Giglio d'Oro , la consigliera Susanna Agostini illustra il profilo di Malalai Joya

Questo l'intervento della consigliera del gruppo democratico e componente della commissione pace Susanna Agostini"Ringraziamo le onorevoli Joya e Barakzai per essere qui con noi a celebrare un momento alto della democrazia nel mondo. Con la consegna del Giglio d'oro confermiamo il nostro impegno a proseguire insieme in un fronte unito per affermare i valori di civiltà e di pari opportunità nel mondo. Non è un caso che anche l'Unione Europea abbia sentito il bisogno istituzionale di dedicare questo 2007 alle pari opportunità. Questo dimostra che anche noi europei sentiamo di dover affermare questo diritto di parità, fino ad oggi negato. Siamo onorati di proseguire l'impegno che da sempre Firenze pone verso la difesa dei diritti umani in prima fila quelli della salute e dell'istruzione che hanno come determinanti essenziali le pari opportunità, di accesso e sviluppo, per tutte le persone.Nel 2005 la nostra città ha avviato anche un percorso per dichiarare illegale la povertà. Condizione disumana di responsabilità sociale collettiva, oggi con questo atto ribadiamo anche la volontà di proseguire in quella direzione."A nome della commissione pace traccio un breve profilo dell'attività politica svolta da Malalai Joya: nata nel 1978, proprio quando sono iniziate le disgrazie e le guerre che hanno rovinato il suo Paese come lei stessa afferma. - Il suo nome Malalai, pare ne abbia segnato il destino. Nella storia afgana il nome Malalai ricorda l'eroina nazionale, una Giovanna D'Arco afgana, che nel 1880, durante la battaglia di Maiwand contro i colonialisti britannici quella Malalai si tolse il burqa, impugnò la spada e guidò i combattenti alla vittoria.La Joya cresce in una famiglia povera, assieme a sei sorelle e tre fratelli. Il padre studiava medicina, e interrompe gli studi per combattere contro i sovietici. Nel 1982, quando Lei aveva quattro anni, suo padre perse una gamba in combattimento e decise di trasferire la famiglia in Iran, e tre anni dopo in Pakistan.Lì, in un campo profughi di Quetta, si rese conto delle sofferenze che la sua gente era costretta a subire, delle disumane condizioni in cui era costretta a vivere. Lì Malalai iniziò ad assistere i malati, soprattutto le donne, nell'ospedale del campo.Nel dicembre 2003 ragazza di 25 anni, , di Farah, provincia occidentale confinante con l'Iran è convocata a Kubul per partecipare alla Loya Jirga, il gran consiglio afgano con l'obiettivo di scrivere la nuova costituzione del Paese.Scelta come rappresentante perché, assistente sociale che conosceva bene i problemi della sua gente, soprattutto la drammatica condizione delle donne da lei costantemente assistite.Quel 23 dicembre si trovò di fronte cinquecento mullah, comandanti mujaheddin, capi tribù e rappresentanti locali provenienti da tutte le province dell'Afghanistan. Stupita per la presenza nel parlamento di tanti famigerati signori della guerra e comandanti fondamentalisti, Malalai prese la parola, cambiando per sempre il corso della sua vita.Cito testualmente "Il mio nome è Malalai Joya della provincia di Farah Con il permesso degli stimati presenti, in nome di Dio e dei martiri caduti sul sentiero della libertà, vorrei parlare un paio di minuti".Poche le parole espresse, da Joya, una vibrata critica sul perchè permettevano che la legittimità e la legalità del Parlamento Afgano fossero messe in discussione dalla presenza di persone che hanno fatto del Paese il fulcro di guerre nazionali ed internazionali. Quel discorso coraggioso da donna forte e convinta quale è, rivolto a proprio a quelle persone che hanno agito contro i diritti dei deboli.Lo chiuse così: "il nostro popolo afgano dai piedi scalzi, la nostra storia non vi perdonerà mai"Da quel giorno le minacce di morte iniziarono a scandire la vita di questa giovane e impavida donna afgana che, invece di ritirarsi nell'anonimato, ha deciso di continuare la sua battaglia con le sue denunce pubbliche.Fino alla decisione più coraggiosa: candidarsi alle elezioni parlamentari. Una decisione che la sua gente ha premiato con 7.813 voti, assegnandole uno dei 249 seggi del futuro parlamento afghano. Ma dal Parlamento è stata espulsa nel maggio del 2007.Da allora, prosegue la battaglia per i diritti contro la povertà e la guerra, il suo lavoro per il sociale e per le donne contro il fondamentalismo e il narcotraffico, ancora oggi vive braccata e ogni notte deve cambiare il luogo dove dormire". (fd)