Giglio d'oro, il consigliere Enrico Bosi illustra il profilo di Shukria Barkzai
Questo l'intervento del consigliere di Forza Italia e componente della commissione pace Enrico Bosi"Sono commosso di potere parlare di queste due parlamentari che si battono per l'affermazione dei diritti umani e civili nel loro Paese. Noi non ci rendiamo conto delle situazioni e condizioni di vita in Afghanistan e ci vorrebbero tante donne coraggiose come loro. Ogni giorno in Afghanistan si vivono momenti terribili e ogni giorno Malalai e Shukria vivono sotto minaccia di morte Auguriamo a loro di proseguire e vincere le loro battaglie. E ora come membro della commissione pace vado a presentare il profilo di Shukria Barkzai: Ero andata dal medico quel giorno di maggio del 1999. racconta Shukria Barakzai e mentre tornavo a casa i talebani mi assalirono. Tentai di spiegare che ero malata, ma non ascoltarono, e mi colpirono con lo shalock, la frusta di gomma usata dalla polizia morale dei talebani per punire velocemente i civili, principalmente le donne, con una fustigazione sulle gambe e sul dorso'.Dawi, questo il soprannome di Shukria Barakzai, fu frustata perché si trovava fuori dalla sua abitazione priva dell'accompagnamento di un parente maschio.Tornata a casa, Dawi riflettè a lungo sullo stato di profonda oppressione in cui era caduto il suo popolo ed in particolare sulla terribile condizione in cui vivevano tante donne afgane.'Pensai allora di aprire una scuola clandestina per bambine arruolando come insegnanti tutte le mie amiche che avevano un'istruzione. Anch'io divenni un'insegnante. Ho amato molto quel lavoro perché capii subito quanto avevamo bisogno di assicurare un'istruzione alle bambine. Ne avevano bisogno forse più del cibo'.Così nel giro di tre anni Dawi allestisce corsi di istruzione per centinaia di ragazze di tutte le età. Il tutto, ovviamente, nella più rigorosa clandestinità, come spiega la stessa Barakzai: 'Le bambine arrivavano una per volta. Mai in gruppi, altrimenti avrebbero potuto essere prese e punite dai talebani. Nascondevano i libri e la cancelleria negli indumenti intimi, sotto i burqa. Alcune erano così giovani che non capivano perché dovevano nascondere tutto. Abbiamo dovuto spiegarglielo noi'.Dalla riuscita esperienza delle cosiddette scuole domestiche sono uscite studentesse liceali ed universitarie, ma anche impiegate e giornaliste. Gli stessi professori universitari si sono detti stupiti dal grado di preparazione delle allieve delle scuole domestiche e del fatto che avessero tutte frequentato quell'inusuale, ma efficace, corso di studi.Il racconto della straordinaria esperienza delle scuole domestiche', dalla viva voce di Shukria Barakzai, sarebbe già di per sé sufficiente ad illustrare gli eccezionali meriti di questa donna coraggiosa, tanto più se si considera la durezza spietata di un regime, quello dei talebani, in cui non si poteva neppure parlare di condizione femminile in quanto le donne erano considerate meno che niente.Oggi la trentacinquenne Dawi, nata e cresciuta a Kabul e madre di tre figlie, è fortemente impegnata per migliorare la condizione femminile delle donne afgane, specie nel campo dell'istruzione e dei diritti civili, dove si registrano ancora, dopo la caduta del regime dei talebani, gravi ostacoli e condizioni di estrema arretratezza: un milione di donne chiede istruzione e formazione, maggiori fondi alle scuole e assistenza sanitaria.Celebri le sue battaglie combattute nella Camera Bassa del nuovo Parlamento afgano, dove è stata eletta nel 2005, contro lo strapotere dei "signori della guerra" e dei talebani che continuano ad ostacolare il processo di sviluppo del paese e naturalmente l'emancipazione femminile.Shukria, dopo pochi mesi dalla fuga dei talebani da Kabul, aveva già dato vita ad un giornale l'Aina-E-Zan (Lo Specchio delle donne), un settimanale pubblicato nelle due lingue nazionali del paese, pashtu e dari. Era il primo giornale femminile afgano. Per questo Dawi è stata recentemente insignita del premio giornalistico dell'Organizzazione Mondiale della Stampa. Lo Specchio delle donne ha una tiratura di tremila copie ed informa le donne sui loro diritti rispetto alle leggi dello Stato ed all'Islam. Pare che anche gli uomini apprezzino la pubblicazione. Ha raccontato Shukria che Un giorno una coppia, marito e moglie, sono venuti in ufficio per dirmi che, grazie a me, la loro unione era più forte. Lui voleva divorziare, ma aveva letto un articolo sul mio giornale che spiegava che l'Islam non permetta ai mariti di maltrattare le mogli: anche se un marito pensa che la moglie abbia sbagliato ne deve discutere con lei, e gentilmente. Quest'uomo fece così: cominciò a parlare con sua moglie e parlando insieme riuscirono a risolvere i loro problemi'.Guardando al futuro, Dawi ha le idee chiare: Le cose che servono alle donne, le cose importanti, sono l'istruzione, la democrazia e la libertà. Senza la partecipazione delle donne, il processo democratico sarebbe come un essere umano senza occhi'.Lo spessore del personaggio, così come traspare da queste poche righe, giustifica a pieno titolo l'attribuzione a Shukria Barakzai del Premio Giglio d'Oro valorizzandone ulteriormente le finalità ed il prestigio".(fd)