Cultura della sicurezza fra scuola e lavoro al centro di un convegno nazionale in Palazzo Vecchio. L'assessore Nencini: "Intensificare i controlli e velocizzare l'approvazione del testo unico"
Far crescere la cultura della sicurezza sul lavoro fin dai banchi di scuola. E' questo uno degli interventi strategici che presenti nella legge delega relativa al testo unico sulla sicurezza del lavoro attualmente in discussione in Parlamento. E proprio il ruolo di formazione che può essere svolto dalla scuola in questo ambito è stato al centro del convegno nazionale dal titolo "Cultura della sicurezza: fra scuola e lavoro" promosso dalla Società della Salute, dall'Azienda sanitaria di Firenze e dalla Regione Toscana, che si è svolto questa mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio."Alla giusta ondata emotiva e di indignazione presente in città in seguito agli incidenti sul lavoro delle ultime settimane è indispensabile accompagnare azioni e interventi concreti per affrontare la situazione ha dichiarato l'assessore alle politiche del lavoro Riccardo Nencini . Per questo chiediamo al Parlamento di approvare quanto prima la nuova normativa, ma anche un rafforzamento degli servizi ispettivi per eliminare le possibili cause di infortuni". L'assessore Nencini ha proseguito ricordando che, dopo una costante riduzione degli incidenti sul lavoro registrata tra gli anni '80 e la metà degli anni '90, da qualche anno il numero degli infortuni si è stabilizzato. "Questo significa che esiste uno zoccolo duro su cui non si riesce a incidere. Per questo ha aggiunto l'assessore Nencini è necessario intensificare l'azione preventiva e in questo ambito le azioni portate avanti dalla Società della Salute e dall'Azienda sanitaria di Firenze vanno in questa direzione".Ogni anno, come ha precisato Giuseppe Petrioli direttore del dipartimento prevenzione dell'Asl, sul territorio dell'Azienda vengono effettuati circa 6mila sopralluoghi di cui 3.000 riguardano il settore dell'edilizia. "In media visitiamo 500 cantieri all'anno perché quelli delle grandi opere, come l'Alta Velocità o la Variante di Valico, necessitano di sopralluoghi multipli ha aggiunto Petrioli con circa 1.100 notizie di reato per il mancato rispetto delle normative, soprattutto quelle risalenti a metà degli anni 50. Nel 95% dei casi il sopralluogo si conclude con la rimozione della situazione di rischio e il pagamento di una sanzione". Alle ispezioni nei cantieri edilizi si aggiungono anche le verifiche degli impianti di sollevamento, elettrici e via dicendo. "Nelle industrie ha continuato Petrioli i maggiori problemi si rilevano nell'organizzazione del lavoro, sulle procedure che non sono definite in modo chiaro e preciso".Ma i controlli e la repressione non sono sufficienti a stroncare la piaga degli incidenti sul lavoro che ogni anno in Italia sfiorano quota un milione con un migliaio di infortuni mortali. "E' necessario far crescere una cultura della sicurezza del lavoro fin dai banchi di scuola ha sottolineato l'assessore Nencini e infatti il testo unico in discussione in Parlamento assegna alla formazione in età scolastica un ruolo strategico. Lavorare in questo ambito vuol dire educare i futuri lavoratori, imprenditori e committenti sul fatto che gli investimenti in sicurezza non sono un costo aggiuntivo ma un indicatore della qualità degli interventi".Il convegno di oggi ha fatto il punto sulle esperienze portate avanti in varie regioni italiane (oltre alla Toscana, il Veneto, l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia) e ha permesso di evidenziare alcune proposte innovative da inserire nella normativa in via di definizione. Ovvero che lavorare sulla sicurezza del lavoro nella scuola significa promuovere la cultura della sicurezza tra gli allievi, futuri lavoratori, agendo su tutto il contesto scolastico. E ancora la necessità di attivare rapporti stabili di collaborazione tra scuola ed enti che hanno competenze in tema di prevenzione nei luoghi di lavoro (Asl, Direzioni Provinciali del Lavoro, Vigili del fuoco, Inail, Inps, Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro) fornendo alla scuola un supporto tecnico. Nel corso del convegno è stata poi sottolineata l'esigenza di prevedere percorsi didattici interdisciplinari, obbligatori e modulati in relazione all'età degli allievi, a partire dalla scuola primaria, certificati come crediti nell'intero percorso scolastico e spendibili nel mondo del lavoro. In sintesi non è importante prevedere l'insegnamento di una materia specifica (prevenzione nei luoghi di lavoro), ma inserire in tutte le materie curriculari riferimenti alla sicurezza del lavoro. Ovviamente, per essere credibili nei confronti degli allievi, è necessario assicurare al mondo della scuola ambienti, macchine e procedure di lavoro sicuri ed a norma. Ed è fondamentale che la formazione dei ragazzi ai temi della sicurezza del lavoro preveda esperienze concrete, quali sopralluoghi in ambienti particolarmente significativi ai fini del rischio e del disagio lavorativi, incontri con soggetti significativi per la prevenzione nei luoghi di lavoro (operatori dei servizi, lavoratori che hanno subito gravi infortuni ecc.), partecipazione diretta al processo della valutazione dei rischi e del suo aggiornamento.Per quanto riguarda le esperienze condotte nella varie regioni, in Toscana e in contemporanea in Veneto è stato attivato il progetto "Sicurezza in cattedra". Una settantina gli istituti tecnici e professionali sono stati coinvolti in questa importante esperienza di integrazione fra didattica e gestione della sicurezza e di integrazione fra scuola e territorio. (mf)