Carrai e Di Giorgi (PD): «La legalità è la logica conseguenza di essere cittadini, liberi con uguali diritti e doveri»

Questo il testo dell'intervento di Marco Carrai e Rosa Maria Di Giorgi (Partito Democratico)«"La paura è il demone più sinistro che si annida nella società". Così Bauman, uno dei più grandi filosofi del nostro tempo, descrive lo stato d'animo dei cittadini di fronte ai nuovi fenomeni di degrado e di criminalità frutto della società globalizzata. "Globalizzazione, deregulation, individualismo: è dentro questo triangolo che Bauman colloca lo tsunami politico-sociale-economico che travolge lo stato sociale fino a minare le fondamenta della solidarietà. Il peso dell'incertezza plasma un mondo in cui ogni individuo è lasciato a se stesso e la parola comunità risuona sempre più vuota. E' di fronte a questo scenario che la paura trasuda, dilaga, si autoalimenta, si impossessa degli uomini e delle istituzioni. Mentre la politica, ormai impotente, si è ritirata delegando a soggetti esterni proprie funzioni. La società, indifesa, esposta alla rapacità di forze incontrollabili e alla criminalità, allo stato non più sociale chiede soprattutto di rafforzare il ruolo di secondino. L'immigrato clandestino, emblema della provvisorietà e della precarietà, diventa il nemico da cui difendersi, il reietto da allontanare per non specchiarci nella sua sventura. E le città sono ormai trasformate in discariche di problemi concepiti a livello globale". Queste parole, oggi assumono in questo dibattito un significato molto pesante e un messaggio chiaro. La politica non deve fare passi indietro, non deve lasciare spazi vuoti dove atteggiamenti di xenofobia e razzismo troverebbero praterie da percorrere. La politica e soprattutto le istituzioni devono governare questi fenomeni che trovano nella città il loro compimento attraverso atti che tutelino la legalità in quanto fondamento della libertà e processi che facciano della solidarietà e dell'inclusione sociale la linea di azione. L'una senza l'altra sarebbe un processo incompiuto che porterebbe solamente o ad azioni spot, che hanno l'unico scopo di rassicurare i cittadini, oppure ad una falsa solidarietà che provocherebbe un razzismo al contrario. Deve essere chiaro infatti che se non servono provvedimenti solo repressivi e non di inclusione sociale è altrettanto chiaro che non si può tutelare l'illegalità dei poveri per due motivi: il primo è che la legge come è scritto sui tribunali è uguale per tutti e il secondo è che se non si tutela la dignità di un disgraziato permettendogli di vivere ai margini della società non la si tutela neppure permettendogli di stare ai margini della legalità. Qualcuno ha detto che dobbiamo dichiarare illegale la povertà e non i poveri, se questo è vero la logica conseguenza è che dobbiamo sostenere una società nella quale tutti vivono nella legalità e dove a tutti possono essere date le possibilità di avere pari diritti. Far rispettare la legalità non vuole dire fare diventare fenomeni criminosi atteggiamenti illegali vuol dire dare possibilità e allo stesso tempo combattere l'illegalità. Qui non si tratta di lanciare sfide a chi è più legale; non ci si sfida su questo perché la legalità è la logica conseguenza di essere cittadini, liberi con uguali diritti e doveri. Su questo dobbiamo tutti lavorare».(fn)