Piano strutturale, ecco l'intervento dell'assessore Biagi

Quasi un'ora, per l'esattezza 58 minuti. Tanto è durato l'intervento dell'assessore all'urbanistica Gianni Biagi in apertura del dibattito in consiglio comunale sull'adozione del Piano Strutturale. Ecco il testo della relazione.«Roberto Benigni nella sua straordinaria e commovente "lectura dantis" della scorsa estate in piazza Santa Croce ha più volte ricordato che Firenze è una delle poche città che per ben due volte nella sua storia è stata una delle capitali del mondo. Ciò è accaduto nel medioevo - periodo della affermazione, in Europa, delle città - e nel Rinascimento.In entrambe le situazioni Firenze è stata al centro di un processo di rivoluzione dei sistemi sociali, culturali ed economici precedenti.Nel medioevo quando l'avvio dell'uso della energia idraulica e lo sviluppo delle tecnologie di lavorazione dei tessuti, e della lana in particolare, produsse una eccezionale accumulazione di capitali che determinarono la centralità di Firenze e delle sue "arti" nell'economia mondiale dell'epoca.Nel rinascimento quando la rottura dell'identità culturale, politica e religiosa del medioevo determinò una libertà e autonomia di pensiero che fu la base del nuovo straordinario sviluppo delle arti e delle scienze e in architettura si risolse nella rilettura del periodo classico (romano e anche greco) attraverso questa nuova lente interpretativa "moderna" a cominciare con Brunelleschi e con Leon Battista Alberti, il primo intellettuale, che fece di Palazzo Rucellai in via della Vigna a Firenze il "Manifesto" dell'architettura rinascimentale.Perché ho iniziato da qui?Perché nonostante questo passato e nonostante che questo passato sia toccato anche ad alcune altre città che oggi non hanno mantenuto un ruolo nel sistema economico, politico, culturale mondiale, Firenze è riuscita a mantenere la propria capacità di essere riconosciuta come una delle città rappresentative dell'identità del mondo. Ed è riuscita a essere una icona del turismo internazionale senza diventare, come qualcuno incautamente afferma, una disneyland del Rinascimento.Questo risultato è il frutto di due condizioni distinte ma convergenti.Da un lato l'aver mantenuto e promosso una immagine identitaria di Firenze che ha radici nelle culture dell'Europa nord occidentale quale contribuito alla definizione di un paradigma forte della civiltà europea.Dall'altro a questa condizione di rappresentanza, quasi iconografica, della civiltà europea si è contrapposta la volontà esplicita delle classi dirigenti della città, in modo più evidente nella seconda metà del secolo scorso (ma già presente nel periodo ante guerra come dimostrano le opere di architettura di allora) che può essere riassunta nelle affermazioni di Ranuccio Bianchi Bandinelli quando, in relazione alla disputa sulla ricostruzione delle parti della città distrutte dalla guerra, affermò di avere il "diritto di vivere entro città vive, entro città che seguono l'evolversi della nostra storia" e di non voler essere "custodi di un museo, i guardiani di una mummia".Oggi in forza di queste convergenti condizioni la struttura economica e sociale della città è connotata da solidità e da integrazione.A Firenze convivono la Maestà di Duccio e le turbine della Pignone, il Dittico di Piero della Francesca e i centri direzionali pubblici regionali, le sedi direzionali di aziende multinazionali (KMG, Seves, Menarini etc) e la più straordinaria presenza di strutture di assistenza e di volontariato d'Italia, l'Opificio delle Pietre Dure ed il Lens, e potrei continuare.Una spiegazione ulteriore di questa capacità della città di riorganizzarsi e di ricostruire con tenacia determinazione e innovazione la propria struttura economica può essere trovato in alcune riflessioni di uomini di cultura che in qualche modo sono legati a Firenze.Provo a citarne alcuni.Giorgio Manganelli scrive nella sua Favola Pitagorica:"Ci sono città, in Italia, più strettamente intricate alla mia vita, Milano, Torino, Parma, Roma; ma queste sono le città della vita; Firenze è un'altra cosa. Firenze è insieme personale, intima e lontana, esotica. E' una delle forme dell'altrove". Ed ancora: "Credo che per tutti coloro che la frequentano senza esserci nati Firenze sia una città problema. Forse gli indigeni sono mitridatizzati; ma per gli altri è una città impossibile. Non è un luogo verosimile: la densità, l'intensità dei luoghi la fanno una città intossicata dai capolavori; irrespirabile. Quegli stranieri che danno di matto sotto la cupola del Brunelleschi sono esseri sani, normali, ragionevoli, e di successo nella vita; non sono nevrotici; la nevrosi è Firenze. Come accade , la nevrosi è cosa lussuosa, ardua, colta e cavillosa; non è da tutti; Firenze è un caso di nevrosi cui nessun analista oserebbe mettere mano; una nevrosi riuscita".Andrea Branzi scrive in un suo recente saggio pubblicato in occasione della mostra Exit organizzata da alcuni docenti della facoltà di Architettura per esporre i progetti di architetti laureati a Firenze che hanno e stanno avendo successo nel mondo:"….. il moderno a Firenze è sempre stato frutto di un pensiero liberato, di una speculazione mentale che può esprimersi fuori dai condizionamenti di una modernità reale e strutturata, e proprio per questo Firenze può esprimere un pensiero critico alternativo alla modernità reale. Firenze ha sempre considerato se stessa una sorta di ‘Arcetri della storia', cioè un osservatorio che guarda, giudica, analizza il mondo, ma sempre a partire da un punto di vista prospettico che si colloca fuori dal ‘quadro' (come nelle regole della prospettiva). Una città che può inventare il futuro, come ha inventato il passato. Infatti che rapporto c'era fra la Firenze del XV secolo ed il classicismo? La risposta è di nuovo semplice e rivelatrice: ‘non c'era nessun rapporto di continuità' perché Firenze (a differenza di Roma) aveva radici etrusche e nessun rapporto con i linguaggi imperiali……. Dunque le cose succedono spesso non dove ci sono condizioni più favorevoli e forti per farle succedere, ma dove esiste un anello debole; dove c'è una minoranza che vuole farle accadere, magari in opposizione a situazioni generali di segno opposto. Dove il ‘vantaggio del ritardo' innesca energie più vitali".In queste due brevi citazioni credo si possa cogliere il senso del pensiero che voglio esplicitare. Firenze è il luogo dove le cose possono accadere. Dove ci sono ancora condizioni sociali, economiche culturali perché la politica e il governo possano prospettare condizioni e scelte di nuova organizzazione della società urbana e della città.E da queste citazioni si comprende anche perché spesso le riflessioni fatte su Firenze dalla stampa locale e nazionale siano così totalmente prevedibili, ovvie e quindi inutili. Non si riesce da parte dei giornalisti e dei commentatori ad uscire fuori dalla ordinaria retorica di routine.Leggere la città come un città conflittuale è semplice. Firenze ha fatto della sua "litigiosità" quasi una bandiera. Ma proprio per questo è facile farla diventare uno stereotipo. Leggere invece la conflittualità e la polemica politica e fra gruppi di interesse (come sono i comitati) come un momento alto della fase di apprendimento del problema e farla diventare una fase del processo decisionale è un approccio intelligente e una lettura meno ovvia, ma più vera e rispondente ai reali processi decisionali. E questa interpretazione io l'ho sentita in questa aula e non l'ho mai letta sui giornali.Oggi Firenze può ambire a pensare ad una sua ulteriore ricollocazione nello scenario delle città del mondo. E può – deve – farlo per adeguarsi al processo di cambiamento strutturale del mondo che è avvenuto nell'ultimo periodo del secolo scorso e nei primi anni di questo secolo. E questo cambiamento interessa tutti e modifica le condizioni di funzionamento delle città. Alcuni dati possono essere chiarificatori.Già alla fine degli anni 2000 i bambini nati a Firenze con almeno un genitore straniero erano intorno al 15% delle nascite. Il nostro ufficio statistica ci informa che i residenti stranieri in città sono circa il 9,5% dei residenti. Che il movimento naturale dei residenti è ancora negativo anche se la forbice si sta chiudendo ma in gran parte proprio per quei bambini nati dai nuovi cittadini di questa città. Che, ferme le condizioni attuali, la popolazione residente al 2021 sarà poco inferiore all'attuale, ma la sua composizione sarà ancora più critica di quella attuale, con percentuali analoghe di anzianità ma con un processo di invecchiamento ancora più marcato. Un flusso costante di nuovi cittadini non riesce a frenare il progressivo invecchiamento della popolazione.Costruire la nuova città è quindi un processo faticoso proprio perché la struttura urbana e sociale è in continua modificazione e queste condizioni non consentono percorsi diretti e scorciatoie.Ma costruire la nuova città è indispensabile poiché altrimenti il rischio di impoverimento progressivo della città e di perdita di identità e di multifunzionalità della città è concreto.Le città presentano spesso, per non dire sempre, inerzie al cambiamento. Queste possono essere inerzie delle pietra o inerzie culturali ma dobbiamo riflettere sulle conseguenze di queste inerzie, sul ritardo delle trasformazioni fisiche rispetto all'evoluzione sociale ed economiche. Forse proprio per questo ritardo le città che viviamo ci sembrano così inadeguate alla nostra vita attuale, così faticose da vivere.La vera novità politica di questi ultimi anni, almeno dalla giunta Primicerio in poi, è quella che, acquisita questa consapevolezza, il governo cittadino si è rimboccato le maniche e ha cominciato a lavorare per un processo complesso di trasformazione urbana. Un processo che ha subito e subirà accelerazioni e ritardi ma che è irreversibile e ormai saldamente avviato; per riportare la struttura fisica della città in coerenza con il processo di modificazione della struttura sociale ed economica della città.Un cambiamento che può accadere e sta accadendo, proprio perché è una scelta consapevole del governo della città.Il Piano strutturale si pone come cardine di questo processo di cambiamento della città. Ne costituisce il quadro di riferimento e ne contiene gli obbiettivi strategici. Rappresenta la guida del cambiamento.Due sono le parole chiave di questo progetto.Opportunità e accoglienza.Firenze può – deve – essere la città che offre ai suoi cittadini, presenti e futuri, opportunità e accoglienza. Firenze ha le caratteristiche storiche, strutturali, sociali ed economiche per farlo.Anzi ha già cominciato a farlo con le scelte fatte in questi ultimi 12 anni.La fase politica alle nostre spalle è stata caratterizzata da una transizione dal vecchio modo di governare i processi di trasformazione urbana al nuovo. La scelta, fatta all'inizio del nostro lavoro nell'estate del 1999, di gestire il progressivo cambiamento del Piano regolatore di Vittorini con le sue luci e le sue ombre (ed alla cui approvazione si deve la rottura politica a sinistra) senza buttarlo alle ortiche e ricominciare da capo, è stata una scelta di consapevolezza e di maturità politica per non costringere la città tutta ad un nuovo stallo che sarebbe stato esiziale per la sua economia e anche per le sue prospettive future.A questo proposito un recente studio della Bocconi riguardo ai processi di trasformazione delle aree urbane dismesse (e solo per queste) fornisce per Firenze questi dati:sono stati recuperati (o in corso di recupero) 80 ettari di aree dismesse, per un investimento totale di oltre 1,8 miliardi di euro, per circa 53.420 unità lavorative attivate. Ogni euro speso nella riqualificazione ha attivato 2,9 euro sul territorio, il valore della produzione corrisponde al 5,6% del PIL regionale. Cifre importanti.Ancora recentemente su una rivista di edilizia sono stati fatti i conti dei valori economici dei processi di trasformazione in atto. Anche in questo caso i dati sono significativi. Solo gli investimenti pubblici nel settore dei trasporti in città sono stimati in oltre 3,2 milioni di euro.Rivendico ora questa scelta nel momento che ci apprestiamo a superare quel Piano regolatore.Ci sono stati difficoltà che non ho difficoltà ad ammettere nella fase di gestione del Piano regolatore Vittorini, difficoltà che sono state puntualmente marcate, come è giusto, anche in questa aula. Ma non è mai mancata da parte dell'amministrazione l'attenzione e la disponibilità al confronto ed al dialogo. E questo rapporto dialettico, ma comunque sempre aperto, ha consentito di superare le difficoltà.Con questo Piano Strutturale si apre una fase nuova. Una fase dove nuove regole saranno alla base della trasformazione urbana. Una fase nella quale la visione del cambiamento e la missione della città, il coordinamento delle azioni e delle attività, e la partecipazione dei cittadini alle diverse attività di progettazione della nuova città sono elementi determinanti del processo.In una fase storica di nuovo protagonismo delle città Firenze si candida ad essere uno dei luoghi mondiali dove si formeranno le future generazioni del mondo. Dove la formazione delle nuove generazioni può avvenire in un contesto storico ambientale culturale scientifico ed industriale che ha pochi paragoni nel mondo.Firenze dovrà essere, come abbiamo detto, la città delle opportunità e dell'accoglienza, dovrà riprendere la sua vocazione ad essere città della pace e dell'incontro fra i popoli, dovrà essere la città delle nuove idee.Ma quale città è oggi Firenze?Oggi Firenze è una città equilibrata. I dati Irpet sulla composizione del Pil della città forniscono uno scenario di equilibrio dove il settore dei servizi rappresenta quello maggioritario quasi in termini assoluti e il settore turistico allargato sfiora il 26% del totale, ed il settore industriale allargato rappresenta un dato con due cifre.Oggi Firenze è una città appetita. Nel 2006 per il terzo anno consecutivo Firenze si conferma come il territorio ideale per vivere in Italia (indice 11,9) seguita da Roma (11,7) e Bologna e Siena (5,3). Credo che da questi dati non si possa non dare regione al presidente della regione Toscana Martini quando recentemente sulle pagine nazionali di La Repubblica ha puntigliosamente e giustamente ribadito i dati di una regione che ha fra i più bassi indici di volumi costruiti in Italia, che ha la più alta superficie di aree protette, dove solo il 10% del territorio è urbanizzato ed il 50% è boscato. Lo dico perché Firenze contribuisce e contribuirà ancora di più a questi dati positivi.Oggi Firenze è una città di qualità. Firenze dal 2000 (con esclusione del 2005) è sempre fra le prime 10 città nel dossier qualità del Sole 24oreOggi Firenze è una città solidale. A Firenze ci sono 309 associazioni di volontariato iscritte all'albo regionale con 41,53 abitanti su mille impegnati in queste attività. Al 2° posto in Italia dopo Bolzano (dati 2003)Oggi Firenze è una città aperta Gli stranieri residenti all'anagrafe al giugno 2007 sono circa 36000 circa il 9,5% dell'intera popolazione.Oggi Firenze è una città colta e che si diverte. Nel dossier Sole 24 ore Firenze è la prima città nella categoria del tempo libero, al 3° posto per acquisti di libri pari a 4,37 libri per abitante, al 15° per sale cinema, al 5° per l'indice di enogastronomia di qualità.Oggi Firenze ha un reddito procapite (dati Unioncamere) di 27.585,20 euro ed occupa la quinta posizione nazionale. La media regionale è 22.884,90 quella nazionale è di 20.760,80.Oggi Firenze è una città dove il turismo è cresciuto nel 2006 del 13,4% nelle presenze e del 10,7% negli arrivi. Dove gli occupati nel settore allargato sono circa il 14% del totale.Ecco in questi dati c'è la radiografia di una città che può tranquillamente e serenamente guardare al suo futuro.Un futuro che è stato declinato dal Piano Strutturale in quattro azioni obbiettivo suddivise in obbiettivi strategici.Le quattro azioni obiettivo sono:Firenze internazionaleObiettivo strategico 1: Il potenziamento di Firenze come centro internazionale della cultura e della formazione. L'intera città letta come un campus universitario e di formazioneObiettivo strategico 2: Lo sviluppo di Firenze come città del dialogo e dell'accoglienzaFirenze nel rapporto con l'Italia e L'EuropaObiettivo strategico 3: Lo sviluppo di Firenze come porta della Toscana verso l'EuropaObiettivo strategico 4: Il potenziamento di Firenze come città – regione e luogo esponenziale dei diversi distretti economici sia urbani sia rurali della ToscanaFirenze nel rapporto con la ToscanaObiettivo strategico 5: Maturazione di Firenze come cerniera dell'universo rurale e dell'universo urbano della ToscanaFirenze nel rapporto con l'area metropolitana e il livello urbanoObiettivo strategico 6: Formazione del Piano strutturale unitario dell'area metropolitanaObiettivo strategico 7: Riallineamento della struttura fisica della città con la struttura economico sociale della comunità che la abita e la frequentaObiettivo strategico 8: Abbassare la febbre della mobilitàObiettivo strategico 9: Rilancio delle funzioni trainantiObiettivo strategico 10: Affermazione di uno standard diffuso di qualità urbanaObiettivo strategico 11: Sviluppo di un sistema di parchi e di spazi verdiObiettivo strategico 12: Contrasto alla rendita.Per ognuno degli obbiettivi strategici il Piano individua le specifiche attività, i prodotti necessari per raggiungerli e gli effetti strutturali attesi.Un insieme di attività complesso ed articolato, anche per certi aspetti specialistico, che porterà ad una diversa organizzazione del lavoro della struttura della pubblica amministrazione.E che necessita di una struttura di coordinamento politico forte e coesa che farà capo al settore della Pianificazione del territorio ma non potrà non interessare anche i fondamentali settori della mobilità, della pianificazione strategica, della cultura, delle infrastrutture e lavori pubblici, dell'ambiente e che avrà la necessità di un coordinamento tecnico in capo al Direttore generale del Comune. A questo fine potrà essere utile uno strumento di coordinamento che è stato definito nell'ambito della ricerca europea LUDA e cioè il programma d'area. Uno strumento di coordinamento dell'insieme delle politiche pubbliche per una data area, che nel piano coincide con ognuna delle Utoe, e che rappresenta anche un modo di lettura semplificata del bilancio comunale.Insomma un diverso modo di lavorare.Il Piano Strutturale è il piano dei piani. Ed anche questa è una delle azioni importanti del Piano Strutturale. Quella di porre in essere l'esigenza di una più coerente struttura organizzativa dell'ente per poter raggiungere i risultati previsti e attivare le attività di monitoraggio indispensabili per valutare l'effettivo raggiungimento degli obbiettivi.Anche questo significa il Piano strutturale nella nuova accezione conferitale dalla legge regionale 1 del 2005 sul Governo del Territorio.Ma quale è stato il percorso dal Piano strutturale adottato nel 2004 fino al attuale versione?Una descrizione di questo percorso può dar conto delle innumerevoli novità introdotte tanto da farlo diventare un nuovo piano.Il Piano strutturale adottato dal Consiglio Comunale nel 2004 è stato pubblicato per sei mesi, volutamente una pubblicazione molto lunga. Nel corso del 2005 si è avviato un articolato percorso di partecipazione alle scelte del Piano con numerose assemblee pubbliche organizzate dal consiglio comunale attraverso la terza commissione che ha visto l'apertura di 5 sportelli informativi. Nelle assemblee sono stati presenti oltre 4.000 persone con 823 interventi e 186 contributi scritti per oltre 460 cartelle. Questo materiale ha contribuito alla preparazione del prodotto che oggi vedete. Nel frattempo c'è stata una modifica normativa della legge regionale sul governo del territorio. Modifica normativa che nasce anche dal lavoro svolto fra il Comune di Firenze e la Regione Toscana. Alcune parti della legge regionale 1 del 2005 nascono anche da interventi e valutazioni che sono scaturiti dalla discussione sul piano strutturale della città di Firenze. Questo piano è stato poi incrementato delle analisi di carattere ambientale e di elementi conoscitivi che erano risultati carenti o comunque non sufficientemente approfonditi. Questo è il procedimento e per dar conto di questo procedimento troverete nel piano attuale documenti che affrontano, tematica per tematica, sia le osservazioni presentate dai cittadini (circa 170 nei termini e circa 20 fuori termine), sia i temi che sono stati discussi e che sono poi confluiti nei documenti tematici dei forum di quartiere e del forum cittadino. Per ognuno di questi temi sono indicati quali e in che modo sono stati accolti all'interno del Piano strutturale, e quali e perché on sono stati accolti.Vediamo quali sono gli elementi fondamentali e le novità di questo piano.Come dicevo la legge regionale 1 del 2005 sul governo del territorio ha profondamente innovato i contenuti della strumentazione territoriale e ha introdotto il Piano Strutturale in un ambito diverso da prima, ponendolo chiaramente e senza equivoci nell'ambito della pianificazione territoriale e non della pianificazione urbanistica e dandogli un ruolo di definizione delle strategie generali di sviluppo della città.Questo era quanto anticipato nel Piano strutturale adottato nel 2004, quando, anche forzando un po' l'aspetto normativo dell'allora legge vigente (legge regionale 5 del 95), il Piano Strutturale di Firenze aveva indicato le invarianti strutturali di programma, cioè gli obiettivi strategici del piano che venivano incasellati nell'unica casella possibile e cioè nelle invarianti strutturali. Questa scelta, come forse ricorderete, era stato oggetto di una polemica per la presunta non discutibilità di questi assunti.La legge regionale 1 del 2005 ha chiarito che il progetto di Piano è costituito da 2 parti: una parte statutaria, che vuol essere la costituzione del territorio comunale, cioè gli elementi che non sono negoziabili, che costituiscono elementi patrimonio della collettività, e una parte strategica che è invece di proposta, di progetto, di indicazione degli obiettivi di sviluppo e di organizzazione della struttura della città. Il piano quindi contiene una parte statutaria che raccoglie gli elementi già presenti e le implementazioni che sono state sviluppate in questo periodo (questioni relative all'impatto ambientale, alla flora e alla fauna ma anche alle questioni integrative della mobilità) e una parte di strategia che fissa gli obiettivi che saranno alla base della proposta e dell'idea di città.La legge regionale introduce inoltre per la prima volta nel contesto normativo regionale la valutazione integrata come una fase del processo di adozione e approvazione del Piano strutturale. Conseguentemente il Piano è stato oggetto di una fase di valutazione i cui esiti provvisori sono contenuti nella relazione di valutazione e nella relazione di sintesi allegate al Piano. Le relazioni finali saranno redatte prima della fase di approvazione essendo la valutazione un processo in itinere che continuerà anche nella fase di attuazione attraverso la fase di monitoraggio degli effetti attesi dal Piano.Infine un ulteriore motivo di modifica del Piano rispetto a quello adottato nel 2004 è derivato dalla scelta della regione Toscana di adottare (l'approvazione è prevista per questa settimana) il nuovo PIT (Piano di indirizzo territoriale) che ridisegna le strategie territoriali e di governo del territorio della Toscana. Un Piano innovativo sotto molti aspetti che è stato adottato quando il lavoro sul piano strutturale era già in fase avanzata e che pertanto costringerà tutti noi (comune e regione) ad un lavoro di aggiustamento che continuerà oltre l'adozione del Piano Strutturale e fino alla sua approvazione.Quali sono gli obiettivi lo abbiamo visto in precedenza. Conviene ora approfondire alcuni temi specifici. Quelli che determinano l'idea della nuova città.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo strategico di fare della città un polo di livello internazionale nell'alta formazione. Si tratta di vedere la città di Firenze come un vero e proprio vantaggio concorrenziale durevole per le attività di alta formazione che vi si insediano, il che significa focalizzare l'attenzione sulle capacità della città di generare, diffondere, combinare e proteggere i saperi e le competenze che gli conferiscono questo vantaggio differenziale e che le permettono di creare un valore. In altre parole Firenze possiede una specifica rendita monopolistica di posizione data dal suo brand name e dalla sua dotazione di patrimonio artistico e culturale, che le permette di richiamare sedi di università e centri di ricerca, studiosi e ricercatori, studenti a livello mondiale. Si tratta di passare da un approccio passivo ad un vero e proprio approccio strategico finalizzato all'individuazione delle risorse e delle competenze che la città è in grado di mobilitare. La questione fondamentale è il coordinamento di queste risorse: al di là della presenza in questo luogo geografico di una serie, molto numerose ed articolata dal punto di vista delle specializzazioni, di sedi universitarie di prestigio il vantaggio concorrenziale si forma e si mantiene sa a Firenze si riesce a costruire un cluster specializzato, ovvero un nodo di interscambio tra reti e comunità di pratiche della ricerca e dell'alta formazione. Stanno in questa logica le scelte di potenziare ad esempio le attività di alta specializzazione nel restauro di opere d'arte con un luogo specializzato dove costruire un vero e proprio centro del restauro.Il Piano strutturale si pone l'obiettivo di fare di Firenze la città del dialogo e dell'accoglienza.Si tratta allora di sviluppare politiche per l'accoglienza in primo luogo partendo dalla casa e dalla disponibilità di luoghi fisici per le sedi del dialogo. A questo proposito è interessante la proposta, contenuta nell'emendamento della maggioranza, di mettere a disposizione di questo obbiettivo alcune delle strutture pubbliche della città sulla base di un chiaro intendimento pubblico definito con un atto di questo consiglio. Può essere un modo nuovo per incrementare l'attenzione e l'interesse di operatori economici mondiali sulla città. Ed è sempre verso questo obbiettivo che si muovono le scelte del Piano di riconfermare la crescita della residenza in affitto come uno degli obbiettivi strategici implementando la dotazione di alloggi per quella parte della società che non gode della protezione dell'welfare state e non riesce a stare sul mercato. Ed è sempre in questo senso che il piano fissa impegni precisi per l'attuazione della pianificazione operativa al fine di garantire che una quota percentuale significativa delle nuove abitazioni sia finalizzata a questo obbiettivo. Da una analisi svolta appositamente per il Piano strutturale dall'ufficio statistica del comune si nota che circa il 7% della popolazione residente (all'incirca 18.000 persone) hanno intenzione di cercare una nuova abitazione nel prossimo periodo e che di questi la maggior parte sono giovani (circa il 35% fra i 25 e 34 anni e circa il 27% fra i 35 e 44 anni). Circa il 25% del totale (4.300 persone) desidera una casa in affitto. Non solo ma anche le motivazioni sono significative. Il 47% dichiara di cercare nuova casa perché l'attuale non è adeguata per motivi di spazio e circa il 20% per lasciare la famiglia. Ma c'è un dato finale che deve fare riflettere. Il 7% degli intervistati ha dichiarato che proprio non cerca casa nuova perché non ha le risorse economiche necessarie. C'è quindi una domanda significativa di nuove abitazioni a prezzi contenuti alla quale il Piano fornisce una risposta. I nuovi alloggi previsti dal Piano sono circa 10.000, oltre a quelli già previsti dal Piano regolatore vigente (circa 4.500) che sono confermati previa una esplicita valutazione di coerenza con il piano strutturale come prevede il nuovo PIT della Regione Toscana. Una quota significativa (almeno il 50%) degli interventi di trasformazione con destinazione residenziale sarà destinato a questa esigenza. Ma non solo questo. Il piano si pone l'obbiettivo di come e dove costruire queste nuove parti di città. Il recupero dell'esistente, il costruire sul costruito, l'uso delle brown fields (terreni già utilizzati) è la scelta fondamentale del Piano. Oltre il 75% delle nuove residenze (e questo vale in media anche per le altre funzioni) sarà realizzato non occupando nuovo suolo, e riutilizzando gli edifici produttivi esistenti anche per fini residenziali fornendo alla città tipologie innovative di residenza che incontrino le nuove domande che nel settore sono ormai emerse anche in Italia. L'espansione fisica della città, a conti fatti, sarà intorno al 1,5% dell'attuale ambito urbano. Il Piano combatte lo sprawl urbano, ovvero la dispersione degli insediamenti, per disegnare una città dove le principali aree di riuso e di nuovo impianto sono a distanze pedonali dalle fermate della rete fondamentale del trasporto pubblico su ferro.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo strategico di collocare Firenze come porta della Toscana verso l'Europa. E' questo uno degli elementi strategici anche del PIT che vede nella città di Firenze il punto di raccordo fra la rete delle città della toscana e il resto del paese e dell'Europa. Firenze come luogo centrale di una Toscana che superi il localismo insito nello storico policentrismo e lo declini in una rete di accessibilità esterna ed interna, potenziando l'accessibilità dall'esterno, con particolare attenzione al sistema costiero ( e quindi al mediterraneo), e la coniughi con un potenziamento della mobilità interna. Fanno parte di questo sistema tutte le opere infrastrutturali in corso di realizzazione e quelle previste dal piano stesso. Esse sono:- il sistema alta velocità ferroviaria ed il nodo di Firenze- il potenziamento del sistema ferroviario regionale e metropolitano- il potenziamento del sistema autostradale nel nodo di Firenze e delle principali strade ed autostrade afferenti al nodo stesso- il sistema tranviario della città metropolitana- il nuovo asse stradale a nord della città.- la rete integrata della sosta.Su questi interventi convergono i più massicci investimenti pubblici che Firenze abbia visto negli ultimi 100 anni e forse dall'unità d'Italia. L'obiettivo è fare di Firenze la città baricentro del sistema delle città italiane. Conviene riflettere su alcuni dati e sulle conseguenze che deriveranno nella collocazione di Firenze nello scenario della mobilità italiana ed europea. La realizzazione del sistema Alta velocità italiana consentirà di raggiungere Firenze da Torino e da Napoli e da Venezia in circa 2 ore e mezzo, di raggiungere Firenze da Milano e da Roma in circa 1 ora e mezzo, di raggiungere Firenze da Bologna in 30 minuti. E naturalmente viceversa. Firenze sarà la città più facilmente raggiungibile dalle principali aree urbane del paese. Questo dato influenzerà positivamente l'attività economica della città in particolare quella vocata agli incontri ed agli affari, ma anche quella culturale sportiva ecc. Insomma un ruolo centrale. Ed i potenziamenti dei collegamenti con la costa metteranno tutto il sistema costiero in questa rete di relazioni. Non solo ma la realizzazione del sistema ferroviario metropolitano e quello tranviario contribuiranno ad abbassare la febbre della mobilità nell'area metropolitana fiorentina. Un recente studio dell'OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) che ha interessato tre città europee fra le quali Firenze ha previsto, sulla base di simulazioni, che la realizzazione dell'intero sistema di mobilità sopra indicato consentirà di ridurre anche l'inquinamento atmosferico ed acustico intorno al 15% rispetto all'attuale con conseguenze importanti anche sulla salute dei cittadini. E un recente studio, nonché le verifiche di compatibilità ambientale redatte per la valutazione integrata e che troverete nel Piano, confermano, anche se con dati diversi, questa tendenza. In particolare lo studio redatto dai tecnici di Ataf nello scorso mese di ottobre ha generato un equivoco che vorrei cercare di chiarire in questa sede. Dallo studio emerge che con la realizzazione degli interventi ipotizzati (compreso la riorganizzazione del TPL (trasporto pubblico locale) e il sistema di interscambio ma escluso il sistema ferroviario metropolitano che ha avuto un significativo incremento di utenza) si potrebbe avere un aumento del 10% dell'utenza del TPL , che corrisponde ad una diminuzione di circa il 4% del traffico privato. Tale valore apparentemente non elevato non deve trarre in inganno, perché, in realtà, per ottenere tale valore medio sull'intera area metropolitana fiorentina si ha uno shift modale (cioè cambio di mezzo di trasporto a favore del pubblico in questo caso) nelle zone coperte dalla tranvie e nelle zone coperte dalla rete forte su gomma anche superiore al 50%. I dati della relazione di valutazione sono significativi a questo proposito. Le simulazioni svolte in alcune UTOE (Pistoiese, Novoli, Pisana, Galluzzo, Fortezza, viali, Bellariva, Rondinella) dimostrano che il potenziamento del TPL, la riallocazione dei principali generatori di mobilità e gli interventi infrastrutturali previsti portano a importanti miglioramenti delle attuali condizioni di mobilità. In particolare la situazione di nuovo equilibrio dell'area di Novoli, dove si aumenta il carico insediativo proprio in relazione al trasferimento di importanti funzioni pubbliche, è conseguente sia alla realizzazione della tranvia sia alla realizzazione della circonvallazione nord della città.Per l'aeroporto il Piano conferma il ruolo strategico di questa infrastruttura per l'area fiorentina e ne prevede lo sviluppo in coerenza con il Progetto già approvato ed in corso di realizzazione.Per coordinare il complesso delle azioni sul sistema della mobilità nell'area metropolitana il Piano prevede la costituzione di un coordinamento permanente, di una cabina di regia, che definisca le linee comune di azione ed i tempi di realizzazione.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo strategico di potenziare Firenze come città-regione e luogo esponenziale dei diversi distretti economici della Toscana. Firenze come luogo di eccellenza per la produzione. Il sistema economico della città ha ancora un importante cuore industriale, e nell'area metropolitana le attività produttive costituiscono un fattore decisivo della composizione della ricchezza dell'area. Firenze ha non solo importanti attività produttive che il piano riconosce e garantisce nella loro collocazione e continuità ma ambisce ad accrescere il ruolo di capitale della tecnologia nei settori ferroviari e della ricerca applicata alle tecnologie dei trasporti. L'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria ed il Polo tecnologico di Osmannoro sono due facce della stessa medaglia. E la presenza di attività di ricerca universitaria integrata è la garanzia delle prospettive concrete che tale settore ha davanti a se. Inoltre il sistema dei congressi e delle fiere potenziato nel sede storica della Fortezza che presto sarà acquista alla proprietà degli enti locali e territoriali potrà espletare al meglio la sua potenzialità di promozione dei distretti industriali toscani.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo strategico di formare un Piano Strutturale dell'area metropolitana. Gli accordi con tutti i comuni della città metropolitana, con la Provincia e con la Regione forniscono il quadro di riferimento programmatico e gli strumenti operativi. La conferenza degli assessori all'urbanistica degli 11 comuni dell'area sarà lo strumento di lavoro. Ma in questa direzione vanno anche gli altri accordi in particolare quello con Prato. Le aree di integrazione fra le due principali città della Toscana saranno:- avvicinare Firenze e Prato privilegiando la mobilità su ferro- promuovere un riassetto del mercato dell'affitto in particolare per studenti confermando e potenziando la presenza dell'Università di Firenze nelle sedi di Prato- razionalizzare la presenza industriale nell'area creando una localizzazione ordinata ed efficiente nel contesto metropolitano- integrare e specializzare il polo fieristico- sviluppare un polo della logistica interno all'area, integrato e collegato al sistema infrastrutturale esterno.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo di elevare lo standard diffuso di qualità urbana.Molteplici sono le azioni previste per il raggiungimento di questo obbiettivo. Ma alcune appaiono emblematiche In primo luogo il piano estende in modo mai precedentemente ipotizzato le aree pedonali ed il sistema della percorrenza pedonale e ciclabile. L'intero ambito urbano entro le mura trecentesche, il complesso di San Salvi, l'area del Campo di Marte, l'area ex Fiat di Novoli, l'area di espansione urbana di Castello saranno prevalentemente pedonali. Una scelta di sistema. Ma anche l'attivazione di politiche per la qualità del vivere urbano nel centro storico, che vengono significativamente ridefinite nell'emendamento della maggioranza, fanno parte di questa strategia. Il piano delle attività commerciali reso possibile da una modifica alla proposta di legge regionale fortemente voluta da questa amministrazione e anche la tutela più incisiva dei negozi storici saranno i cardini di questo processo. Con la consapevolezza che l'architettura non è più da sola l'elemento centrale per la qualità urbana. Gli interni, gli spazi pubblici e gli oggetti che li occupano, la gente che si muove, l'informazione, sono spesso importanti come la qualità dell'architettura. E' per questo che in questi anni si sono realizzate molte piazze nuove in città, più di quanto non ne siano state fatte dal dopoguerra ad oggi. La creazione di nuovi luoghi pubblici è fondamentale per la qualità urbana. Ma è altrettanto importante un loro uso adeguato. La progressiva estensione di aree pedonali è appunto la risposta. Oggi ci sono parti di città in difficoltà sotto questo aspetto. Ma bisogna stare attenti alle generalizzazioni. Richard Rogers in una intervista di tre anni fa diceva: "Penso che ..(questa città) .. sia migliore di 15-20 anni fa. Ricordo ancora quando in piazza della Signoria c'erano le macchine. … Le auto devono essere allontanate, servono per andare fuori città, non qui. Il mezzo pubblico è diverso salirci non significa chiuderci come si fa quando viaggiamo in macchina, sul mezzo pubblico si incontrano altre persone". Ecco appunto un sistema collettivo di trasporto nel centro della città come la tramvia consentirà la progressiva estensione delle aree pedonali e una città più a misura d'uomo. Frase abusata ma sempre vera.In secondo luogo attraverso politiche di trasformazione urbana che consentiranno la traslazione in altra localizzazione dei volumi che, in particolare negli anni cinquanta, hanno spesso contribuito ad "intasare" e a densificare alcune parti urbane. Questa possibilità consentirà di liberare i cortili degli isolati, di demolire senza ricostruire in loco edifici che appaiono particolarmente incongrui con la scena urbana, di creare nuove centralità vuote là dove servono indipendentemente dalla attuale configurazione dell'edificato. Una libertà di azione per la parte pubblica non presente negli strumenti urbanistici attuali.Il Piano strutturale si pone l'obbiettivo di sviluppare e ampliare il sistema di parchi e di spazi verdi.Obbiettivo ambizioso quello di raggiungere con tali spazi il 10% del territorio comunale. In questo contesto si collocano due azioni di importanza strategica per la città. La prima è la costituzione del sistema dei parchi del viale dei colli a sud della città. La scelta fatta di dedicare tutta la proprietà comunale ereditata dagli interventi realizzati da Giuseppe Poggi a parco pubblico, trasferendo le attività incongrue (come l'attuale campeggio) restituirà alla città non solo altri 5 ettari di verde pubblico ma anche una opportunità non altrimenti raggiungibile. Quella di poter passeggiare entro spazi e giardini pubblici da piazza Ferrucci e Porta Romana fuori dalle mura e da San Niccolo a Porta Romana attraverso i giardini di Palazzo Vegni, Bardini, Forte Belvedere e Boboli all'interno della cerchia delle mura. Un doppio circuito di straordinario interesse paesaggistico storico culturale e botanico.La seconda scelta è di sperimentare a Firenze, all'interno del Piano Strutturale le norme sul Paesaggio derivanti dal codice Urbani e dall'accordo stipulato fra la Regione Toscana ed il Ministero dei Beni Culturali. Un lavoro importante e difficile al quale partecipiamo con grande interesse e curiosità che porterà a definire un nuovo approccio alla tutela del paesaggio alla quale questo Piano pone estrema attenzione. Sia salvaguardando le aree agricole di pianura nell'area sud ovest della città sia riconfermando ed estendendo le tutele delle colline sud e nord della città sia definendo con la Provincia una adeguamento del PTCP, ovvero il Piano territoriale di coordinamento della Provincia, (che accoglie, dentro le previsioni del Piano strutturale, le scelte di tutela e di riordino del paesaggio previste dalla Provincia, pur con l'impegno a lavorare per i necessari affinamenti all'interno del lavoro che la Provincia si appresta a fare per la riscrittura del proprio piano alla luce del nuovo PIT. Oggi la conformazione territoriale della città ci consente di poter ambire al raggiungimento di questi obbiettivi. Il 47% del territorio del Comune di Firenze è ancora a prevalente funzione agricola o comunque con la struttura morfologica derivante dall'uso agricolo pregresso Di questo il 22,6% è utilizzato per colture legnose agrarie, il 15,4% per colture erbacee, il 7,73% è superficie forestale, l'1,3 laghi o bacini fluviali. Il restante 53% è territorio urbanizzato. Ma, all'interno di questo, circa 607 ettari pari al 5,9% del totale del territorio è già utilizzato per verde urbano senza contare le Anpil ed i parchi in corso di costruzione (12 ettari a Novoli e 80 ha a Castello per i quali sarà fra breve rilasciato il permesso di costruzione).Infine, ma in questo caso è perfettamente aderente il detto inglese "last but not least", il Piano si pone l'obbiettivo di contrasto alla rendita.Lo fa sia con gli strumenti tradizionali dell'urbanistica contemporanea sia con la sperimentazione di nuovi metodi recentemente definiti dalla regione Toscana.Gli strumenti ordinari sono gli strumenti perequativi. Il piano fa della perequazione urbanistica lo strumento normale di governo dei processi di trasformazione urbana. Ma intende sperimentare, e qui la parola è esatta e deve quindi suggerire prudenza, anche le nuove procedure dell'avviso pubblico che la regione Toscana ha introdotto con il nuovo PIT e con il regolamento applicativo.Ci sono già state importanti riflessioni su questo argomento proprio in questa aula su iniziativa della terza commissione consiliare. Ed altre credo saranno opportune. Ma la scelta è fatta.L'emendamento proposto dalla maggioranza, che sostituisce il testo già definito dalla giunta precisando meglio alcuni passaggi istituzionali ma non modificando i criteri complessivi che erano alla base della iniziale proposta, delinea con chiarezza il percorso politico istituzionale da percorrere.Il pubblico indica gli obiettivi strategici e le condizioni dello sviluppo. Su queste basi il privato contribuisce con proposte operative. Tali proposte sono esaminate dal pubblico senza alcun obbligo di recepimento ma solo come contributo alla realizzazione degli obbiettivi fissati.In questo modo si ottengono due vantaggi determinanti per il soggetto pubblico.Il primo è che stimolando la concorrenza fra diversi soggetti privati può scegliere la proposta che presenta i maggiori vantaggi pubblici in relazione agli obiettivi fissati.Il secondo è che la procedura si svolge nella più totale pubblicità degli atti, quale garanzia per tutti i soggetti in campo.Questa scelta è fortemente sostenuta sul piano della praticabilità da una fondamentale innovazione introdotta dalla legge regionale 1 del 2005.Fino alla approvazione della nuova legge regionale nella pianificazione operativa il pianificatore pubblico (il Comune) scontava un fortissimo handicap che si trascina dalla mancata riforma Sullo degli anni '60. Le previsioni di edificabilità privata non hanno scadenza temporale mentre le previsioni di intervento pubblico hanno validità di 5 anni e, se reiterate, devono scontare il pagamento di una somma per danno al proprietario dei suoli, che peraltro non è parte del valore dell'esproprio che eventualmente sarà corrisposto. Una situazione insostenibile per il soggetto pubblico. La legge regionale equipara la validità delle previsioni urbanistiche che hanno validità quinquennale per tutti i soggetti pubblici e privati. In altre parole se entro cinque anni dalla approvazione del Regolamento urbanistico i privati che avevano partecipato al bando e erano stati inseriti nella pianificazione operativa, non arrivano alla realizzazione dell'intervento, o al suo convenzionamento, la previsione decade e può non essere riportata nel successivo regolamento urbanistico. Una norma che restituisce forza al pianificatore pubblico e che obbliga il privato a fare proposte che siano operative e quindi abbiano un reale confronto con le imprese. In altre parole questa norma, ed il procedimento di avviso pubblico, possono significativamente spostare la bilancia a favore delle imprese che producono reddito piuttosto che alle attività puramente immobiliari che producono solo rendita. Ma anche altre norme del Piano hanno un valore di contrasto alla rendita a cominciare dalla norma sul 20% di abitazioni in affitto che tende a riportare nella sfera dell'interesse collettivo il surplus di rendita generato dalle trasformazioni urbane. Quindi il contrasto alla rendita può declinarsi in vari modi e con varie attività e spesso si sostanzia non tanto nell'abbattimento della rendita, cosa ardua e di difficile approccio, quanto nel trovare gli strumenti per portare al pubblico la maggiore quota possibile di quella rendita differenziale che esso stesso genera con le scelte urbanistiche ed anche con gli investimenti che contribuiscono a migliorare il funzionamento della città e quindi anche ad incrementare il valore della rendita immobiliare.Questo, in larga sintesi, è il piano che è sottoposto alla vostra attenzioneQuesto piano è anche il primo piano strutturale di una grande città ad essere sottoposto a valutazione integrata ai sensi della legge regionale.La valutazione integrata non è un processo esterno al progetto di piano. Non emette giudizi. Contribuisce dall'interno alla definizione del piano e rappresenta una sorta di anima critica del piano stesso. Non si esaurisce con l'adozione ma continua fino all'approvazione e attraverso il monitoraggio anche nelle fasi attuative. Questo per dire che la relazione di valutazione e la relazione di sintesi non devono essere lette come una critica al piano perché esse stesse sono il piano. Cioè quanto affermato dai valutatori è parte del processo di costruzione del Piano e in gran parte trova risposta negli emendamenti della giunta e della maggioranza. Per le altre parti il lavoro continuerà fino alla approvazione così come è stato previsto per gli aggiornamenti al PIT richiesti dalla regione Toscana.C'è stata anche una polemica sul pieno rispetto della normativa regionale sulla valutazione integrata. Credo che le cose siano state chiarite sul piano formale dal Segretario Generale questa mattina in modo inequivocabile. Mi permetto di aggiungere solo che lo spirito della norma è garantire la più ampia consultazione pubblica proprio per consentire all'organo deliberante la massima cognizione del sentire comune sulla decisione che sta per assumere. In questo senso penso proprio non possano esserci dubbi sul fatto che il Piano di Firenze abbia ottemperato a questo spirito.E anche i pareri dei consigli di quartiere forniscono un quadro di richieste importanti e pertinenti che dimostrano che il piano è stato attentamente esaminato e valutato.Molte delle indicazioni dei quartieri sono possono considerarsi assolte dagli emendamenti della giunta e da quello della maggioranza. Altre sono più relative alla attuazione del piano e quindi alla pianificazione operativa. Ci sarà comunque modo di esaminarle compiutamente anche nella fase successiva all'adozione poiché è intenzione dell'amministrazione favorire una fase di illustrazione del piano a settembre, garantendo che il periodo delle pubblicazione e delle osservazioni non comprenda il mese di agosto. Riconvocheremo i forum di quartiere nel mese di settembre per illustrare le ulteriori modifiche che anche in questa seduta sono state apportate al piano e per dare conto delle modifiche apportate a seguito delle valutazioni svolte nella fase partecipativa del 2005. Ci sembra un modo corretto per dare conto a coloro che hanno voluto impegnarsi per discutere con noi il futuro della città.Infine quali saranno i passi successivi all'adozione.Gli uffici hanno già iniziato a lavorare alla predisposizione del Regolamento urbanistico per poterlo attivare nei tempi che questo consiglio comunale riterrà opportuni anche in relazione alle attività previste dall'articolo 44 del piano sulle modalità di utilizzazione dell'avviso pubblico.Dovranno inoltre essere affrontati, anche in anticipo sul regolamento urbanistico, alcuni temi di grande interesse per la città come ad esempio la progettazione e costruzione del nuovo teatro comunale oppure la definizione degli interventi per l'uso della manifattura tabacchi. Interventi coerenti con il piano che è ora in discussione e che rivestono interesse strategico proprio per alcuni degli obbiettivi fissati dal piano. Saranno inoltre portati a termini, quando coerenti con questo piano, i procedimenti già avviati.Una ultima considerazione finale, e vi ringrazio davvero per l'attenzione.Il complesso delle attività contenute nel piano, gli strumenti per la loro attuazione, le attività di partecipazione alle fasi successive di attuazione, disegnano una città che progetta il suo futuro partendo dalla valorizzazione dell'esistente e anzi facendo della propria storia il punto di forza per il futuro.Un punto di forza che faccia riferimento non solo al suo antico passato ma anche alla storia recente più vicina e più comprensibile per i cittadini che abitano e abiteranno la nostra città.Vorrei quindi concludere con una considerazione. Verga M. - Firenze: retoriche cittadine e storie della città. Annali di storia di Firenze I 2006 Firenze university press."In questo senso la riproposizione di alcuni momenti significativi della storia recente della città, perseguita con assoluta dignità di risultati dalle giunte fiorentine in questi ultimi anni, attraverso la celebrazione e la ricostruzione della politica fiorentina dell'immediato dopoguerra, trova una sua profonda e civile motivazione nella promozione di un nuovo e più largo senso di cittadinanza e nella rivendicazione orgogliosa di una tradizione di democrazia e di apertura civile utile ad affrontare le questione del presente".Un importante riflessione per il nostro lavoro futuro».(mf)