i tessuti cittadini e pervadono ogni aspetto della vita sociale di una comunità, l'arte diventa fatto sociale, evento sorprendente e irrinunciabile.Occorre operare affinché si arresti il fenomeno della fuga dei talenti, che non riguarda solo il sapere scientifico, ma che interessa in misura sempre maggiore anche quello umanistico e artistico.Non essere solo i custodi di passati gloriosi, ma alimentare e far crescere con determinazione la cultura oggi, migliora la nostra vita, ci rende individualmente e collettivamente più forti.Un patto con il mondo della culturaIl Partito Democratico deve sottoscrivere un patto con il mondo della cultura.Il "mondo della cultura" sono le centinaia di migliaia di persone che ogni giorno fanno camminare il sistema, che aprono le biblioteche, organizzano le mostre, fanno funzionare i musei, restaurano le opere d'arte, le catalogano, danno vita ai teatri, suonano, cantano, scrivono, recitano.Loro possiedono le competenze grazie alle quali il sistema funziona e si riproduce, è il loro lavoro che lo fa vivere.In larghissima parte si tratta di persone con elevatissimi livelli di professionalità, non sempre apprezzati e con redditi assai modesti.Persone che vivono realtà di precariato o, al contrario, in strutture eccessivamente burocratizzate.E' a loro che la politica del Partito deve saper parlare, disegnando un percorso che li porti da una condizione spesso marginale, al centro della vita culturale e materiale del paese.E' un percorso che richiede a loro l'impegno a lavorare con noi in questa direzione, a vincere la paura dell'innovazione, le derive del corporativismo, a tradurre i valori di cui sono portatori in pratiche per la crescita culturale, per la tutela del patrimonio, per lo sviluppo "compatibile" con la salvaguardia dell'ambiente, dei beni, dei paesaggi.Documento fiorentino dei Tavoli tematici sulla cultura»