Lunedì prossimo in piazza san Giovanni presidio di solidarietà per padre Bossi
Presidio di solidarietà lunedì 16 luglio, dalle 10 alle 15 in piazza San Giovanni, per chiedere la liberazione di padre Giancarlo Bossi, rapito lo scorso 10 giugno nelle Filippine.L'iniziativa è stata presentata questa mattina a Palazzo Vecchio dai consiglieri Marco Carrai, Francesco Ricci e Gabriele Toccafondi, dalla presidente del consiglio degli stranieri Divina Capalad e dall'Imam di Firenze Izzeddin Elzir.«Ci sembra importate hanno sottolineato Carrai, Ricci, Toccafondi, Capalad e Elzir - coinvolgere la città nella sensibilizzazione di questo grave fatto di violenza. A questa iniziativa hanno aderito rappresentanti di associazioni di varie aree culturali e religiose. Invitiamo tutti i fiorentini a venire a sottoscrivere l'appello per la liberazione di padre Bossi ed a portare la loro testimonianza».«In questo periodo hanno ricordato - si sono moltiplicati gli appelli al rilascio a partire da quello del Santo Padre e le mobilitazioni di associazioni e cittadini italiani unite agli sforzi per stabilire i contatti con i rapitori. Quella dei rapimenti è una piaga terribile, sono espressione di violenza e di viltà; il fatto di approfittare anche di condizioni di persone deboli e indifese, dedicate al servizio della pace e della carità va condannato. Appare quindi quanto mai necessario intensificare gli attestati di solidarietà che, come ricorda l'appello dei missionari del pontificio istituto per le missioni estere, sono giunte in modo sincero da persone di ogni credo religioso unite in preghiera e la mobilitazione al fine di ottenere il rilascio di padre Bossi e la fine degli atti di violenza e aggressione dei tanti missionari».La manifestazione potrà anche essere seguita in diretta sulle frequenze di RTN (104,75 MHz) e le firme per l'appello saranno raccolte nel gazebo allestito in piazza San Giovanni, davanti all'arcivescovado. (fn)Questo il testo dell'appello:Il 10 giugno scorso nell'isola di Mindanao, nelle Filippine, è stato rapito il religioso Padre Giancarlo Bossi, mentre si recava in un villaggio per celebrare la SS. Messa; da quel giorno sono state diffuse dalla stampa notizie non controllate che parlavano di presunti contatti tra il governo locale e i sequestratori e addirittura di imminente rilascio, senza che tuttavia sia stata fornita la "prova di vita" del rapito. Inoltre sono state fatte circolare delle foto che ritrarrebbero ancora in vita il missionario. Ciò nonostante non si hanno notizie certe sulla sorte del religioso. In questo periodo si sono moltiplicati gli appelli al rilascio a partire da quello del Santo Padre e le mobilitazioni di associazioni e cittadini italiani unite agli sforzi per stabilire i contatti con i rapitori. Il sequestro di Padre Bossi riporta in primo piano la drammatica condizione di tanti missionari oggetto di sequestri e aggressioni in molte aree calde del pianeta come ricorda anche l'appello del Vaticano per la liberazione di Padre Bossi ad opera del direttore della sala stampa della Santa sede che recita: «Quella dei rapimenti è una piaga terribile, sono espressione di violenza e di viltà; il fatto di approfittare anche di condizioni di persone deboli e indifese, dedicate al servizio della pace e della carità va condannato. Non c'è che da unirsi all'appello del Papa di oggi affinché i responsabili di simili gesti rilascino padre Bossi e tutte le persone sequestrate e abbandonino la via della violenza e del sopruso». Appare quindi quanto mai necessario intensificare gli attestati di solidarietà che, come ricorda l'appello dei missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estere, "sono giunte in modo sincero da persone di ogni credo religioso unite in preghiera" e la mobilitazione al fine di ottenere il rilascio di padre Bossi e la fine degli atti di violenza e aggressione dei tanti missionari.