Ataf, Bosi e Giocoli (FI): «Il biglietto più caro d'Europa non giustifica più i disservizi, gli sprechi e la cattiva amministrazione»
«Il biglietto del bus più caro d'Europa non giustifica più i disservizi, gli sprechi e la cattiva amministrazione». E' quanto hanno dichiarato i consiglieri di Forza Italia Enrico Bosi e Bianca Maria Giocoli.«Quando il consiglio di amministrazione di Ataf spa ha varato la nuova manovra tariffaria - ricordano i due esponenti del centrodestra - ha aumentato il costo del biglietto portandolo quello che vale per 70 miunti a 1,20 euro e tolto le agevolazioni tariffarie introdotte con la carta "Fata", di cui beneficiavano gli utenti più assidui e gli anziani. Così il costo del biglietto sui mezzi dell'Ataf è diventato il più caro d'Europa a fronte di un servizio sempre più scadente e di una gestione amministrativa che offre in continuazione esempi di sprechi e di spese ingiustificabili.Anche il dibattito sulla sicurezza nelle autovetture, durante il giorno ed in particolare nelle corse notturne, pur nel riconoscimento della sua indubbia serietà, non può comunque rappresentare il problema prioritario quando è messa in discussione l'intera gestione del servizio, dopo che l'accordo sindacale tra l'Ataf, enti pubblici e sindacati poneva tra le priorità la lotta ai "portoghesi", con la possibilità offerta agli autisti di effettuare i controlli, le busvie ed il potenziamento del servizio. Ricordiamo che l'accordo sindacale è stato firmato il 27 gennaio 2006, ma le denuncie dei sindacati su sicurezza, evasione e sprechi sono le medesime di un anno e mezzo fa: in buona sostanza niente è cambiato».«Così - hanno aggiunto Bosi e Giocoli - veniamo a sapere che gli utenti che non pagano il biglietto sono più o meno gli stessi del 2006 ossia il 10-15% di coloro che usano il mezzo pubblico e che l'evasione costa all'azienda circa tre milioni di euro, ossia oltre la metà del deficit societario registrato dal bilancio 2006 ( 5.796.507); e tutto questo nonostante l'aumento nel numero delle contravvenzioni e dei controllori. Ora si propone di reintrodurre i bigliettai a bordo e i vigilantes per le corse notturne sulle linee a maggior rischio e di fatto si sancisce il fallimento di uno dei principali obbiettivi dell'accordo sindacale. Ben vengano comunque i bigliettai, almeno non salirebbero a bordo i suonatori di fisarmonica che periodicamente si ritrovano sui bus Ataf per questuare al suono di "Bella Ciao", o le frotte di zingari che "a sbafo" usano il trasporto pubblico per partire dai loro accampamenti o ritornarvi, dopo "un'intensa giornata lavorativa" in centro o nelle periferie cittadine: a loro nessun controllore chiede il biglietto.Non si dovrebbe neppure parlare di "portoghesi", perché a Lisbona coloro che evadono il pagamento del biglietto sono appena il 4% dell'utenza. Ma anche l'azienda fa la sua parte. La denuncia dei Cobas alla corte dei conti sulla ricca buonuscita accordata al direttore generale uscente Sassoli (episodio che aveva già avuto un precedente nel direttore generale sostituito proprio dal Sassoli), il premio di produzione alla dirigenza per meriti non meglio identificati, lo spreco di denaro delle inutili busvie, il costoso intreccio di partecipazioni azionarie, gli sprechi nella manutenzione dei veicoli e nella loro dotazione strumentale, le agevolazioni per chi si reca alle partite al Franchi (come proposto da Rifondazione Comunista), ai concerti e ad altre manifestazioni ludiche (vedasi Italia Wave, concerto di Vasco Rossi, la Teatricard, La città sostenibile) ed altre amenità che costano all'azienda ed ai cittadini fior di quattrini».«Le agevolazioni per chi va a divertirsi e non per chi si reca al lavoro sono una vera vergogna - hanno concluso i due consiglieri di Forza Italia - gli abbonati fiorentini ed in genere chi si reca al lavoro sui mezzi Ataf dovrebbero per uguaglianza pretendere ed ottenere due abbonamenti o biglietti gratis per ognuno acquistato.Infine, dulcis in fundo, il probabile arrivo ad Ataf S.p.A. della pesante sanzione comminata dal garante per la concorrenza, una volta ultimata l'istruttoria contro quelle società di gestione del trasporto pubblico entrate nel mirino dell'antitrust: si potrebbe giungere fino al pagamento del 10% del fatturato aziendale. Allora si che sarebbero dolori». (fn)