Seduta congiunta sugli infortuni sul lavoro. L'assessore Nencini: "È un fenomeno che non diminuisce. Imponiamo il tema della sicurezza come uno dei parametri produttivi"

Oggi, la seduta del Consiglio Comunale è congiunta con il Consiglio Provinciale per discutere della problematica degli incidenti sui luoghi di lavoro.In apertura di seduta, è intervenuto l'assessore comunale alle politiche del lavoro, Riccardo Nencini che ha sottolineato alcuni principi.Innanzitutto ha evidenziato che il fenomeno dell'infortunistica, negli ultimi 15 anni, non ha fatto registrare battute d'arresto; anzi, è in progressivo aumento e questo è un fattore di arretratezza per il nostro sistema produttivo, per la nostra società. Il settore dell'edilizia è quello più esposto, soprattutto quando si tratta di interventi di restauro di immobili privati, dove, ha sottolineato l'assessore, la soglia dell'attenzione è più bassa "eppure è necessario che il singolo cittadino capisca che è lui, proprietario dell'immobile, ad essere responsabile di quello che accade nel «suo» cantiere" ha precisato l'assessore Nencini.Un altro aspetto affrontato dall'assessore Nencini, è la necessità di cambiare questo stato di cose anche attraverso un progetto sperimentale con l'INAIL e con le parti sociali: un'autodenuncia delle cause di rischio da parte delle imprese che comunicano l'inizio dell'attività così che i servizi ispettivi abbiano un monitoraggio degli interventi più a rischio sui quali intervenire e vigilare. (uc)Segue l'intervento integrale dell'assessore Riccardo Nencini."Non è più possibile tollerare ulteriormente questo stato di cose. Con questa assemblea congiunta non vogliamo fare propaganda ma credo che bisogna affrontare l'argomento degli incidenti sui luoghi di lavoro.Sono circa 15 anni che il numero degli incidenti sul lavoro non diminuisce. Questo è un fatto straordinariamente rilevante ed è uno degli indicatori dell'arretratezza del nostro sistema produttivo. Spesso quando noi parliamo del nostro apparato produttivo ci concentriamo su indicatori tradizionali come i bilanci, la redditività delle aziende, la loro capacità di distribuire ricchezza, il loro modo di stare sul mercato. Credo che serva anche avere in mente che un sistema produttivo che da 15 anni non è capace di ridurre il numero degli incidenti sul lavoro, sia un sistema produttivo che rivela una malattia. Fino a metà degli ani '80 primi anni '90, abbiamo vissuto una condizione dove l'andamento tendenziale degli incidenti sul lavoro era costantemente in diminuzione. Oggi, da 15 anni, non è più così e bisogna capire come mai. Credo che il problema debba essere visto dall'aspetto della modernizzazione. In altri Paesi, con i quali siamo in competizione, la sicurezza sul lavoro è diventata un'occasione di business, di arricchimento. Noi produciamo un solo caso di grande rilievo e sono sempre casi legati alla realizzazione di opere pubbliche. È importantissimo quello che è stato fatto per l'alta velocità ferroviaria nel sottoattraversamento dell'Appennino. È importantissimo quello che è stato fatto per la realizzazione del Palazzo di Giustizia a Novoli, è straordinariamente importante è l'intervento nei cantieri dei Grandi Uffizi. Ma questo può bastare? Questa è la soglia dovuta dalla Pubblica Amministrazione ma non è il fatto che sposta lo stato delle cose. Sono volumi di lavori importanti, con numeri di addetti rilevanti ma quello che dobbiamo prefiggerci è la promozione di un cambiamento qualitativo del modo di lavorare e di produrre. Penso soprattutto ad una città fragile come Firenze dove gli interventi di edilizia sono quotidiani ed espongono i singoli cittadini ad opere permanenti di restauro delle proprie abitazioni e dei propri possedimenti. È lì che noi abbiamo la zona più esposta. È lì che noi abbiamo il non rispetto delle regole, la concorrenza più esasperata sulla riduzione dei costi, il non rispetto dei contratti di lavoro che credo siano, in questo caso, un strumento necessario a garantire sicurezza. Penso che ciò che è ordinato dalla normativa bilaterale negli interessi dei lavoratori e nell'interesse delle imprese sia un fattore di stabilità della sicurezza. Dico questo perché spesso il cittadino che apre alla ristrutturazione della propria abitazione, non è consapevole di essere il responsabile della sicurezza di questa abitazione. Spesso il cittadino è esposto alla debolezza dell'impresa a cui si affida. Credo che dobbiamo lavorare per rimuovere questo stato di cose e per questo credo che serva coraggio e sfida d'innovazione. Ritengo che sia grave ciò che è accaduto la scorsa settimana nella seduta del Consiglio Regionale. Lo dico anche alla luce dell'ordine del giorno approvato da questo Consiglio. Lo dico perché si è aperto il varco all'arretratezza di un atto di una Pubblica Amministrazione. Non distinguere i ruoli tra appaltatore e sub appaltatore, renderli a rotazione, significa favorire un sistema economico sbagliato. Chi concorre all'appalto ha una funzione di direzione assolutamente superiore in termini progettuali e di impostazione dell'attività del sub appaltatore e non può accadere che se la ditta perde l'appalto allora diventa sub appaltatore. Nasce un meccanismo incomprensibile che scarica solo sui costi la capacità di stare insieme e questo ritengo che sia un errore. Considero tutti gli elementi di discussione che ci sono stati proposti in quella discussione ma considero che il Consiglio Comunale di Firenze ha scelto una strada diversa. Non si tratta solo di prendere atto dei limiti della normativa vigente che ci obbligano solo ad arrenderci. Si tratta di spostare l'attività legislativa sulla qualificazione e sulla qualità delle imprese. È norma etica ritenere che le migliori aziende vadano tutelate ed incentivate e questo potrebbe contribuire a distinguere, a rompere quella spirale di arretratezza che si determina nella dinamica appalto-sub appalto. Si è rinunciato a tutto questo, pensando che la strada dello stralcio della problematica della norma etica fosse quella immediatamente disponibile e si è commesso un errore e lo hanno commesso tutti coloro che in quella commissione hanno votato lo stralcio. Penso che bisogna insistere, e sono confortato dal fatto che il presidente della Regione Claudio Martini abbia annunciato di volere insistere e di volere portare in Consiglio Regionale anche quella norma. Penso che bisogna essere dalla parte di chi chiede di insistere, altrimenti non si incontra quel moto d'indignazione dell'opinione pubblica a cui mi riferivo prima. Non si entra in relazione con cambiamento del sistema. La Pubblica Amministrazione che si arrende su questo fatto, significa che non si pone il tema di governare la qualità dello sviluppo. Lo dico con forza e chiedo che con forza sia considerato questo aspetto.Noi ci proponiamo di promuovere anche piccoli cambiamenti, ma comunque cambiamenti dello stato delle cose.Siamo portati a considerare che l'attività di vigilanza che viene svolta nel nostro territorio garantisca quella soglia alla quale siamo giunti. Se non ci fosse l'attività di vigilanza, probabilmente non avremmo raggiunto neanche quella soglia. Ma da qui all'obiettivo di ridurre gli incidenti sul lavoro vanno introdotti fattori di discontinuità: la qualità delle offerte di lavoro ma anche chiamare le imprese a misurarsi con queste innovazioni. Penso che le nostre imprese abbiano bisogno, soprattutto nel settore dell'edilizia, di tirare un respiro e poter dire che hanno raggiunto una soglia di stabilità sul mercato e tra queste devono lavorare profondamente sull'innovazione qualitativa di esse stesse.Siamo in una fase di transizione dalla normativa precedente a quella che si è aperta con la legge finanziaria. Dobbiamo imporre il tema della sicurezza come uno dei parametri produttivi.Penso che bisogna costruire un'abitudine mentale alla sicurezza. L'anno prossimo alle attività parascolastiche che il Comune di Firenze amministra affideremo giochi e formazione sull'idea della sicurezza nel lavoro perché sin da bambini ci si misuri con questo aspetto.Ma faremo anche un altro tentativo che abbiamo iniziato a costruire con l'INAIL e con le parti sociali, cioè sperimentare a Firenze una strumentazione che intervenga principalmente nella nicchia dei piccoli cantieri che insieme alla richiesta di inizio attività (la cosiddetta DIA) porti all'autodenuncia delle cause di rischio da parte delle imprese che dia disponibilità da parte dell'INAIL a sconti verso quelle imprese. È una logica premiale che fornisca ai servizi ispettivi un sistema pre-monitorato, che cioè si sappia preventivamente che ci sono interventi ad alto, medio e basso rischio, così che i servizi ispettivi si possano concentrare sulle zone a più alto rischio. Ma questo non basta, perché c'è una sfida di fondo alla quale non si può e non si deve accettare. Che cioè lo stato delle cose è questo e non è possibile fare niente. Non è vero, perché proprio questo è uno dei motivi dell'arretratezza competitiva dell'Italia. Se non vogliamo fare tutte le volte discussioni sul fatto che abbiamo dei gap competitivi, su questo versante possiamo intervenire e modificare lo stato delle cose. Noi non pensiamo a gridare, che sarebbe pur legittimo, ma pensiamo a tentare di modificare lo stato delle cose. Questo è l'impegno su cui questa Amministrazione si vuole misurare e questa attività congiunta credo che sia la testimonianza di questa volontà e di questo impegno". (uc)