25/6 - Iti-Ipia Leonardo Da Vinci, intervento dell'assessore alla pubblica istruzione Lastri in consiglio comunale

Intervento dell'assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri per il passaggio dell'Istituto Leonardo da Vinci allo Stato:«La deliberazione che qui illustro concerne l'approvazione della convenzione tra il comune di Firenze e il Ministero della pubblica istruzione per il passaggio dell'Istituto Leonardo da Vinci allo Stato.E' un atto di grande importanza, che fa fare un passo in avanti decisivo a quanto il Consiglio comunale ebbe a stabilire con l'ordine del giorno del 20 dicembre 2005, quando valutò fondamentale per le prospettive di sviluppo dell'ITI-IPIA Leonardo da Vinci che esso fosse inserito nel circuito formativo secondario statale. Per raggiungere questo obiettivo, il Consiglio invitò l'amministrazione a proseguire il confronto con il Ministero della pubblica istruzione, individuando "le modalità anche progressive per il passaggio della gestione dell'ITI-IPIA dal comune di Firenze allo Stato, come stabilito dalla legge".Nelle motivazioni della deliberazione che si illustra sono richiamati i momenti principali di questo impegno comune, le varie fasi nelle quali si è sviluppato il confronto tra le istituzioni, i momenti di informazione e confronto con le organizzazioni sindacali. Su questi passaggi non mi dilungo.Tuttavia, prima di illustrare il contenuto della convenzione da stipulare con il Ministero della pubblica istruzione, permettetemi di richiamare alcuni aspetti di carattere generale, che sono stati alla base del lavoro dell'amministrazione.Il comune di Firenze non abbandona l'istituto Leonardo da Vinci a sé stesso. L'istituto è parte della storia culturale, sociale, produttiva della città, e continuerà ad esserlo. A cent'anni dalla sua nascita, con una bella ricerca di Angelo Nesti e di Ivano Tognarini, ne è stata ricostruita l'evoluzione istituzionale e i suoi legami con la vicenda storica ed economica della città. Ciò che mi preme di più sottolineare è che il Leonardo da Vinci viene costituito con un'idea più larga e moderna dell'istruzione tecnica, superando la vecchia concezione che la voleva ridotta ad affrontare l'estrema marginalità delle fasce popolari. Con il Da Vinci invece si inaugurò una forma più avanzata di istruzione tecnica, fatta di maggiore e più qualificata conoscenza del moderno processo produttivo.La scelta che oggi facciamo è volta a salvaguardare questo patrimonio. E se, con il senno di poi, si volesse vedere qualche difetto nell'azione del comune di Firenze verso il Leonardo da Vinci, questo andrebbe trovato per lo più nel ritardo con il quale siamo arrivati, nel 2007, a sancire un percorso che era maturo ormai da tanti anni, almeno da quando nell'Italia repubblicana e democratica è stata costruita una robusta scuola media superiore, diffusa su tutto il territorio nazionale e rispondente ai precetti costituzionali. Le riforme della fine degli anni '90 e infine la riforma costituzionale del 2001, che ha sancito l'autonomia scolastica e l'ha garantita anche rispetto alle competenze degli enti locali, hanno reso la situazione attuale veramente anacronistica. E' dunque il tempo di restituire all'ITI-IPIA Leonardo da Vinci il suo proprio ruolo, di istituto tecnico e professionale pienamente inserito nel circuito della scuola media superiore, dialogante con gli enti locali a partire dalla sua piena autonomia, e destinatario a pieno titolo dei compiti e delle opportunità cui le riforme scolastiche lo collocheranno. Ed è significativo che ciò avvenga in un momento nel quale torna nel Paese in grande rilievo la questione dell'istruzione tecnica, la cui dignità e missione è posta nelle prospettive del Ministero della pubblica istruzione come tema generale della qualità dell'istruzione pubblica.La vicenda della trasformazione dell'ITI-IPIA in istituto statale è un esempio, credo, di buona amministrazione. Buona amministrazione è quella che si preoccupa del rendimento delle istituzioni e dei servizi ai cittadini, e quando vede che le cose non funzionano bene (perché non possono funzionare bene nei modi usuali) affronta il cambiamento necessario, senza pigrizia e mettendosi in discussione. Buona amministrazione è capire che le istituzioni locali possono raggiungere risultati di qualità solo se i servizi che loro competono vivono in un tessuto organizzativo adeguato e in un ambiente culturale nel quale è possibile crescita e sviluppo. Le scuole medie superiori dei comuni non possono raggiungere né l'uno né l'altro obiettivo. Da un lato sono troppo poche (l'ITI-IPIA è l'unica scuola media superiore comunale a Firenze e in Toscana), dall'altro non incrociano le responsabilità dirette del comune, che, come è noto, si concentrano sull'educazione all'infanzia, sull'edilizia e sui servizi di supporto per la scuola dell'obbligo, sul diritto allo studio, sull'educazione non formale degli adulti.Mi spiego con un esempio. Come si sa, sono stata da sempre fautrice dell'impegno diretto del comune sulla scuola materna, e a Firenze le scuole materne sono 32, a fronte di 43 scuole materne statali.La formazione dell'infanzia è infatti tema di rilevante impegno comunale, ed è essenziale per organizzare bene didattica e servizi avere un numero adeguato di scuole comunali. Solo così, infatti, si possono fornire servizi adeguati e l'amministrazione trova al suo interno, nell'esperienza didattica, la cultura indispensabile per sostenere i processi di innovazione e di sviluppo.Così non è invece, non può essere, per la scuola media superiore. L'impegno è organizzativamente insostenibile, assolutamente inadeguato ai bisogni di crescita dei ragazzi. Venuta meno ormai da tempo la funzione di supplenza del comune nei confronti dello Stato, occorre che nell'organizzazione statale e nelle dinamiche culturali della scuola dell'autonomia l'ITI-IPIA trovi lo spazio che si è guadagnato.Se vogliamo, la questione può essere posta come espressione sostanziale del principio di sussidiarietà, principio che dice più o meno così: l'ente superiore (nel senso di più comprensivo) interviene solo quando può svolgere un certo compito meglio dell'ente di base (meno comprensivo). Nel 1900 il principio non poteva che risultare invertito, nel senso che solo il comune poteva intervenire a coprire lo spazio privo dell'intervento statale, e ciò fu fatto effettivamente con risultati importanti e lusinghieri (a Firenze e in altre città particolarmente sensibili al tema dello sviluppo culturale e produttivo locale). Ma oggi, nel 2007, è del tutto evidente che il principio di sussidiarietà torna nella sua dinamica corretta:• è il comune il soggetto idoneo a gestire la scuola dell'infanzia (oggi insieme allo Stato, ma forse dovremmo dire che in prospettiva il ruolo del comune è sicuramente destinato a crescere);• è lo Stato il soggetto più idoneo a raggiungere i migliori risultati nella gestione della scuola media superiore.Ma, dicevo, il comune di Firenze non abbandona l'ITI-IPIA Leonardo da Vinci. Accompagnerà invece il processo di statalizzazione con intelligenza e spirito cooperativo, insieme alle altre istituzioni coinvolte.E' questo il contenuto principale della convenzione che approviamo.Dal 1° settembre lo Stato provvederà ad istituire un Istituto statale di istruzione superiore di II grado, che mantiene la denominazione, la composizione e l'articolazione di indirizzi di studio. Le iscrizioni in essere all'ITI-IPIA saranno riferite all'istituendo Istituto statale. La formazione delle classi e la determinazione della corrispondente dotazione organica avverranno sulla base dei criteri delle scuole statali.Il personale dell'ITI-IPIA in servizio con contratto a tempo indeterminato resterà a carico del Comune di Firenze, fino alla cessazione del rapporto di lavoro, ma sarà funzionalmente alle dipendenze del nuovo istituto per la copertura dei corrispondenti posti in organico e delle necessità didattiche dell'istituto medesimo. Sarà lo Stato, invece, ad assumersi l'onere per il personale assunto a tempo indeterminato per sostituire quello comunale. E sempre lo Stato si assumerà gli oneri per l'assunzione di personale a tempo determinato, e comunque per coprire le esigenze dell'istituto, con gli ordinari strumenti giuridici ad esso riservati.Per il personale non docente con contratto a tempo indeterminato dell'attuale ITI-IPIA si prospetta una situazione in parte simile e in parte diversa dal personale docente, a seconda che sia – in ragione della compatibilità con le mansioni ATA (personale amministrativo tecnico e ausiliario statale) – utilizzabile o meno presso il nuovo istituto: il personale che non potrà essere utilizzato, sarà assegnato ai servizi comunali immediatamente in un triennio, o potrà rientrare in servizio in comune anche il personale compatibile, con qualifiche statali.Con la Provincia di Firenze si provvederà a stipulare apposita convenzione sulla base della legge 23 del 1996; fino ad allora provvederà il comune di Firenze.Con le organizzazioni sindacali di categoria le amministrazioni statale e comunale stipuleranno l'accordo per la rappresentanza sindacale a livello di istituzione scolastica, in armonia con il CCNL dei comparti scuola e enti locali.Al nuovo Istituto si applicheranno ovviamente le norme sugli organi collegiali delle scuole statali.Come si può notare, la convenzione si preoccupa molto della questione del personale, e non poteva che essere così; le soluzioni adottate sono del tutto razionali, fondate sul comune convincimento della necessità di non determinare alcuna difficoltà per il lavoro dei docenti e dei non docenti, che saranno inseriti nel nuovo contesto organizzativo.Tutto il processo sarà seguito dalle amministrazioni interessate e dalle rappresentanze sindacali. Sarà a tal fine istituito un tavolo misto tra Stato, comune e organizzazioni sindacali, nel quale affrontare e risolvere di volta in volta alcuni aspetti applicativi della convenzione. Già stamani abbiamo avviato la discussione e prospettato una serie di incontri.Sarà un processo faticoso? Io credo di no, almeno non tale da mettere in discussione un principio ormai dai più condiviso sulla necessità di dare all'ITI-IPIA una nuova prospettiva. Del resto, credo che vincere questa sfida cooperativa, e dimostrare che cambiare e migliorare si può, è una impresa che vale la pena di essere realizzata.Perciò, in questa illustrazione, ho dato conto dell'obiettivo e delle modalità per realizzarlo. Non credo, invece, che si debba fare della retorica sull'ITI-IPIA, come se con i nostri atti stessimo per decretarne la scomparsa o una "esternalizzazione". La nuova esperienza dell'ITI-IPIA nasce da quella di questi decenni, cerca di portare a profitto tutto il buono che è stato fatto da generazioni di insegnanti, di dirigenti, di amministratori, di studenti, e cerca di lasciarsi alle spalle difetti e anacronismi (e qualche sottovalutazione nel considerare il rischio di impoverimento del ruolo dell'istituto). La vita del nuovo Istituto Leonardo da Vinci sarà, vogliamo che sia, una vita ricca di confronto con le esperienze degli altri istituti, per costruire un polo tecnico avanzato nel quale il Leonardo da Vinci abbia diritto di esistere e progredire al pari degli altri istituti tecnici e professionali.E' perciò sbagliata (lo dico per i meriti che tutte le istituzioni hanno in questo processo) qualsiasi interpretazione minimalista sulla statalizzazione, come se questa provenisse da una volontà motivata solo da esigenze finanziarie. Queste ci sono, evidentemente, e derivano dalle difficoltà dei bilanci degli enti locali; ma come ho cercato di dire illustrando la convenzione, la questione prevalente è il futuro dell'ITI-IPIA. Noi non enfatizziamo i limitati risparmi che ci potranno essere nei prossimi anni per il comune; non è per risparmiare che puntiamo sulla statalizzazione, ma per fare in modo che le risorse pubbliche (dello Stato e, come abbiamo detto, per lungo tempo anche del comune) siano impiegate al meglio, per dare un futuro vero alla scuola. Non potremmo reggere il confronto con i tempi, con la necessità di stare al passo con lo sviluppo dell'istruzione tecnica: ben altre risorse, ben altra prospettiva e collocazione organizzativa e didattica merita una scuola tecnica che voglia essere moderna, innovativa e all'avanguardia. Noi non vogliamo condannare il Da Vinci all'affannosa rincorsa di un ruolo che il comune oggi non può assicurare, e verremmo meno proprio all'impegno straordinario profuso per decenni se non riconoscessimo i limiti oggettivi e invalicabili che oggi, nel 2007, hanno le scuole superiori comunali. E' un atto di realismo e di coraggio, di intelligenza e di buona amministrazione. Vogliamo perciò seguire l'evoluzione del Da Vinci come si conviene ad una città che considera un patrimonio tutto il sapere scientifico, tecnico e tecnologico delle scuole che servono la comunità.Concludo ricordando che non è un caso che questo processo non ha "paternità politiche". Questa amministrazione ha avviato la discussione già con il precedente governo e la porta avanti con quello attuale, avendo ricevuto da entrambi una attenta considerazione della opportunità e necessità della statalizzazione. Dobbiamo perciò dare atto alla ex Ministra Moratti (dalla quale pure in molte occasioni abbiamo distinto le nostre opinioni) di aver affrontato il tema con spirito di collaborazione e sensibilità agli interessi della nostra scuola, e al Ministro Fioroni e alla Vice ministro Bastico di aver mantenuto la stessa attenzione e, oggi, di aver assunto pienamente, con un atto di saggezza e di lungimiranza, la prospettiva indicata dal comune di Firenze. Ringrazio la Direzione scolastica regionale e i dirigenti del Ministero per aver aiutato questo processo a svolgersi nel modo migliore.Ho avuto modo, infine, di discutere della convenzione nella Commissione consiliare, e di aver ricevuto dal Presidente Nardella e dai Commissari della gran parte dei gruppi consiliari condivisione, sostegno e una adesione per come è stato attuato l'ordine del giorno del Consiglio del 2005.Infine, ho avuto modo in questa vicenda di apprezzare il contributo delle organizzazioni sindacali, le cui richieste abbiamo cercato di tenere nella massima considerazione. Sappiamo bene che ciò non vuol dire ricevere una delega in bianco, e che nei prossimi mesi saremo impegnati in un confronto che auspico positivo come quello finora realizzato.Comprendo bene che il passaggio può lasciare in alcuni il senso della perdita. Ma non sarà così e lo vedremo a partire dal nuovo anno scolastico, nel quale finalmente si presenterà puntuale all'appuntamento il nuovo istituto: mi aspetto, perciò, che dubbi e incertezze si potranno facilmente risolvere.Rivolgo un ringraziamento particolare al Direttore Generale del comune, alle Dirigenti della Direzione istruzione e alla Direzione dell'organizzazione, che in questi anni si sono prodigati per il successo dell'iniziativa, condividendo con me e con l'Assessore Nencini gli obiettivi strategici della trasformazione dell'ITI-IPIA.Un grazie infine al Sindaco di Firenze, che non ha mancato mai di farci avere il suo sostegno.Del contributo di tutti quelli che ho citato avremo ancora bisogno, per accompagnare al meglio il processo avviato, e per dare un forte impulso all'istruzione tecnica di cui ha bisogno lo sviluppo della nostra città e del nostro Paese».(pc)